Flai e Spi contro un modello di sviluppo fallimentare, la mobilitazione non va in pensione

Non si ferma la mobilitazione del sindacato, questa volta sono i sempreverdi dello Spi Cgil a scendere in piazza, per contrastare la manovra di bilancio del governo Meloni che, al solito, penalizza pensionate e pensionati. Non solo, la protesta è diretta anche contro le politiche economiche e sociali complessive, che sono un tratto dell’attuale governo ma anche dell’Europa: oggi rischiamo il ritorno all’austerità. E non c’è alcuna risposta adeguata sul tema della redistribuzione della ricchezza. La Flai non manca di far vedere e sentire la sua presenza, insieme alle altre categorie della Confederazione, perché “il potere d’acquisto logora chi non ce l’ha”, come denuncia lo slogan scelto dal sindacato dei pensionati. Nell’epoca delle grandi diseguaglianze i pensionati hanno lasciato tanto sul campo e rischiano di perdere ancora di più. A chi ha lavorato quaranta e più anni in vita sua, contando su un sistema di welfare come quello conquistato nel vecchio continente dopo la seconda guerra mondiale con decenni di lotte, pesa particolarmente il progressivo smantellamento del sistema sanitario pubblico. C’è un accesso sempre più difficile alla sanità, i redditi vengono compromessi dalla necessità di ricorrere al privato, una spesa molto alta che erode ulteriormente la condizione degli anziani. Di più, si è rotto da tempo il patto fiscale tra lo Stato e i cittadini: in Italia oltre il 90% Irpef è a carico di lavoratori dipendenti e pensionati, il fisco è davvero la madre di tutte le questioni. Così per quattro giorni si va in piazza in tutta Italia, i protagonisti sono i pensionati ma non solo. Da oggi e fino a venerdì si contesta la logica imposta dal governo, la torsione autoritaria preoccupante, la volontà di cambiare la Costituzione e stravolgere il ruolo del lavoro. Sono piazze che rivendicano la pace, che si oppongono al ddl sicurezza che riduce gli spazi di libertà, a un’autonomia differenziata che altro non è che una secessione dei ricchi. Una battaglia di democrazia per cambiare un modello di sviluppo che, dati alla mano, si è rivelato fallimentare.




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