Crisi corilicoltura, ora azioni concrete

L’Alpaa: “Bene il lavoro del tavolo tecnico, ma gli agricoltori del Viterbese sono allo stremo e vogliono risposte”

Il tavolo tecnico istituito dalla Regione Lazio, al quale Alpaa partecipa in rappresentanza delle aziende agricole presenti nel territorio e operanti nel settore corilicolo, il 6 dicembre scorso si è impegnato ad attivare già dal prossimo anno una  mappatura del territorio per organizzare e potenziare le attività di controllo dei parassiti e programmare gli interventi immediati, con la collaborazione delle organizzazioni dei produttori, l’Enea, l’Arsial, oltre che del Servizio Fitoiatrico della stessa Regione Lazio. Sarà potenziata, inoltre, la fornitura di trappole per il monitoraggio della cimice asiatica. L’assessorato regionale all’Agricoltura ha reperito, inoltre, risorse sufficienti per attivare l’intervento di Produzione Integrata anche per la coltura corilicola, a partire dal 2026, previa modifica del piano Strategico Pac. 

Il comparto corilicolo nella provincia di Viterbo riveste la seconda voce nella PLV (produzione lorda vendibile) provinciale, risultano investiti a questa coltura oltre 22.000 ettari, e impiegati nel comparto come braccianti agricoli circa duemila persone. La crisi della corilicoltura laziale è iniziata nel 2021, quando la gelata di aprile 2021 provocò un calo nella produzione di oltre il 65%. L’anno successivo, invece, la produzione fu dimezzata dalla siccità. Nel 2023 la comparsa della cimice asiatica ha iniziato a danneggiare la qualità della produzione corilicola, mentre quest’anno, annunciato di eccezionale produzione,  dalla primavera ha fatto i conti con gli sbalzi termini, con un’alternanza di giornate fredde a bolle di calore, che ha determinato una cascola “massiccia” dai primi giorni di luglio (brownstain disorder); a seguire la coltura è stata messa a dura prova con temperature elevate e assenza di precipitazioni fino alla metà di agosto; in questo periodo inoltre si è innescata anche la cimice asiatica, comparsa sul territori nel 2022, ma che ha colpito con maggiore forza la produzione di quest’anno. Per chiudere, le piogge comparse dalla metà di agosto non hanno permesso ai produttori di effettuare la raccolta. Risultato, nel 2024 oltre 50.000 quintali di prodotto è stato abbandonato a terra, in quanto non aveva alcun valore commerciale. Qualità del prodotto molto bassa, in quanto “alla resa allo sgusciato” sono stati evidenziati danni da cimicato pari al 49%, marcio visibile che sfiora i 150 grammi, e danni da marcio occulto oltre il 10%.

Numeri che raccontano come  i corilicoltori siano ormai allo stremo. Molte delle piccole aziende stanno pensando di abbandonare i terreni, mentre i grandi produttori tagliano i costi riducendo il personale. L’indotto, con un valore nel viterbese di oltre 300 milioni di euro, è ormai al collasso. Il tavolo tecnico permanente per la concertazione in materia di corilicoltura è nato su sollecitazione delle organizzazioni di produttori e dai sindacati in modo da trattare la crisi che si sta abbattendo sul settore. 

L’assessore regionale all’Agricoltura Righini, il Presidente della Commissione Agricoltura  Zelli e tutta la Direzione Tecnica dell’Assessorato con tempismo hanno aperto il tavolo permanente per affrontare la situazione. L’Alpaa riconosce il lavoro svolto fin qui, ma auspica che siano messe in campo al più presto le azioni necessarie a dare risposte concrete ai tanti agricoltori ormai allo stremo, in questo e in altri comparti. L’agricoltura rappresenta un settore di fondamentale importanza per l’economia e il tessuto sociale del Lazio.

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