Ferrara, auto nel canale muoiono in due. Flai Cgil: “Condizioni insostenibili per il mondo agricolo”

“Il tragico incidente stradale di ieri pomeriggio, a Portoverrara, nel ferrarese, che è costato la vita a due lavoratori pakistani, ci costringe ancora una volta a riflettere sul mondo agricolo”, dichiara il segretario generale della Flai Cgil di Ferrara, Dario Alba. “Abbiamo subito contattato i loro compagni di lavoro per capire le dinamiche dell’accaduto. Tutti quanti, quasi all’unisono, hanno messo in evidenza le alte temperature, non certo impreviste in questo periodo dell’anno, che hanno inevitabilmente provocato stanchezza e sonnolenza anche a chi, dopo il lavoro nei campi, conduceva la Opel Zafira con altre sei persone a bordo”. 

“Cosa ci facevano sette pakistani su un’automobile? – si chiede il segretario della Flai Cgil – Come si erano organizzati? Dove vivono? Le condizioni abitative sono idone? Con il caldo insostenibile di questi giorni, magari riposavano tutti in una stessa stanza, senza aria condizionata. Da anni ormai, come Flai Cgil, ci battiamo per la sicurezza nei luoghi di lavoro e in particolar modo per la prevenzione dei colpi di calore, degli effetti sulla salute di chi spesso lavora sotto il sole cocente, con un’esposizione diretta alle radiazioni”. 

Per la Flai Cgil “se le perizie mediche dovessero evidenziare che le cause della disgrazia sono da imputare allo stress termico, questo sarebbe a tutti gli effetti un infortunio sul lavoro”.
“Chiediamo a gran voce e sollecitiamo le aziende ad adeguare gli orari di lavoro alle temperature, fornire ai dipendenti acqua fresca e abbigliamento adeguato, informare i lavoratori sulle buone prassi a cui attenersi in considerazione del clima ed anche, cosa non semplice, ridurre il ritmo di lavoro. Notiamo, inoltre, sulle pagine di un’importante testata locale, e non possiamo certo far finta di niente, che sul luogo dell’incidente sono state scambiate alcune battute con un uomo che si è identificato come responsabile dei braccianti pakistani e parlava un buon italiano. Nel virgolettato che gli è stato attribuito si legge “lavorano per me un centinaio di pakistani”. Un’autodenuncia a tutti gli effetti. A casa nostra questa si chiama intermediazione illecita di manodopera! Fenomeno che ormai da anni denunciamo costantemente, un’autentica piaga, radicata e dilagante. E’ ora di dire basta. Basta allo sfruttamento nelle nostre campagne! Basta approfittarsi dei più fragili!” 

“Dobbiamo rimettere al centro della discussione politica il tema dell’intermediazione illecita di manodopera – conclude Alba – non solo i problemi abitativi, ma anche del trasporto nei luoghi di lavoro, altrimenti le vittime rimarranno vittime”. 

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