Peste suina, sono duemila i posti a rischio nel mantovano, macelli e salumifici in allarme

La denuncia di Flai Cgil e Rsu: “Esclusi dai tavoli in prefettura, servono strumenti a protezione dei salari”

Si sono date appuntamento in Camera del lavoro a Mantova la Flai Cgil e le Rsu del settore dei macelli e dei salumifici, in allarme per le conseguenze che potrebbe avere la diffusione della peste suina, dato che poco o niente si è fatto per arginarla. “Finora nessuno si è preoccupato dei lavoratori – avvertono – al punto che le parti sociali sono state escluse dai tavoli istituzionali dedicati all’emergenza. Ma se la peste suina dovesse arrivare anche nel mantovano si aprirebbe un problema occupazionale enorme, che riguarderebbe circa duemila posti tra diretti, somministrati e indotto”. La segreteria provinciale della Flai e il coordinamento delle Rsu delle aziende del comparto, dei macelli Ghinzelli, Martelli, Mc Carni, del budellificio Alcor, esprimono preoccupazione per una “catastrofe annunciata” e “affrontata in ritardo dalla Regione e dal governo”. Lavoratori in alcuni casi già costretti a fare i conti con salari decurtati dalla cassa integrazione ordinaria scattata un anno fa quando i primi casi di peste suina, l’aumento del costo dei mangimi, il blocco delle importazioni di carne di maiale da parte di Cina e Giappone avevano innescato cali produttivi. 

“Il problema è nato già nel 2022 – spiega il segretario generale della Flai Marco Volta – con i primi casi in Italia e con Giappone e Cina che hanno interrotto le importazioni di carne di maiale, a questo si è poi aggiunto l’incremento dei prezzi delle materie prime: fattori che avevano già rallentato le produzioni, con alcune aziende che avevano aperto la cassa integrazione e oggi macellano quattro giorni su cinque”. Il fatto è che la peste suina “doveva essere affrontata da governo e Regione lo scorso anno – sottolinea Volta – e oggi in tutti gli incontri istituzionali come quello in prefettura a Mantova sono state convocate le associazioni datoriali ma le parti sociali non sono state coinvolte, come se non ci fosse un problema occupazionale. Secondo noi è una mancanza di rispetto verso lavoratrici e lavoratori di questo settore, perché questa situazione avrà ripercussioni su di loro se non trovano una soluzione immediata. Noi siamo disponibili a sederci a un tavolo ma deve essere convocato al più presto e servono interventi anche creando ammortizzatori sociali appositi per far fronte a una situazione che sta preoccupando tutto l’indotto”.

“Nel 2022 hanno sottovalutato il problema, e ora pensano di risolvere l’emergenza ‘sparando ai cinghiali’ – aggiunge il segretario Ivan Papazzoni – il rischio di un blocco dei macelli è reale, visto come si sta diffondendo in Lombardia la peste suina e servono per tempo interventi del governo con ammortizzatori sociali dedicati per salvaguardare i salari prima che il problema esploda”. La diffusione del virus non si ferma, è di ieri la notizia che una direttiva dell’Unione Europea ha aumentato a 172 il numero di comuni della provincia di Pavia dove saranno vietate le movimentazioni di maiali, sia in ingresso che in uscita. Nel Mantovano alcune aziende “ci hanno già anticipato che la produzione potrebbe calare – avvisa la segretaria della Flai nonché delegata sindacale in un macello Elena Vidrascu – quando solo un mese fa prevedevano un aumento delle ore”. L’amarezza dei delegati presenti è per quei controlli mancati che “se fossero stati fatti per tempo oggi non saremmo in questa situazione”.

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