Nuovi paradigmi per l’agricoltura sostenibile e il futuro del cibo alla Conferenza di Eastbourne

Coinu, Flai Cgil: “La produzione alimentare primaria è un bene collettivo che non può prevedere l’incondizionato sfruttamento della terra e dell’acqua, la bomba ambientale che scoppierebbe se paesi come India e Cina applicassero questa logica distruggerebbe definitivamente il pianeta in pochi anni”

Nell’annuale Conferenza Mondiale dei Lavoratori dell’Agricoltura del 12-13 settembre a Eastbourne, in Inghilterra, lo IUF, il sindacato mondiale dell’agricoltura, ha programmato la strategia d’azione dei prossimi 4 anni.

Nell’assemblea, composta da 15 sindacalisti provenienti da tutto il mondo, dal Ghana, dal Kirghizistan, dal Brasile, dall’India, Andrea Coinu della Flai CGIL rappresenta le nazioni del sud del continente europeo.

La Conferenza si è soffermata ad affrontare il tema della relazione tra i cambiamenti climatici e il diritto all’accesso al cibo, sottolineando come esista ancora il paradosso di indisponibilità di cibo per gli stessi lavoratori che quel cibo lo producono, normalmente il sud del mondo che, questa volta senza paradossi, è la parte del globo più colpita dagli effetti dei cambiamenti climatici. “Serve una presa di responsabilità per rispetto e per timore di quello che succede nel mondo – spiega Coinu – Bisogna immediatamente impedire che il cibo continui ad essere una qualsiasi commodity commerciale e escludere le produzioni agricole e alimentari dal meccanismo di finanziarizzazione globale. Immaginare che la speculazione su paesi produttori affama chi produce cibo, mentre in Europa oltre 1/3 del cibo commercializzato viene sprecato, è inaccettabile. Soprattutto perché questa speculazione, che spesso è accompagnata dall’abuso di pesticidi e dallo sfruttamento del lavoro minorile, affama tanti per arricchire pochissimi”. Per Coinu: “Se si vuole salvare il pianeta non si può applicare la logica del massimo profitto in agricoltura. La produzione alimentare primaria è un bene collettivo che non può prevedere l’incondizionato sfruttamento della terra e dell’acqua. La bomba ambientale che scoppierebbe se paesi come India e Cina applicassero questa logica distruggerebbe definitivamente il pianeta in pochi anni”. “Bisogna prestare attenzione alle proposte dei paesi emergenti – conclude il responsabile politiche internazionali della Flai Cgil – i documenti finali dell’ultimo incontro dei BRICS in tal senso non lasciano spazio all’interpretazione, il diritto al cibo e allo sviluppo è un diritto comunitario e individuale non assoggettabile alle pure logiche commerciali”.

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