Brigate del lavoro, solidarietà operaia a chi fatica nei campi

Nelle terre che dettero i natali a Giuseppe Di Vittorio, la Flai Cgil ne onora la memoria e va avanti con il sindacato di strada. I diritti sono in campo, con l’iniziativa che porta in questi territori le brigate del lavoro. Tanti ragazzi e ragazze arrivati da ogni parte d’Italia, insieme a quadri sindacali, studiosi, operai dell’industria alimentare. Perché in questo contesto solidale, sono quelli che i pomodori li inscatolano e li commercializzano a portare solidarietà a chi raccoglie la materia prima. Ciro Casamassimo è arrivato dalla Princes, uno dei più moderni ed efficienti impianti di lavorazione dei pomodori della penisola per dare un aiuto a chi ha poco o nulla, ma è fondamentale per le sorti dell’azienda in cui Ciro lavora. Nelle loro strette di mano c’è la fotografia di una solidarietà che soltanto il lavoro può concepire. Puglia terra non solo di pomodori ma anche (e soprattutto) di grano. Nei vastissimi territori del Tavoliere la mietitura e la battitura delle spighe sono un rito, tanta fatica nonostante la meccanizzazione per fornire la materia prima a ‘pastai’ conosciuti ai quattro angoli del pianeta, dalla Divella alla De Cecco, passando per Tamma, l’azienda per cui Roberto Bonsanto è dipendente. Anche lui è qui, insieme alle brigate del lavoro per segnare con la sua presenza l’intera filiera che dalle spighe porta la pasta e il pane fresco sulle nostre tavole. Il sindacato europeo Effat, con il suo segretario generale Kristjan Bragason e il vicesegretario Enrico Somaglia, si è unito alla campagna della Flai, perché lo sfruttamento e il caporalato non sono piaghe solo di casa nostra. E l’unione fa la forza. Acqua fresca, cappelli di paglia per difendersi dal sole, ma anche volantini per sapere a chi rivolgersi in caso di difficoltà sono l’attrezzatura in grado di rompere ogni barriera, dispositivi di protezione individuale essenziali quando fuori ci sono 40 gradi all’ombra. 

Girando per gli infiniti campi della Capitanata si scopre un mondo fatto di fatica, sudore e anche tanta umanità. Fernando è moro con gli occhi azzurri, come l’Otello di Shakespeare, arriva dal Ghana e racconta un’ordinaria storia di sfruttamento: tre euro l’ora per guidare il trattore sotto il sole a picco della Puglia. Ma la sua esperienza parla anche di riscatto. “Non era la paga giusta, non riuscivo a mantenermi. Mi sono ribellato grazie alla Cgil”. Samir è arrivato dal Marocco, tanti anni fa, anche per lui paga da fame, 2 euro l’ora, per raccogliere dagli asparagi alle cipolle, passando per i finocchi, le zucchine, le melanzane, i pomodori. “Il padrone non mi ha mai chiamato Samir. Mi diceva vieni qua pezzo di m….”. Anche per lui l’incontro con il sindacato ha significato trovare la forza per dire basta e fare causa. Voci, volti storie che riecheggiano in questi campi sconfinati, dove l’orizzonte è fatto di verdura.

Incontri ragazzi che la sera tornano a dormire a Borgo Mezzanone, Torretta Antonacci, Rignano, posti che andrebbero cancellati. Le brigate del lavoro lì sono la presenza fissa ma non ci abitua mai a tanta desolazione. I furgoni dei ‘Diritti in campo’ attraversano le campagne di San Severo, si fa tappa in realtà private e non. “I volantinaggi servono soprattutto per far capire a lavoratori e lavoratrici che esiste la contrattazione collettiva, che il sotto salario non è legale anche se è particolarmente diffuso”, non si stanca di ripetere a ogni ragazzo che incontra Giovanni Tarantella, segretario della Flai di Foggia. L’oggetto del desiderio, la chimera a cui molti tendono pochissimi riescono a ottenerlo è naturalmente l’unico documento che ti può permettere di ottenere diritti e tutele, una casa in affitto, cure adeguate. Di essere un ‘salvato’ e non un ‘sommerso’. Il permesso di soggiorno figlio della legge Bossi-Fini al pari del cosiddetto decreto flussi, è una casella, l’ennesima dell’interminabile, patologico gioco dell’oca a cui sono costretti i migranti che arrivano in Italia. Te lo ripetono i Mustafà, gli Aim, i George che trovi nei campi. “La Bossi-Fini deve essere cancellata”, l’Effat si associa alla denuncia ribadendo l’apprezzamento per il “modello efficace di sindacalizzazione che la Flai sta portando avanti in agricoltura”. “Sulle bottigliette d’acqua trovate i nostri riferimenti, la Flai c’è – spiega la segretaria nazionale Silvia Guaraldi – siamo qui per aiutarvi a far rispettare i vostri diritti. Tutte le ore lavorate vanno pagate, esiste un sussidio di disoccupazione. Perché il lavoro deve essere tutelato, ben pagato, dignitoso”. Anche la fondazione Metes, con la sua presidente Tina Balì, è sui pulmini dei ‘Diritti in campo’, con i suoi preziosi corsi di formazione, di lingua, per affinare il modello di una sindacato di strada che per la Flai è essenziale, fa parte di ieri, di oggi e di domani. La provincia di Foggia in questo periodo – caratterizzato dalla raccolta del pomodoro, ma anche di zucchine, melanzane, peperoni – diventa meta di migliaia di operai agricoli migranti che si sommano agli stanziali, determinando spesso condizioni di accoglienza e intermediazione di manodopera non legali e rispettose della dignità delle persone. A questo proposito il segretario regionale Antonio Gagliardi ha detto allo sfinimento che i 200 milioni per la cancellazione dei cosiddetti ‘insediamenti informali’, infernali baraccopoli diffuse nel Meridione e non solo, vanno utilizzati subito. Il tessuto imprenditoriale agricolo nella provincia di Foggia nel 2022 risultava composto da 24.354 aziende iscritte alla camera di commercio, di cui 8.085 con dipendenti. Sul piano economico il settore agricolo provinciale nel 2022 vale in termini di valore aggiunto oltre 939 milioni di euro, il 35% del totale della ricchezza prodotta dall’agricoltura a livello regionale. 

Alla fine un abbraccio generale suggella l’amicizia da vero e proprio sindacato di strada, stiamo insieme da prima dell’alba, fra i delegati sindacali della Flai Cgil, Antonio Ligorio, Maria Plamieri, Francesca Stella, Raffaele Falcone, Eugenio Zanatta, Michele Cucchiariello, Matteo Nazzarri, Linda Peroni, Antonio Vocale, Matteo Bellegoni, Bruno Pappaterra, Irene Falato, Giuseppe Fuda, Andrea Coinu, Andrea Lucia, Manuela Tartufolo di Alpaa, Andrea Incarnato e Carlotta Costa di Sbilanciamoci! 

L’articolo e il video su Collettiva

Articoli correlati

“Mantova non è Rosarno. Ma non vorrei che a Rosarno cominciassero a dire non siamo Mantova”

La provocazione del segretario della Flai Cgil, Ivan Papazzoni, che con il  furgone del sindacato batte le campagne della provincia lombarda, ripresa in un...

A Manfredonia l’incontro su diritti e accoglienza. Mininni: «Per contrastare caporalato si applichi la 199»

«Cosa servirebbe oggi per contrastare caporalato e sfruttamento? Basterebbe poco per iniziare. Basterebbe uno Stato con la volontà di applicare le leggi che già...

Laguna di Orbetello, Flai Cgil: “Moria di pesci inaccettabile, necessario dare vita ad un ente ad hoc”

Una situazione drammatica che non riguarda solo chi vive di pesca, ma un’intera comunità, con il settore del turismo che potrebbe ricevere un colpo...