Latina, Morea, Flai Cgil: “Chiediamo permessi di soggiorno per attesa occupazione. E sabato saremo ancora in piazza”

Seconda settimana di sindacato di strada nell’Agro Pontino

La Flai è in strada. La sveglia suona alle tre del mattino, quando anche in estate fuori è buio. Le brigate del lavoro salgono sui furgoni e sono pronte a partire per i campi dell’Agro Pontino, dove migliaia di lavoratrici e lavoratori arriveranno per la quotidiana giornata di raccolta di frutta, verdura e ortaggi. Un cappello di paglia che ripara dal sole, il giubbotto catarifrangente, acqua e qualche informazione preziosa per conoscere i propri diritti e avere i numeri di telefono di qualcuno che ti può aiutare. Si continua a parlare di quello che è successo nelle ultime due settimane, della tragedia di Satnam e di una protesta che non si ferma: corre di bocca in bocca l’annuncio che sabato qui ci sarà una nuova manifestazione della Cgil, è scritto, in punjabi, anche sui volantini che vengono distribuiti dalle militanti e dai militanti della Flai Cgil arrivati da tutta Italia. Il sindacato dell’agroindustria a Latina raccoglie da tempo i racconti drammatici dei tanti, troppi lavoratori che hanno pagato in India 5000 o addirittura 8000 euro per avere il nulla osta, ma una volta arrivati in Italia il presunto datore di lavoro non si è reso reperibile per sottoscrivere il contratto. “Molti restano sospesi, come in un limbo, per precipitare poi nel mondo degli invisibili, dei tanti senza nome che vanno avanti, comunque, senza diritti e alcun riconoscimento giuridico”, spiega il segretario generale regionale della Flai Cgil Roma e Lazio, Stefano Morea. “Sono entrati con il decreto flussi, regolarmente. E poi? Se l’azienda non fa il contratto sprofondano nell’illegalità. Solo il 20% riesce ad avere l’ambito documento. E gli altri? E’ un sistema profondamente perverso quello della legge Bossi-Fini, che di fatto crea un esercito di irregolari, serbatoio di sfruttamento e di caporalato per imprenditori senza scrupoli”. Il segretario della Flai propone di “contattare quei datori di lavoro che hanno fatto richiesta di personale attraverso il canale delle quote, che i lavoratori non riescono più a rintracciare. Dovremmo fare una richiesta di verifica dei dati dalla Prefettura rispetto ai numeri dei nulla osta e degli ingressi. Altrimenti non se ne esce”. Qualche giornale ha scritto che per colpa della Cgil le aziende non chiamano più i lavoratori, costretti a restare senza paga e quindi senza i soldi per l’affitto e le necessità quotidiane. “E’ una vera e propria difesa dell’illegalità quella che traspare da tanti articoli – commenta Morea – Chiediamo permessi di soggiorno per attesa occupazione per chiunque possa dimostrare di essere entrato con il decreto flussi e non essere poi stato regolarizzato. Un permesso che diventi il lascia passare per farsi regolarizzare. Dobbiamo scardinare un modello produttivo che non sta in piedi”. Sono le nove di mattina quando si arriva in albergo, dalla stanchezza sembra mezzogiorno. Ma il lavoro di strada va avanti ce ne è tanto da fare, perché non si può lavorare sfruttati non si può morire di lavoro.   

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