Dormitorio migranti Brindisi, Flai Cgil: “Risolviamo l’emergenza abitativa, gli strumenti ci sono”

Il segretario generale Gabrio Toraldo lancia un appello al Comune a impegnarsi per usare l’importante leva offerta dai progetti ‘Supreme’ e ‘Piu Supreme’ in cui è parte attiva

Da anni ormai il Comune di Brindisi si misura con l’emergenza abitativa dei migranti che vivono nel Dormitorio di via Provinciale per San Vito dei Normanni. Da mesi gli ospiti della struttura, per la maggior parte braccianti agricoli che lavorano nelle campagne locali (sono 72 quelli censiti come comunicato alla Flai Cgil Brindisi), vivono in condizioni quanto mai difficili.

Negli anni per superare l’emergenza abitativa di queste strutture-ghetto, l’Unione europea ha messo a disposizione ingenti risorse, molte delle quali non sono mai state utilizzate e quando sono state usate, sono state utilizzate male finendo per accrescere disagi ed allargare i ghetti, finendo così per aggravare anziché risolvere la situazione.

E’ questa la fotografia scattata da Human Rights Watch che ha scritto alla Commissione europea un lettera sull’uso dei fondi europei da parte dell’Italia per costruire campi per i lavoratori migranti in violazione dei diritti fondamentali. Questi finanziamenti, usati in maniera distorta, dice il rapporto “stanno contribuendo ad aggravare, anziché risolvere, lo stato di ghettizzazione, vulnerabilità e segregazione dei lavoratori migranti nelle aree rurali, consolidando le loro condizioni di vita precarie”.

Negli anni passati il Ministero del Lavoro – con l’allora Ministro Orlando – decise di finanziare con fondi del Pnrr, 200 milioni di euro rivolti al superamento dei “ghetti”. Di queste risorse, ben 114 milioni sono stati destinati a 12 comuni della Puglia: circa il 60% in Capitanata. Come denunciammo anche a livello regionale, con la Flai Puglia, molti di quei soldi non sono stati spesi, basti pensare al Comune di Turi che rinunciò a impiegare 4,8 milioni di euro per migliora le condizioni di vita dei migranti impiegati nella raccolta delle ciliege. A Brindisi erano destinati fondi per 2,1 milioni, ma nessuno ha saputo cogliere l’occasione che da tempo avrebbe già potuto consentire di risolvere, tra le altre, anche la questione del Dormitorio di via Provinciale San Vito e quei fondi probabilmente sono stati ormai irrimediabilmente persi date le scadenze imposte per la presentazione dei progetti.

Oggi c’è un’altra possibilità da cogliere al volo attraverso i progetti “Supreme” e “Piu Supreme”, sponsorizzati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali volti principalmente a contrastare lo sfruttamento lavorativo e il sistema del caporalato, i quali includono tra gli obiettivi dichiarati quello di fornire soluzioni abitative ai lavoratori migranti che vivono negli insediamenti informali. Il secondo progetto, in particolare, promuove percorsi individualizzati di integrazione per i migranti vulnerabili o vittime di sfruttamento, che comprendono l’assistenza nell’accesso ad alloggi dignitosi. 

Oggi il Comune di Brindisi è impegnato nel progetto di riqualificazione del dormitorio di via San Vito. Si parla di allestimento di una tendostruttura per gli ospiti i quali approssimativamente potrebbero restarvi per 18 mesi. Una iniziativa importante, ma che intanto creerà ulteriori disagi per un anno e mezzo agli ospiti, e probabilmente non risolverà il problema.

Flai Brindisi da sempre accanto ai braccianti agricoli vuole lanciare un appello al Comune di Brindisi a impegnarsi ad usare l’importante leva offerta dai progetti “Supreme” e “Piu Supreme” in cui è parte attiva rendendosi da subito disponibile nei progetti di formazione per i migranti interessati con formazione sui diritti contrattuali  e lettura delle buste paghe. Da quanto ci risulta dallo scorso luglio sono a lavoro tra gli ospiti del dormitorio alcune operatrici dei progetti suindicati. Flai Brindisi invita quindi il Comune a perseguire con determinazione l’uso di questi importanti strumenti che mirano a raggiungere principalmente l’autonomia abitativa dei soggetti interessati. E questo anche grazie a uno start-up abitativo, vale a dire con un contributo economico che verrà erogato in favore dei proprietari degli immobili a copertura del canone di locazione. Un obbiettivo importante che unito ad altri servizi offerti con i due progetti potrebbe consentire una soluzione di civiltà all’emergenza.

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