Senza chiarezza sulla Palestina inevitabile deriva a destra

L’intervento di Andrea Coinu, responsabile politiche internazionali Flai Cgil all’esecutivo della Federazione europea dei sindacati del settore alimentazione, agricoltura e turismo (Effat)

Il mondo sindacale europeo dopo quasi dieci mesi dall’inizio dei bombardamenti israeliani su Gaza e ora su Rafah non è ancora riuscito a trovare una posizione unitaria. L’unico punto su cui tutti si trovano d’accordo è la chiara condanna all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Sul resto non si trova una mediazione. Tutti però sono, allo stesso tempo, preoccupati per la deriva a destra della società e per il trionfo annunciato dell’ultradestra alle prossime europee. Come se le due cose non fossero collegate.

È l’epilogo di una narrazione conosciuta, quella in cui la complessità delle idee progressiste che mettono al centro le necessità sociali sia di difficile comprensione rispetto ai veloci slogan dell’ultradestra. La teoria secondo cui le ultradestre usino soluzioni semplici a problemi complessi è verificata, ma non per questa applicabile a tutte le problematiche che una società complessa come quella odierna può presentare. Questo assunto però porta con sé una dose di arroganza che maschera l’assenza di coerenza nelle scelte. Si dovrebbe prendere in considerazione, ad esempio, che la complessità non può nascondere la verità.

Su Gaza sono i sindacati che si complicano la vita. Sono le forse progressiste. Quale dubbio ostacola condannare quello che succede, denunciare i crimini contro l’umanità, obbligare Israele ad un immediato cessate il fuoco e chiedere un percorso per avere due Stati sovrani?

Ci sono molte risposte a riguardo. Una possibile, ad esempio, è che una parte delle forze progressiste vittime del sogno governista non vogliano “spaventare” i partner storici. Ma le forze sociali non dovrebbero avere compiti di responsabilità di questo tipo. Le forze sociali hanno il compito di rappresentare gli interessi delle classi lavoratrici che sono anche quelle che su di loro investono. Pena, palese, non essere più creduti da quegli stessi lavoratori e lavoratrici a cui si chiede il consenso.

I soggetti di cambiamento, siano essi sociali o politici, non possono essere semplici attori della burocrazia convenzionale. Non possono essere quelli che si limitano a commentare con distacco i processi economici e non le ricadute sulle persone, non possono essere quelli che invitano a fornire armi per alimentare il conflitto russo-ucraino in cui si alimenta l’ipotesi di una guerra mondiale, non possono essere quelli che danno un peso diverso in funzione del colore del bombardamento come a Gaza.

I soggetti di cambiamento hanno il compito di denunciare e promuovere un’idea collettiva e globale di giustizia sociale che però rispetti una regola logica. Le destre e il capitalismo non hanno regole logiche, vivono di opportunità per sopravvivere e rigenerarsi, in pochi anni si può passare da sostenere Putin a Zelensky, dall’austerity agli investimenti pubblici, dalla pace economica alla guerra militare, per pura convenienza. E i soggetti che dall’attuale modello traggono vantaggio non avranno nulla da dire rispetto a questa scarsa coerenza perché ne scaturisce una specifica convenienza.

Le forze di cambiamento hanno invece il compito di coltivare quotidianamente la propria credibilità, la possibilità di essere alternativa reale ad un sistema che basa sulla diseguaglianza e lo sfruttamento del lavoro il proprio credo e deve coltivare una visione che proponga un miglioramento concreto della vita delle persone che lavorano.

Avere dubbi sulla Palestina è una mina alla credibilità dell’intero movimento. Cosi come lo è pensare di parlare di soluzioni belliche in Ucraina o accettare l’austerity come ricetta economica.

La destra e l’ultra destra da sempre prevendono nella propria proposta politica la discriminazione del diverso, assumendo l’europeo bianco come il giusto, la violenza come strumento di consenso e la divisione tra classi sociali per garantire la governabilità.

Perché un lavoratore e una lavoratrice alle elezioni dovrebbe preferire chi media con un sistema del genere invece che chi lo promuove?

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