Caporalato, Flai Cgil Verona: “Lentezza della giustizia, Bossi-Fini, indifferenza sono i principali alleati dei caporali” 

Mazzasette: “Una sessione di ‘Brigate del Lavoro’ a breve si svolgerà nelle campagne veronesi. La battaglia si vince se c’è un presa di coscienza collettiva e si rimuovono le condizioni sociali, culturali e normative nelle quali queste pratiche attualmente proliferano”

“L’operazione della Guardia di Finanza che ha portato alla luce un nuovo grave caso di caporalato a Verona ai danni di 33 cittadini indiani ridotti in condizioni di asservimento da parte di due connazionali, conferma che dopo la morte di Satnam Singh – il bracciante di Latina amputato e schiacciato da un macchinario agricolo e lasciato morire senza ricevere soccorso – l’attenzione delle istituzioni verso il fenomeno del nuovo schiavismo è altissima”, dichiara Maria Pia Mazzasette, segretaria generale Flai Cgil Verona.

Come Flai Cgil Verona “da tempo siamo impegnati a portare alla luce le condizioni di lavoro irregolari o di vero e proprio schiavismo; condividiamo dunque la mobilitazione delle istituzioni contro una piaga che affligge anche il nostro territorio, e partecipiamo attivamente alla rinnovata emergenza programmando l’attivazione di una sessione di Brigate del Lavoro Flai – già comunemente praticate nelle campagne del Sud – che a breve si svolgerà, per la prima volta in una regione nel Nord Italia, nelle campagne veronesi”.

Per Mazzasette è tuttavia necessario porre l’accento anche e soprattutto sulle condizioni e le circostanze che depotenziano gli sforzi nella lotta al caporalato; scoraggiano i lavoratori a denunciare i propri aguzzini; rendono poco efficaci le azioni legali intentate e ostacolano la capacità del territorio di fare rete e dunque argine a questi fenomeni: 

  1. Caporali e sfruttutatori sono spesso stranieri connazionali dei lavoratori e lavoratrici sfruttati, ma le aziende che impiegano tale manodopera irregolare sono quasi sempre italiane. Va pertanto affrontato il tema dell’opportunismo, o della connivenza, delle imprese che per chiare evidenze di differenza di costo con la manodopera regolare non possono non essere a conoscenza di pratiche irregolari che oltre a consumare vite inquinano gravemente il mercato. 
  2. All’origine del fenomeno del caporalato c’è la ricattabilità di lavoratori e lavoratrici favorita, anzi istituzionalizzata, dalla attuale normativa sull’immigrazione. In condizioni di pracarietà e vulnerabilità l’unico modo per lavorare spesso è proprio quello di rivolgersi ai caporali. E’ assolutamente necessario e inderogabile cancellare la Legge Bossi-Fini.
  3. Il controllo sociale deve diventare alleato della lotta al caporalato: quando, soprattutto in prossimità delle campagne, vediamo persone abitare in case fatiscenti oppure lavarsi alle fontane pubbliche, non è indice di semplice degrado sociale, ma probabile indizio di sfruttamento del lavoro. Sindaci, amministratori pubblici e cittadini possono svolgere un ruolo fondamentale nel segnalare e permettere di contrastare questa illegalità. 
  4. Non abbiamo bisogno di nuove leggi emergenziali ma di far funzionare bene i meccanismi della giustizia e la normativa già esistente, applicabile ad ogni genere di sfruttamento del lavoro in ogni settore, non solo l’agricoltura. Come Flai stiamo assistendo dei lavoratori le cui denunce entrano nel vivo soltanto in questi giorni a distanza di due anni dai fatti contestati. La lentezza della giustizia scoraggia i lavoratori a sostenere l’iter di una denuncia!

Come emerso anche nel corso del dibattito dedicato di ieri alla festa della Cgil di Verona, Flai Cgil per quanto riguarda l’agricoltura, ma anche Filt Cgil ne settore della logistica-magazzinaggio, sono da tempo impegnate nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro di cui il caporalato è un aspetto particolare, forse il più odioso. Ma la battaglia si vince se c’è un presa di coscienza collettiva e si rimuovono le condizioni sociali, culturali e normative nelle quali queste pratiche attualmente proliferano”.

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