Pesca, al via settimana di mobilitazione Ue in difesa del settore, messo a rischio dal piano di azione sugli ecosistemi marini. Flai, Fai e Uila Pesca aderiscono a piattaforma federazione sindacale europea Etf

I sindacati di categoria Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Pesca sostengono la mobilitazione indetta dalla Etf, federazione sindacale europea, per l’intera settimana dal 2 al 9 maggio. 

Una protesta che vuole dare voce ai pescatori, e al tempo stesso informare i cittadini sui rischi che potrebbero ricadere sul settore in seguito all’adozione da parte della Commissione europea del Piano d’azione “Proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente”.

Il documento prevede tra l’altro l’estensione dal 12 al 30% delle aree marine protette (Amp) nelle acque europee e di eliminare gradualmente la pesca a strascico in queste entro il 2030, vietandola anche in tutte le Amp di nuova costituzione. Scelte che avranno ricadute economiche e sociali enormi per un settore che già fatica a sopravvivere e che perderà posti di lavoro, facendo crescere ulteriormente le importazioni di pesce da paesi con standard di sostenibilità ambientale e sociale discutibili, inferiori a quelli applicati nelle acque continentali.

Le riserve ittiche non sono messe in pericolo dalla pesca, ma da altre attività umane, come l’inquinamento, i rifiuti marini e lo stesso cambiamento climatico. Questa situazione richiede un approccio ecosistemico, in cui non sia la sola pesca a pagare interamente il prezzo dei provvedimenti adottati, ma che preveda piuttosto l’inserimento di altre misure per far fronte all’impatto dannoso degli altri fattori di rischio, riducendoli.

La Politica comune della pesca si è sempre basata sui tre pilastri della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Al contrario una misura come l’eliminazione graduale della pesca a strascico nel 30% delle acque entro il 2030 dimostra chiaramente quanto l’approccio della Commissione sia parziale e sbilanciato, in quanto non ne considera adeguatamente le implicazioni economiche e sociali.

La Ue e gli Stati membri hanno il dovere di proteggere e sostenere un settore già in difficoltà che offre posti di lavoro, prodotti proteici sani con un’impronta di carbonio ridotta, e contribuisce alla sicurezza alimentare europea. Ulteriori scelte negative darebbero il colpo di grazia all’intero comparto.

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