Sicilia, uno studio per cambiare in meglio il sistema agroecologico

Un immaginifico, evocativo, dipinto di Nino Carlotta apre il bel libro collettivo ‘Verso un sistema agroecologico siciliano: per il cibo giusto, per le foreste, l’ambiente e per la qualità del lavoro’. Lo sguardo della ‘testa di moro’ a sintetizzare la grande maestria artigianale e le radici storiche di una terra fiera, ricchissima di bellezze naturali ed artistiche, la spiga di grano, il pesce come orecchino, un campanaccio, metafora di un rapporto con la natura che è poi la chiave per leggere e trasformare il presente. Un manifesto sociale e politico, scritto da docenti, intellettuali e sindacalisti che hanno a cuore l’isola bella e che indirizzano il lettore verso un futuro diverso possibile per la Sicilia. Come spiega il segretario generale regionale siciliano della Flai Cgil Tonino Russo nell’introduzione, il libro chiama a una riflessione “che partendo dalle specifiche peculiarità del sistema agroalimentare – ambientale siciliano, uno dei principali settori economici della nostra regione, guardi più complessivamente ai modelli di produzione del cibo attenti all’ambiente e alla salute delle persone, rispettosi del lavoro e dei lavoratori e, più in generale, di tutti noi consumatori”. “E’ fondamentale una strategia complessiva per dare prospettive all’agricoltura in Sicilia  – osserva a sua volta in premessa il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni – una prospettiva in cui il lavoro acquisisca una centralità nuova e diversa. Perché il futuro dell’agroalimentare siciliano, ma anche nazionale, passa attraverso i suoi addetti che concorrono a creare quel Made in Italy alimentare conosciuto in tutto il mondo”. “Un sistema – ricorda il segretario generale della Cgil isolana, Alfio Mannino – che è potenzialmente il più importante del paese. Non tutti che l’agricoltura siciliana è al secondo posto per valore aggiunto ai prezzi di base, dopo la Lombardia, mentre l’industria alimentare siciliana per produzione, commercializzazione e trasformazione è solo al sesto posto”. Questo scarto la dice lunga su quanto ci sia ancora da fare per una vera politica di filiera, ma al tempo stesso ci rivela che grandi sono le potenzialità. Insieme al contributo di Marco Bermani della Fondazione Metes, il libro vede gli interventi di Massimiliano D’Alessio, Paolo Guarnaccia, Francesco Sottile, Massimo Todaro, Franco Andaloro e Tommaso La Mantia per un excursus a 360 gradi sulle caratteristiche strutturali ed economiche del sistema agroalimentare in tutte le sue componenti. Insomma un libro utilissimo per far capire cosa c’è già e che cosa ci potrebbe essere nel futuro agroalimentare siciliano, una ricchezza che anche alla luce degli stravolgimenti climatici e delle tante crisi internazionali provocate dall’ansia di profitto a tutti i costi e dalle tensioni che ne conseguono, deve essere preservata e rilanciata nell’ottica di una imprescindibile sostenibilità ambientale. Le produzioni agroalimentari siciliane, la zootecnica connessa all’intera filiera delle carni e dei prodotti caseari, il pescato del Tirreno, dello Ionio, rappresentano il patrimonio enogastronomico della Regione. La presentazione dello studio nelle nuove officine Zisa, Cantieri culturali di Palermo, con gli autori, il segretario palermitano della Flai Dario Fazzese, la presidente di Metes Tina Balì, l’onorevole Luca Sammartino, assessore regionale all’agricoltura, si trasforma in un’occasione di un ‘utilissima discussione per guardare tutti insieme, senza timori, al futuro.