Melinda, La Trentina e Sft: stato di agitazione che prepara lo sciopero

Decisione votata al 96% in tredici assemblee. E mercoledì si decide a Sant’Orsola

Si prepara una primavera decisamente calda per il comparto ortofrutticolo trentino: le 13 assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori che fanno parte di Melinda, La Trentina e Sft hanno votato praticamente all’unanimità, 96%, lo stato di agitazione, che comincia sabato 11 maggio e, al momento, non ha un termine previsto. Ne danno l’annuncio la segretaria generale di Flai Cgil Elisa Cattani assieme a Orietta Menapace e la segretaria generale di Fai Cisl Katia Negri assieme a Rosario Casillo.

Sono 4 le grandi Op (Organizzazioni di produttori) coinvolte; la quattordicesima e ultima assemblea che dovrà votare lo stato di agitazione è già convocata: sarà a Sant’Orsola mercoledì della prossima settimana. La proclamazione dello stato di agitazione è già stata trasmessa alle parti datoriali e prevede fin da subito il blocco del lavoro straordinario e della flessibilità, lasciando aperta ogni altra possibile iniziativa sindacale tra cui un probabile sciopero, le cui modalità saranno presto definite.

Con Flai Cgil e Fai Cisl entriamo nel dettaglio. “Dopo tre tavoli di trattativa siamo giunti a un nulla di fatto. Lavoratrici e lavoratori hanno ritenuto insufficienti le offerte fatte dai datori di lavoro. L’ultimo rinnovo risale al periodo immediatamente successivo al Covid e coincidente con l’avvio della guerra in Ucraina. Fu un accordo giunto con grandissimo ritardo ed entro il quale i lavoratori mostrarono forte senso di responsabilità adattandosi a condizioni già allora non adeguate, in considerazione delle tensioni presenti e per non mettere in difficoltà l’intero comparto. Oggi, a poco tempo da quei fatti, i datori di lavoro sembrano aver completamente scordato la buona volontà dimostrata dai loro dipendenti in quelle delicatissime fasi”.

Le sigle sindacali chiedono, per il prossimo quadriennio, un aumento del 13% sui minimi tabellari: tale da assorbire l’aumento dell’Ipca (ovvero l’inflazione al netto dell’aumento dei costi energetici) e capace di supportare anche il costo della vita in Trentino, che come ben noto è più alto rispetto ad altri territori. Non solo: questa percentuale consentirebbe anche di recuperare parte di quel potere di acquisto “lasciato per strada” con l’ultimo rinnovo. I datori di lavoro hanno risposto con un 8,9% sul quadriennio e 250 euro una tantum per il recupero del potere di acquisto. Condizioni, queste, che mettono i lavoratori e le famiglie nelle condizioni di non far fronte ai rincari che caratterizzano questa fase storica.

Altro elemento è legato al “tempo tuta”: trattandosi di un settore che lavora con gli alimenti, è indispensabile indossare abbigliamento idoneo e il tempo per cambiarsi va riconosciuto come tempo di lavoro. Tre minuti al giorno quelli offerti dai datori, almeno cinque quelli richiesti dai sindacati.

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