Legge Bossi Fini fabbrica di sfruttamento e caporalato 

Mininni alle giornate del lavoro della Cgil Basilicata: “La lotta ideologica e antistorica all’immigrazione manderà il governo in cortocircuito”

“Piove, governo ladro”, la conclusione, scherzosa ma non troppo, di Maurizio Landini chiude nel migliore dei modi la XII edizione delle giornate del lavoro, organizzate dalla Cgil Basilicata. In piazza Don Bosco, nonostante la sferzata autunnale che ha interessato l’intera penisola, in tante e tanti hanno ascoltato i dibattiti, partecipato agli incontri per tratteggiare quel ‘mondo nuovo’ richiesto a gran voce da chi per vivere deve lavorare, e che si trova però davanti problemi annosi. Aggravati ancor di più, se possibile, negli anni che hanno seguito la pandemia, fra guerre, crisi internazionali, speculazioni sui prezzi delle materie prime, stravolgimenti climatici e diritti sempre a rischio. I dati dello sfruttamento nel mondo agricolo della Lucania riepilogati dal segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, non sono dissimili da quelli di altre regioni della penisola. “Su 21mila lavoratori impiegati in agricoltura, dai 5 ai 7mila vivono in condizione di sfruttamento. Numeri sottostimati e che arrivano anche a 12mila se si considerano i lavoratori che arrivano dalle altre regioni”. E’ un preciso modello di fare impresa che va scardinato, e che mette al primo posto il massimo profitto a discapito del lavoro. Per questo la Cgil Basilicata ha voluto organizzare l’incontro ‘Diritti in campo contro ogni forma di sfruttamento’, con ospite d’onore il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni.    

“A Latina si è toccato il fondo, la terribile morte del povero Satnam Singh, abbandonato agonizzante insieme al suo braccio amputato da un padrone totalmente privo di scrupoli e di umanità, ha scandalizzato l’intero paese. La punta di un iceberg fatto di sfruttamento, caporalato, riduzione in schiavitù e diritti totalmente negati. La Flai non ci sta”, ha ribadito Mininni. Per il segretario dell’agroindustria della Cgil “la Bossi Fini va cancellata. Non ci possiamo arrendere. E’ una legge sbagliata, anche tecnicamente, perché non ha risolto alcun problema. E’ una legge inumana, perché umilia le persone, che sta addirittura portando a costruire dei veri e propri lager in Albania dove detenere uomini e donne che non hanno commesso alcun reato”. “Una lotta ideologica e antistorica all’immigrazione che manderà il governo in cortocircuito – scandisce Mininni dal palco di piazza don Bosco – Perché, di fronte alla crisi demografica in corso da anni, c’è un disperato bisogno di lavoratrici e lavoratori, essenziali anche per ripopolare molte aree interne e periferiche ormai abbandonate a se stesse. Tutto quello che discende dalla Bossi Fini è sbagliato, i decreti flussi si sono rivelati un fallimento ed hanno portato a creare un esercito di invisibili, facili prede di imprenditori senza scrupoli”. Non si può non tornare con la memori alla tragedia di Latina. “Satnam non era approdato sulle nostre coste con un barcone, era arrivato dall’India con l’aereo e un permesso temporaneo di lavoro. Nessuno si è preoccupato di che fine avesse fatto quando il suo permesso è scaduto. Nei ghetti incontriamo tanti giovani lavoratori che per colpa di queste leggi diventano fantasmi. Sono l’anello più debole, e noi dobbiamo contrastare in ogni modo questa realtà inaccettabile in un paese che, nonostante le difficoltà, resta ricco e in teoria dovrebbe essere civile”. 

A Potenza si parla di lavoro, diritti, libertà, Costituzione e democrazia. Maurizio Landini riepiloga i temi dei quattro referendum sul lavoro promossi dalla Cgil per cancellare le norme sulla precarietà, sui licenziamenti illegittimi, quelle che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. “Leggi ingiuste, che hanno impoverito e frammentato il lavoro nel nostro Paese, dove gli stipendi sono sempre più bassi e muore un lavoratore ogni tre giorni”. Solo in Basilicata sono state raccolte ventimila firme, un traguardo importante per una regione così piccola, e tante altre si sono aggiunte nella campagna ancora in corso contro quell’autonomia differenziata che altro non è che una secessione dei ricchi. A Potenza sembra sia arrivato l’inverno ma la piazza è piena, con la presenza di numerose associazioni e l’allestimento della mostra fotografica “Oro Verde” di Stefania Prandi in collaborazione con Fondazione Città della pace per i bambini Basilicata che racconta la vita nei campi dei braccianti di Latina.

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