Studio, ricerca, formazione, per fare egemonia culturale

Quest’anno la Fondazione Metes ha compiuto vent’anni. Abbiamo festeggiato ad aprile a Roma, all’Acquario Romano, durante la bella e partecipata iniziativa con la quale abbiamo voluto ricordare le attività di studio, di ricerca, di formazione di tante e tanti compagni della Flai, di formazione continua, di certificazione dell’italiano, che negli ultimi 20 anni abbiamo prodotto, delineando anche le linee di attività per il futuro. Per farlo, abbiamo raccontato la storia di vent’anni della Fondazione Metes, ricordando il suo intreccio con la storia della Flai e con quella della Cgil, a dimostrare che le attività di formazione e ricerca sono strettamente connesse con le Politiche dell’organizzazione.

Le parole che ho utilizzato in apertura dell’evento sono quelle del compagno Giuseppe Di Vittorio: «Oggi più che mai è fondamentale il compito che deve avere la ricerca, la formazione, lo studio per migliorare la capacità di rappresentanza dell’organizzazione nella quale militiamo, per contribuire a migliorare le condizioni materiali di chi vive e lavora, per contribuire a un modello di sviluppo sostenibile e solidale, insomma per essere trasformativi, per sovvertire il paradigma sociale, politico ed economico». E per farlo bisogna avere audacia e coraggio.

L’obiettivo che, grazie al contributo di chi ha partecipato, ci siamo posti è cercare di capire qual è oggi il compito della ricerca, dello studio e della formazione. Quello di aderire all’ordinarietà, quello di rispondere ai bisogni del momento, oppure quello di tracciare strade, di avere una capacità di lettura anticipatoria dei processi di trasformazione e di cambiamento, oppure ancora quello di saper intercettare i nuovi bisogni e di saper leggere, anche in chiave critica, le dinamiche della nostra Flai e della Cgil e della rappresentanza?

Giuseppe Di Vittorio al Primo Congresso delle organizzazioni sindacali dell’Italia liberata tenutosi a Napoli all’inizio del 1945, quando ancora il Nord era sotto l’occupazione nazista, condivise questa importante intuizione: «Il sindacato deve promuovere discussioni, assemblee, far partecipare i lavoratori alla vita sindacale, deve essere l’espressione libera della massa. È attraverso una vita sindacale così concepita, non attraverso il burocratismo che si debbono formare e si formeranno i nuovi dirigenti». E in seguito, quando Bruno Trentin decise di costituire l’Ires, sapeva che il sindacato per poter avere un proprio punto di vista su quello che accade ed essere capace di costruire un suo progetto di trasformazione politica della società doveva saper coniugare attività di ricerca con le attività di formazione.

Quello che penso è che il nostro compito oggi non finisce nel “qui ad ora”, dobbiamo avere chiaro che se ci hanno messo cinquant’anni a sovvertire il sistema politico economico, sociale e finanziario e diffondere le idee e le pratiche del neoliberismo a livello globale, abbiamo necessità di un pensiero lungo, abbiamo necessità di strategia, ma essenzialmente dobbiamo assumerci delle responsabilità.

Oggi la nostra battaglia deve essere mirata alla redistribuzione dei grandi profitti generati dalla globalizzazione, al contrasto della precarietà, alla lotta ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze. E, dal punto di vista culturale, dobbiamo riaffermare una nostra egemonia culturale.

Le profonde trasformazioni in atto necessitano da parte nostra capacità di lettura ed elaborazioni conseguenti rispetto sia al contesto complessivo (i conflitti, il processo di transizione indicato dagli obiettivi Onu e dal Green Deal europeo, le innovazioni tecnologiche), che al settore agroalimentare (l’impatto dei cambiamenti climatici e le relative scelte politiche, il rapporto tra agricoltura, territorio e aree interne, l’evoluzione della filiera agro-alimentare).

A noi è richiesta una capacità di elaborazione e di analisi attenta delle ricadute del quadro in evoluzione, per orientare lo studio, la ricerca, la formazione e lo scambio di conoscenze. Essendo Metes uno tra i pochi istituti di ricerca che approfondiscono le tematiche del settore agroalimentare, abbiamo il compito di far emergere le priorità del settore, di indicare spunti per le politiche sindacali e contrattuali della Flai Cgil e di sensibilizzare il mondo della ricerca e dell’associazionismo sulle tematiche dei nostri settori.

Oggi più che mai penso che dobbiamo agire tenendo i piedi per terra nella quotidianità, nell’ascolto delle persone che “per vivere hanno bisogno di lavorare”, ma al contempo avere capacità di visione, imparare a leggere non solo il tempo presente ma, attraverso le esperienze del passato, anche il futuro. Dobbiamo cercare di capire come cambia il lavoro e come cambia il rapporto tra impresa, lavoratrici e lavoratori a fronte delle innovazioni tecnologiche e degli impatti dei cambiamenti climatici, come sta cambiando il rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro, come sono cambiati i bisogni delle nuove generazioni. E si tratta solo di alcuni tra i tanti temi delle elaborazioni e dei momenti di approfondimento, da cui dovranno derivare nuove pratiche di coinvolgimento e di rappresentanza. In questo senso abbiamo avviato una ricerca sui nostri delegati attraverso dei focus group per capire le difficoltà di rappresentanza e quella di intercettare nuovi quadri sindacali, così come contribuiremo con una ricerca-azione a definire un modello sul sindacato di strada.

Un’attenzione alla cura della nostra organizzazione appare indispensabile per migliorare la capacità di rappresentanza, per contribuire a migliorare le condizioni materiali di chi vive e lavora, per contribuire a un modello di sviluppo sostenibile e solidale, insomma per essere trasformativi, per sovvertire il paradigma sociale, politico ed economico.

In tal senso abbiamo accolto l’obiettivo strategico affidatoci dalla Flai di contribuire a costruire l’intelligenza collettiva e il pensiero critico nella nostra organizzazione, per questo ci siamo messi all’opera e a disposizione della Flai per un percorso di ricerca e sviluppo e per un percorso di formazione in grado di vincere la difficile sfida della duplice transizione ecologica e digitale, che miri ad aumentare la rappresentanza e la rappresentatività dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti i settori agroalimentari.

Quindi tutte le nostre attività, sia quelle consolidate di studio e ricerca, sia i numeri della Rivista Ae, che la formazione avranno questo segno e con la nostra attività di ricerca e di studio e di analisi dei dati statistici vogliamo offrire alla Flai e all’organizzazione chiavi di lettura e approfondimento per sostenere il ruolo del sindacato nel contribuire ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente. Non dimenticando una particolare attenzione ai nuovi compiti della contrattazione a tutti i livelli, sia per anticipare i processi di trasformazione sia per cogliere le occasioni per contrattare non solo salari e occupazione ma le condizioni di lavoro: competenze, formazione, orari, sicurezza, carichi di lavoro. Ma, quando parlo di contrattazione, mi riferisco a una contrattazione acquisitiva, non difensiva, mi riferisco al bisogno di costruire vertenze e lotte se serve!

La citazione con cui abbiamo scelto di accompagnare i nostri percorsi è una frase di Antonio Gramsci che racchiude in sé quelle che secondo noi sono le priorità per una grande organizzazione come la nostra. «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza».

Tina Balì

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