Flai Cgil al Revolution Camp, in un bene confiscato alle mafie, per un altro modello di sviluppo possibile

Mininni: “Per noi è una scelta quella di opporsi ad un modello che polarizza la ricchezza nelle città e lascia solo scorie nelle periferie e nelle campagne”

Fischio di inizio per il Revolution Camp, il campeggio studentesco più grande del Paese, organizzato dalla Rete degli studenti medi e dall’Unione degli universitari nella Cooperativa Sociale ‘Al di là dei Sogni’, a Maiano di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. La cooperativa è nata nel 2008, sul bene confiscato alla camorra ‘Alberto Varone’ dove, grazie alla fattoria didattica, all’agricoltura sociale e al turismo sostenibile, hanno trovato impiego in tante e tanti, con progetti di reinserimento lavorativo e sociale. Un altro modello di sviluppo possibile, nel segno di una riconquistata socialità che antepone la solidarietà al profitto. Essere all’interno di uno dei più grandi beni confiscati alla camorra d’Italia è un bel segnale: “Vogliamo far vivere la cultura della legalità a partire dagli spazi che frequentiamo”, spiegano le ragazze e i ragazzi, arrivati qua da varie città della penisola. Il Revolution Camp ospita un festival musicale, sindacalisti e politici, associazioni come Legambiente, Mediterranea, ActionAid, Arcigay, Libera e molte altre. E’ un’occasione preziosa, un momento magico per ritrovarsi e confrontarsi. “In due settimane di politica, relax, musica – spiegano la Rete degli studenti medi e l’Unione degli universitari – vogliamo dire la nostra alla politica, al sindacato dei lavoratori, costruire insieme un’idea diversa di scuola e società”. Anche il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni, partecipa al Revolution Camp per ascoltare, imparare, raccontare la continua e capillare battaglia della Flai contro caporali e sfruttatori, perché un cibo buono, sano e accessibile a tutti deve essere anche un cibo giusto che rispetta il lavoro, e la presenza nei beni confiscati alle organizzazioni criminali, per restituire alla collettività ciò che è stato tolto con la violenza. “Comunità da ricostruire, spazi da vivere, per far conoscere realtà come questa, e discutere del loro riuso, mettendo in discussione il modello predominante di sviluppo – spiega Mininni – Non possiamo pensare che i luoghi, urbani e non, possano esistere solo per motivi economici, bisogna apprezzare il valore sociale del vivere le campagne e gli spazi comunitari”. “Per la Flai – aggiunge il segretario generale – è una scelta quella di opporsi ad un modello di sviluppo che polarizza la ricchezza nelle città e lascia solo scorie nelle periferie e nelle campagne. Per questo come sindacato continuiamo ad investire sulla nostra presenza in questi luoghi, con la pratica del sindacato di strada, con le nostre attività di sportello”. I ragazzi di oggi, gli uomini di domani, hanno ancora la possibilità di seguire una strada diversa. Loro si stanno già accorgendo di quanto lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali stia provocando effetti collaterali anche devastanti. Una presa di coscienza politica, collettiva, di fronte alla quale le istituzioni (e la politica) hanno il dovere di dare risposte.

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