Conoscere e ricordare. 75 anni fa veniva assassinato Epifanio Li Puma

Nei primi mesi del 1946 nella borgata Raffo (Petralia Soprana nelle Madonie) Epifanio Li Puma si fa promotore della costituzione della locale lega di Federterra, divenendo capolega.

Li Puma era un mezzadro nel feudo Verdi del marchese Pottino. Ricordato da tutti come “un uomo di buonsenso, capace di eliminare le inutili asperità nei rapporti col padrone: fortemente consapevole delle profonde ingiustizie subite da sempre dai lavoratori della terra”.

Viveva nel feudo su cui lavorava, con la moglie e i loro otto figli.

Dopo la Seconda guerra mondiale, Epifanio Li Puma divenne un appassionato promotore delle lotte per il miglioramento delle condizioni di vita dei braccianti. Questa scelta compromise fortemente il rapporto con il padrone e i suoi uomini e Li Puma iniziò a ricevere intimidazioni e minacce, alle quali però non si piegò.

In un’intervista – i cui estratti sono conservati in un fascicolo contenente le testimonianze sulle lotte per la terra nella Madonie – Carmelo Li Puma, figlio di Epifanio, racconta:

Negli ultimi giorni della sua vita non era sempre uguale a casa, era turbato. Il giorno in cui è stato ucciso io per caso non ci sono andato con loro.

Mio padre non era uno che a casa raccontava tante cose; era severo con i figli e cose della gente non ne raccontava mai. Io ricordo soltanto una cosa. Mi mandò alla scuola durante il fascismo. Andavo a Soprana e un giorno non mi fecero entrare perché non ero vestito da balilla. Uno mi disse: devi dire a tuo padre che ti compri la divisa. Io glielo dissi e mio padre rispose: io non sono un fascista sono un socialista! Se la divisa te la vogliono comprare te la debbono comprare loro! […]

Mio padre era uno che aveva il coraggio di affrontare le cose senza fare il male ad un altro. Voleva andarci sempre con la democrazia. Ci diceva “carusi, senza partire, senza sparare, agiamo con le buone che noi vinciamo”. Non era un rivoluzionario, era un pacifista.

Il clima è quello di una campagna elettorale che si concluderà con la sconfitta delle forze democratiche il 18 aprile del 1948: in Sicilia le forze reazionarie impegnarono la mafia in una larga opera di persecuzione e intimidazione prendendo di mira chi guida i movimenti contro la persistenza dei feudi e per l’attuazione dei decreti Gullo, riguardanti la spartizione del prodotto e la concessione delle terre incolte alle cooperative dei braccianti.

La sorte di Epifanio era già segnata. Il 2 marzo del 1948, mentre lavorava la terra, venne freddato a colpi di fucile da due uomini a cavallo.

Nessuno pagherà mai per la sua morte. Le indagini saranno soltanto una formalità e non si arriverà mai ad un processo.  Chi ha deciso la morte di Li Puma può anche decidere che lo Stato non intervenga.

Tra marzo e aprile del 1948 vennero assassinati Epifano Li Puma, Calogero Cangelosi e Placido Rizzotto: tutte vittime di un disegno che elimina le persone ma non riesce a soffocare il movimento che aveva svegliato la coscienza dei lavoratori della terra e che dal sacrificio dei suoi caduti riesce a trovare una determinazione ancor più forte per continuare la lotta.

Valeria Cappucci

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