Diga sull’Esaro, grande incompiuta calabrese. Flai: “L’agricoltura non può prescindere dalla bonifica”

Era un progetto presentato dalla Cassa del Mezzogiorno nel 1979 per combattere l’emergenza siccità in Calabria. Avrebbe dovuto garantire una produzione di energia da 30 Gw, a fronte di una portata di 120 milioni di metri cubi d’acqua. Oltre a fornire un uso potabile di 750 litri al secondo e un uso irriguo di 1.300 litri al secondo. Invece i lavori della Diga sull’Esaro, avviati nel 1986, si sono interrotti l’anno successivo. E così l’opera è diventata una delle “grandi incompiute” della Calabria. Soggetto attuatore del progetto: il consorzio di bonifica della Piana di Sibari e Media Valle del Crati.

Ne parla oggi con una inchiesta di Nino Amadore il Sole 24 Ore, ricordando che la diga è tuttora ritenuta dalla Regione Calabria una struttura strategica per il sistema idrico della zona. E proprio la Regione sta per avviare nuovi studi che riguarderanno anche l’impatto della diga. Si apre dunque un nuovo spiraglio sulla realizzazione del progetto, una svolta che si accompagnerebbe ad altri provvedimenti recenti relativi al comparto.

«È stata approvata da agosto una nuova riforma dei consorzi di bonifica, grazie alla battaglia dei lavoratori – dichiara al Sole 24 Ore Federica Pietramala, segretaria generale della Flai Cgil del Pollino-Sibaritide-Tirreno -. L’agricoltura non può prescindere dalla bonifica. Andrebbero comunque rifatte tutte le reti irrigue perché sono obsolete e andrebbero rifatti i piani di classifica sia per quanto riguarda la bonifica che per l’irrigazione e andrebbero rifatte le reti irrigue: in provincia di Cosenza solo l’8% sono presenti. Una cosa importante chi utilizza il servizio irriguo paghi».

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