VI congresso Effat, lottare per andare avanti

Un minuto, ma è sembrato interminabile. Valencia, un mese dopo. Il sesto congresso dell’Effat (European Federation of Food, Agriculture, and Tourism Trade Unions) si apre con il ricordo, commosso, delle vittime dell’alluvione di fine ottobre. Ed è inevitabile che il primo giorno di lavori parta da un assunto che qui, in una terra sconvolta che ancora mostra le sue ferite – nessuno osa negare: “Il riscaldamento globale non è una favola”, dice il compagno spagnolo Josè Maria Martinez. E, dunque, questo sesto congresso che domani suggellerà il passaggio di consegne al vertice del sindacato europeo tra lo svedese Krjstian Bragason e l’italiano Enrico Somaglia, porta i 157 delegati presenti nella pancia dell’hotel Melia in rappresentanza di 81 organizzazioni e 27 Paesi, tra i temi che più incidono sulle condizioni di vita dei lavoratori del settore agroalimentare: il cambiamento climatico, la necessità di abbracciare la transizione ecologica, un modello produttivo andato in crisi da ripensare, condizioni di lavoro e, dunque, vita, da migliorare. Sensibilmente. “Noi non rinunciamo, noi continueremo nella lotta”, conclude il suo intervento il compagno Martinez, tra gli applausi dei delegati. E dopo, il suo connazionale, Juan Blanco, dice una cosa che fa rabbrividire per quanto è vera: “Noi siamo il sud dell’Europa del Nord: anche la morte sceglie le sue vittime, c’è un sistema di classe che va oltre la vita e, anzi, ne decreta la morte”. 

Morti e guerre. Naturali e militari. La richiesta di un impegno serio, unitario per la pace arriva dal vice presidente dell’Effat Andrea Coinu, che ha messo insieme la delegazione della Flai Cgil guidata dal segretario generale Giovanni Mininni, il cui intervento è previsto domani mattina. “Senza pace non ci sarà un movimento dei lavoratori – dice senza mezzi termini Coinu, in un intervento che scalda la platea e indica una linea politica che guiderà l’attività del sindacato europeo nel prossimo quadriennio -. È indispensabile rilanciare il movimento pacifista internazionale, se non ce ne occupiamo noi, non lo farà nessuno. Non esistono bombe di un colore buono e bombe di un colore cattivo, ma solo bombe di un colore morto”. Pace e lavoro. Modelli in crisi, coraggio di ripensarli. “Non sarà la produttività a salvare l’Europa – spiega il responsabile delle politiche internazionali della Flai Cgil -. Il mercato regola solo le diseguaglianze tra chi lavora per vivere e chi quel lavoro lo sfrutta a proprio vantaggio. Questo modello sta uccidendo la democrazia e noi dobbiamo intervenire. L’unica alternativa è garantire una partecipazione attiva e reale ai processi decisionali”.

Pace e progresso, anche. A Coinu fa eco Enrico Somaglia, il cui discorso di benvenuto è già un manifesto programmatico per le prossime sfide dell’Effat. Del resto, lo slogan scelto per questo sesto congresso non lascia spazio alle interpretazioni: “fighting forward”, per dire che il sindacato deve lottare guardando davanti a sè, proiettandosi a un futuro di pace e lavoro stabile. “Senza la pace, non esistono progressi per i lavoratori – sostiene il compagno Somaglia -. La lotta per la pace è al primo posto della nostra agenda, dobbiamo far fronte a una escalation militare che spaventa e toglie risorse a settori vitali per la società”. E a proposito di risorse, in un quadro internazionale in cui quelle pubbliche a disposizione dell’agricoltura diminuiscono, “non si possono accettare accordi come il Mercosur che aumentano le disuguaglianze e non migliorano le condizioni di lavoro”.

Il panel dedicato alla sostenibilità, moderato dal nostro Andrea Coinu, chiude la prima giornata di lavori. Sostenibilità economica, innanzitutto. Sul tema, il presidente della Nat Section dell’Eesc (European economic and social committee) Peter Schmidt tuona: “Nel 1988, quando iniziai a occuparmi di questi temi, dissi che avremmo dovuto cominciare a tassare i ricchi. Oggi, lo dice anche il G20. Sono furioso, cosa stiamo aspettando? I margini di profitto delle aziende ormai sono esorbitanti”. Sostenibilità ambientale, ovviamente. “Bisogna agire adesso per contrastare i cambiamenti climatici”, dice Sue Longley, segretario generale dello Iuf. “In Catalogna, a pochi chilometri da qui – racconta ancora Peter Schmidt – non piove più: in tante aree del mondo, a causa del cambiamento climatico, chiudono le aziende agricole, chiudono gli stabilimenti, abbiamo un interesse comune nel combattere il cambiamento climatico, è così semplice, perché non lo facciamo? Servono risorse? Certo, tassiamo i ricchi”, ribadisce. La sala applaude. 

Le conclusioni politiche della prima giornata sono affidate al vice presidente Andrea Coinu: “L’ambiente ormai è uno dei contraenti deboli del nuovo meccanismo economico, credo sia giusto che l’Effat inizi a trattarlo come un soggetto da tutelare, dal mercato e dalle imprese che continuano a lucrare su di esso, senza dare in cambio niente alle lavoratrici e ai lavoratori”.

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