Nogaro: “Non possiamo arrenderci alla guerra, dobbiamo credere nell’umanità”

Frida Nacinovich

Con emozione ascoltiamo le parole del Vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, che in un mondo avvolto dalla pestilenza delle guerre ribadisce che solo la difesa e il rispetto della vita umana possono convincere i popoli del pianeta a scegliere la strada della pacifica coesistenza. Occhio per occhio e il mondo sarà cieco, una massima di stringente attualità in un momento particolarmente drammatico per il pianeta, tra guerre ‘dimenticate’ e guerre che entrano nelle case degli italiani con tutta la loro tragica portata, dal Medio Oriente all’Ucraina.

Vescovo Nogaro, in questo mondo trasfigurato da guerre, lutti, sofferenze indicibili, sembra che le uniche parole di pace siano quelle di Papa Francesco.

Quando l’unico comandamento di Gesù è “amatevi gli uni gli altri come Io vi amo” (Gv 13,24), è amore, è pace tra tutte le genti, è desolante riscontrare in un mondo sconvolto qual’è l’attuale, che solo Papa Francesco parli di pace e implori la pace. Siamo alla “leggenda del Grande Inquisitore”: la Chiesa ormai caccia via il Cristo, perché questi le toglierebbe il potere, al “summa potestas” che essa pretende di avere come monarchia assoluta.

I milioni di migranti che bussano alle porte della Fortezza Europa sono i frutti avvelenati dell’attuale disordine mondiale, eppure si chiudono le porte a chiede aiuto, a chi fugge da guerre e miseria  nel sogno di un’esistenza migliore. Perché è così difficile pronunciare la parola integrazione?

Purtroppo, tra gli uomini si esalta tutto ciò che divide e si trascura ciò che unisce, quindi il migrante facilmente viene considerato un nemico. Invece è una persona che ha bisogno di me e io devo soccorrerlo prontamente come fa il “buon Samaritano” con il “mezzo morto sulla strada”. So di esagerare: ma i credenti in Cristo, vescovi e preti, dovrebbero praticare “la disobbedienza civile” e accogliere comunque gli immigrati nei tanti conventi, istituti religiosi, chiese vuote. Avrebbero la possibilità anche di assisterli, di insegnare loro la lingua, e di dare qualche occupazione di reddito per un loro inserimento dignitoso nella nostra società. Di fronte alle folle bisognose, gli Apostoli dicono a Gesù: “Congeda la folla perché vada a comprarsi da mangiare”, ma Gesù risponde: “Non occorre che vadano: voi stessi date loro da mangiare” (Mt 14,15-16). Il conflitto con la legge dello Stato, potrebbe portare a qualche punizione, ma poi la giustizia avrebbe il sopravvento.

Pace, termine che sembra essere stato cancellato con un tratto di penna dal dizionario della comunità internazionale. Come si può invertire la rotta e dare una speranza?

Non lo so. Non c’è purtroppo da parte di nessuna istituzione, anche la più santa, la volontà di fare la pace. Nel 1963 papa Giovanni XXIII scrisse la “Pacem in terris” denunciando la guerra “alienum a ratione – la pazzia piena dell’umanità”. Il Concilio Vaticano II che era in corso cercò di attutire in vari modi la radicalità del pensiero del Papa. E anche oggi non ci si richiama più a quel momento di grazia che fu la presenza e la testimonianza di Papa Giovanni. La pace comunemente intesa è quella di Don Abbondio, “lasciatemi in pace”, non quella di Fra Cristoforo “trattiamo alla pari anche i miserabili, perché tutti hanno gli stessi diritti”.

Se tutti i finanziamenti destinati alle armi fossero impiegati per l’accoglienza il mondo non sarebbe più sicuro?

Ogni anno si taglia sulla spesa della scuola e della sanità, procurando l’aumento della povertà e della desolazione nelle classi deboli e ogni anno si aumentano le spese per le armi allargando l’inferno per tutti. Sergio Tanzarella in “La Grande Guerra” afferma che le guerre sono il parto naturale dell’industria bellica, che tuti i governi artatamente proteggono. Ad esempio la guerra del ‘15-‘18 aveva anche motivazioni ideali altissime, ma fu voluta e sostenuta dalle industrie Ansaldo, Pirelli, Fiat… L’industria bellica ipoteca il futuro per generazioni a non finire: si pensi alla bomba atomica! È possibile fermarla o almeno tenerla sotto controllo?

L’Occidente, compresa l’Italia, sembra aver dimenticato l’importanza della diplomazia per prevenire crisi e focolai di guerra, e costruisce muri invece di ponti. Eppure, non possiamo arrenderci.

No! Non possiamo arrenderci! È questione di credere all’umanità e alla sua storia. L’uomo è più cultura che natura: è poesia, è musica, è arte, è scienza, è tecnica, è bontà, è amore ed è tanta sofferenza. L’uomo saprà emergere come “speranza piena di immortalità” e onnipotenza di vita.

Nel suo ultimo lavoro ‘Oggi è necessario liberare Gesù’, Lei mette al centro delle sue riflessioni sul Vangelo il ruolo della Chiesa cattolica che ha una visione “tolemaica di sé stessa”, e anche il ruolo della donna che va “liberata dalla sua subalternità” all’uomo. Riflessioni che propone già da tanto tempo ma che portano alla necessità di una profonda riforma della chiesa, forse di una rivoluzione.

Nel nostro mondo le disuguaglianze sono sconcertanti e crudeli. Ed è doveroso constatare che una causa principale di esse è il governo della chiesa cattolica. Ancora oggi la chiesa ha una visione tolemaica di sé stessa. Si ritiene l’essere assoluto che opera con l’infallibilità di Dio: “Extra Ecclesia nulla salus”, afferma il Concilio Vaticano II. La disuguaglianza radicale, che la chiesa mantiene come dogma di fede è quella della donna rispetto agli uomini. E con questo criterio di condotta la chiesa si rende anti-evangelica. Gesù non solo ha parlato sempre bene delle donne, ma tutto il Vangelo dà la percezione che Gesù abbia consegnato a esse il compito di comporre la comunità dei discepoli di Cristo. Papa Francesco afferma: “Non è la chiesa che salva, è Cristo che salva!”. È la rivoluzione copernicana! Ma di principio, perché nella pratica non c’è alcuna riforma.

Sappiamo del suo coraggioso lavoro di costruzione di relazioni interreligiose, ma anche della sua continua volontà di confronto con personalità laiche e addirittura non credenti come, da ultimo, il filosofo sloveno Zizek. È senza confini la sua curiosità oppure crede fermamente nel valore dell’essere umano?

Credo nel Vangelo, il quale ci dà come unico messaggio di vita, la Pace: “Amatevi gli uni gli altri come Io vi amo” (Gv 13,24). Il Vangelo non insiste tanto sulla fede in Gesù, quanto sull’amore per l’uomo: “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (Gv 4,20). Peraltro, gli atei pensosi, quelli che non riescono ad ammettere un destino di luce e di grazia per l’essere umano, sono seducenti perché ti fanno sentire quanto è faticoso dire sì alla vita e alla storia umana, ma anche quanto è sorprendente ed esaltante la ricerca appassionata. Soprattutto vedo che l’ateo pensoso vibra e vuole la mia amicizia quando gli comunico la mia passione per Gesù, mentre il credente quotidiano di solito è indifferente alla mia testimonianza. Confesso che le mie amicizie più vive e sincere sono con i non credenti.