di Silvia Guaraldi, segretaria nazionale FLAI CGIL
La guerra la fanno i ricchi e i poveri ne pagano il prezzo più alto; la classe operaia, i lavoratori, le lavoratrici, i bambini sono le vittime della violenza militare. Il nostro no alla guerra si declina anche nel sostegno a coloro che più di tutti e tutte stanno pagando questa follia: donne, bambini, anziani che scappano dalle bombe, costretti a lasciare il loro paese, famiglie divise, vite spezzate. Siamo solo all’inizio di questa tragedia e la Cgil e con essa la Flai hanno subito avviato un percorso di supporto e solidarietà rivolto proprio a coloro che più di tutti soffrono quanto sta avvenendo. Cgil nazionale, Flai, Filt, Cgil Lombardia e Cgil Emilia-Romagna sono i capofila dell’invio del primo convoglio di aiuti per la popolazione ucraina.
17 tonnellate di generi di prima necessità, tra cui 9 tonnellate di riso e 2 di latte uht. Il sindacato, la Cgil, persevera nel chiedere un immediato cessate il fuoco, chiede che tacciano le armi e che l’Europa, l’Onu, siano garanti di un’azione diplomatica volta a ristabilire la Pace.
Questo primo carico è accompagnato da una delegazione in rappresentanza delle istanze che hanno contribuito alla raccolta dei generi inviati. 3400 km per portare solidarietà e sostegno, 3400 km per rinsaldare la richiesta di pace immediata dei sindacati europei.
E’ un martedì mattina all’alba quando la parte di delegazione in partenza da Roma inizia il lungo viaggio verso Sobrance, al confine tra Slovacchia e Ucraina.
Arriviamo a Vienna di buon mattino e ci ricongiungiamo con la parte di delegazione in arrivo da Lombardia ed Emilia-Romagna e, recuperati i pulmini con cui ci muoveremo nelle prossime 48 ore, ci dirigiamo alla sede del sindacato OGB dove veniamo accolti dalla Responsabile Internazionale e dal Presidente della confederazione austriaca, Wolfgang Katzian. Il sindacato austriaco è, insieme al nostro, uno dei primi ad aver attivato un canale con la possibilità di far arrivare gli aiuti umanitari negli ostelli attrezzati dal sindacato ucraino nella fascia tra Leopoli e i confini polacchi e slovacchi dove trovano rifugio i profughi fuggiti dalle regioni dell’est dell’Ucraina.
Ci raccontano come si svolgerà domani lo scambio merci. L’ambasciata ucraina ha attrezzato a Sobrance un enorme parcheggio dove vengono depositati i materiali da portare oltre il confine e che vengono recuperati da camion ucraini che poi si occupano della distribuzione. Il nostro carico e quello austriaco saranno accompagnati dal sindacato ucraino che incontreremo in mattinata.
Lasciamo quindi Vienna e partiamo per Bratislava per incontrare i rappresentanti del sindacato slovacco KOZ che domani ci accompagnerà al confine. Il sindacato ha appena traslocato in un nuovo edificio dove hanno raggruppato tutte le federazioni affiliate che si presenta come un grande quadrato rosso: inutile raccontare l’impatto che ha su di noi.
Il Presidente Marian Magdosko, ci racconta dell’impatto della crisi ucraina nel paese, dei problemi legati ai rifornimenti di materie prime, dell’impennata dei costi di produzione, dell’inflazione e della conseguente inadeguatezza dei salari.
Problemi purtroppo comuni in molta parte dell’Europa.
Ripartiamo alla volta di Kozice, dove pernotteremo, 5 ore di auto in cui incontriamo lande deserte, immensi campi, fonderie grandi come interi paesi e un paesaggio dal carattere duro ma capace di lasciarti a bocca aperta: casette scure dai tetti spioventi, palazzo color pastello, dolci colline pronte a nutrire il paese, montagne incontaminate, la catena montuosa dei Karpazi innevata al confine polacco.
Arrivati a Kozice ceniamo e visitiamo il piccolo ma meraviglioso centro storico, eredità dell’impero austro-ungarico.
Finisce così il primo giorno di missione, un po’ di riposo per affrontare la giornata di domani, la giornata della consegna del nostro carico, la giornata in cui toccheremo con mano i primi effetti oltre confine della folle invasione dell’ucraina.
Inizia la seconda giornata di missione e in albergo facciamo i primi conti con gli effetti della guerra: a colazione capiamo subito che gli altri ospiti sono scappati dall’Ucraina. Ci raccontano che la multinazionale per cui lavoravano in Ucraina ha deciso di pagare alle famiglie dei loro dipendenti un albergo in Slovacchia per due mesi affinché siano al sicuro.
E quello che balza all’occhio è ovviamente che sono tutte donne e bambini, ad eccezione di un ragazzo di 17 anni, troppo giovane per essere mandato al fronte, al contrario dei mariti e dei padri delle donne e delle ragazze presenti in albergo; famiglie spezzate in attesa che finisca questa assurda guerra per potersi riabbracciare e per tornare al loro paese.
Alle 8.30 siamo pronti, riprendiamo i nostri pulmini e sotto la pioggia partiamo alla volta di Sobrance.
Dopo 1 ora e mezza di viaggio arriviamo a Sobrance, siamo a 5 km dal confine con l’Ucraina, in una strada che porta fuori dal centro cittadino si susseguono aziende che hanno messo a disposizione i loro piazzali per lo stoccaggio e lo scambio degli aiuti umanitari provenienti da tutta Europa ed è in una di queste che troviamo il nostro bilico partito dall’Italia.
In attesa dell’arrivo del sindacato ucraino ci spingiamo fino al confine.
Siamo con i ragazzi di People In Need, l’Ong che supporterà la Cgil per i prossimi invii di aiuti che subito ha iniziato ad operare alle zone di confine e che ora cerca di organizzare aiuti sdoppiandosi nel supporto dei rifugiati che nelle prime settimane di guerra sono fuggite dall’Ucraina e chi invece rimane oltre confine.
Oggi il valico è quasi deserto, si è passati dal transito di oltre 12.000 persone dei primissimi giorni alle 200 persone attuali.
Questo è il valico principale da cui passano gli aiuti umanitari diretti in Ucraina.
In un silenzio che è simbolo di quanto siamo rimasti colpiti dalla visita al confine, dall’essere a pochi metri da un paese piombato nell’orrore dalla guerra, torniamo al deposito per completare lo scarico del camion.
Ed è qua che incontriamo una rappresentanza del sindacato Ucraino FPU con il Presidente Grygorii Osovyi a cui consegniamo il carico che distribuiranno negli hotel che hanno in gestione nella fascia occidentale del paese che va da Leopoli a Uzhorod, superando qualche problema logistico nella fase di trasbordo; un sorriso in questi giorni toccanti: difronte al problema, anche di comprensione, mettiamo in campo una collaborazione multilinguistica italico-ucraino-slovacca condita da un po’ di inglese e sblocchiamo il riso incastrato tra i due camion.
Ci raggiunge anche il sindacato austriaco con il loro carico, tutti insieme, CGIL, OGB, KOZ e FPU cerchiamo di capire come mantenere una catena di supporto e di progettualità volta a dare sostegno alla popolazione Ucraina ma ancor di più volta a costruire un’alleanza di Pace, volta a far volare la colomba dell’umanità e della solidarietà sui paesi di tutto il mondo.
Sulla via del ritorno verso Vienna, da dove domattina alle 6.30 rientreremo a Roma, ci fermiamo a Presov dove People In Need ha in gestione una scuola ora adibita a centro di accoglienza per i rifugiati dall’Ucraina: attualmente ci sono 75 persone, di cui 42 bambini e bambine. Volontarie, giovani studentesse che vengono qua e si occupano della gestione della scuola, dai pasti ai giochi per bimbi che sono arrivati qua con le loro mamme.
Con la speranza di aver messo oggi un mattoncino verso un mondo che smetta di guardare alla guerra come soluzione di conflitto, si riparte alla volta di Roma ancor più convinti della necessità di rifondare una vera e duratura cultura di pace e rispetto: in Ucraina certo, ma non solo; sia il grido della Pace il rumore che squarcia la notte e non quello delle sirene antiaeree ad ogni latitudine.