Ue/Pesca. Fai, Fla, Uila. Contrari a nuovo sistema di controlli

“Il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione negoziale sul nuovo sistema di controllo della pesca, che modificherà le norme sulle attività UE di pesca in vigore dal 2010.   

L’uso di telecamere a bordo (CCTV) per effettuare controlli sugli obblighi di sbarco delle specie soggette a limiti di cattura dovrebbe essere obbligatorio secondo una “percentuale minima” di navi lunghe almeno 12 metri che sono identificate come “a grave rischio di non conformità”. L’attrezzatura di sorveglianza sarà imposta anche come sanzione di accompagnamento per tutte le navi che commettono due o più infrazioni gravi. Ai pescherecci che sono disposti ad adottare la CCTV su base volontaria dovrebbero essere offerti incentivi come l’assegnazione di quote aggiuntive o la rimozione dei punti di infrazione.Esprimiamo tutta la nostra contrarietà nei confronti dell’applicazione di un sistema di controllo che riteniamo eccessivo e lesivo della privacy dei lavoratori, oltre che consistente in una potenziale fonte di distrazione, con pericolose ripercussioni sulla sicurezza degli stessi”. Lo dichiarano in una nota unitaria Fai, Flai e Uila Pesca. 

“Allo stesso modo – prosegue la nota – la richiesta di dotarsi delle attrezzature per il recupero degli attrezzi perduti durante l’attività di pesca – estesa ai pescherecci di lftinferiore ai 12 m – costituisce un ulteriore aggravio in termini di sicurezza dei lavoratori su imbarcazioni dotate di spazi limitati a bordo. Tale norma, applicata ai pescatori italiani, già costretti (al pari dei loro colleghi spagnoli, francesi, greci e croati) ad assistere ad evidenti disparità di regole a livello di bacino mediterraneo, assume i connotati di un’autentica, ingiustificata vessazione. Chiediamo che, in sede di Consiglio, l’Italia si opponga con forza nei confronti dell’applicazione di misure che non contribuiscono in alcun modo alla salvaguardia delle risorse ittiche, alla quale i pescatori italiani sono molto più interessati di quanto non sia la Commissione, e che rischiano di contrapporsi a principi generali del nostro ordinamento relativamente alla tutela della privacy e della sicurezza sui luoghi di lavoro”. 

  

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