L’Effat svolta a sinistra. Un segnale per l’Europa e per l’Italia

A Valencia è il giorno delle scelte politiche, tra crisi produttiva, cambiamenti climatici, transizione ecologica non più rinviabile, un nuovo modello di sviluppo da seguire

L’obiettivo di tutti, la vera sfida, è nell’impegno di Esther Lynch, segretaria generale della Ces (la Confederazione europea dei sindacati): “Compagni, amici – dice rivolta alla platea dei delegati in apertura del secondo e conclusivo giorno di lavori del sesto Congresso dell’Effat -: insieme, possiamo costruire per le prossime generazioni un’Europa di cui andare orgogliosi”. Perché questa, che ha appena concesso il bis a Von der Leyen, promette di rendere ancor più cupi tempi già grami. Soffia il vento delle destre, ora alimentato anche da una Commissione che ha trovato la sua risicata maggioranza tra le forze più reazionarie e liberiste: una direzione chiara e inquietante, contro cui i sindacati sono chiamati a unire le forze, oggi più che mai. “Per un’Europa che – sottolinea ancora Lynch – non può prescindere dai lavoratori e, dunque, dai sindacati”. “Sono andata a trovare i lavoratori della Tesla – racconta -, voglio mandare un messaggio a Elon Musk: la transizione non sarà costruita sulla distruzione dei sindacati”. 

Qui a Valencia, è la giornata delle scelte politiche, il sindacato europeo deve indicare quale strada prendere. Tra crisi produttiva, cambiamenti climatici, transizione ecologica, un nuovo modello di sviluppo da inseguire. Se ne discute nel panel in mattinata, moderato dal neo segretario generale del sindacato europeo, l’italiano Enrico Somaglia: “Per un’Europa giusta per i lavoratori”. Giustizia sociale, innanzitutto. Messa a repentaglio dalle politiche europee dell’ultimo quinquennio, che ora promettono perfino una recrudescenza. “Vorrei partire da un dato inquietante – racconta Marc Botenga, vice presidente della Sinistra al Parlamento europeo -: un terzo delle persone che percepiscono uno stipendio in Europa lo ritiene inadeguato e insufficiente. Questa è una conseguenza delle decisioni politiche della Commissione europea degli ultimi cinque anni: politiche di austerità e di taglio dei servizi pubblici”. E invece, “servono subito politiche pubbliche forti, che prendano decisioni strategiche: ad esempio – spiega Botenga -, visto che continuano a chiedere stabilimenti che vengono portati altrove, perché non abbassiamo subito i costi di produzione?”. In generale, “dobbiamo contrastare l’agenda delle destre europee, e il sindacato in questo senso deve continuare ad avere un ruolo fondamentale, dobbiamo batterci insieme innanzitutto per un sistema fiscale più equo, parte tutto da qui. C’è una guerra di classe in corso – conclude -, possiamo vincere ma dobbiamo proporre un’alternativa ambiziosa”. Un obiettivo che non può essere perseguito senza “un’alleanza strategica tra tutte le forze che si oppongono alle destre – spiega Benedetta De Marte, segretaria generale dei Verdi europei -: servono più risorse per la transizione, per garantire che il green deal possa regolare la vita dei lavoratori, senza perdere le sue ambizioni”.

Ambizione, cambiamento, rappresentanza: le tre parole chiave dell’azione dell’Effat, che anche il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni ha voluto ringraziare, “per aver portato all’attenzione dell’Europa il nostro impegno contro lo sfruttamento e il caporalato, che noi onoriamo con il sindacato di strada, perché – ribadisce Mininni – le nostre idee devono diventare atti concreti, altrimenti la solidarietà resta chiusa nei documenti”. Una sintonia che si ritrova nelle parole che Enrico Somaglia dedica nel discorso con cui accoglie la sua elezione a segretario generale, in cui cita tra gli episodi inaccettabili contro cui il sindacato europeo dovrà concentrare attenzione e forze, “la morte atroce a Latina di Satnam Singh, quella dei braccianti della zona di Champagne, tutti i casi di sfruttamento dei lavoratori: dobbiamo impegnarci adesso, senza esitare, i lavoratori non ci aspettano, pretendono il nostro impegno per una transizione ecologica che non si consumi sulla loro pelle e i loro salari, serve un sindacato che promuova un sistema più sostenibile e condizioni di vita più dignitose, per tutti. L’avanzata delle destre non deve spaventarci, continuiamo a essere ambiziosi, vogliamo il cambiamento”. Standing ovation, pugni chiusi, battimani: l’Effat svolta a sinistra. Un segnale per l’Europa e l’Italia.

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