Un anno di Brigate, Flai sempre al fianco dei lavoratori

Il segretario generale Mininni: “Continueremo ad essere in campo per rivendicare e difendere un lavoro dignitoso a tutela dei lavoratori del comparto ma anche di quelle aziende sane che rispettano i contratti e pagano tasse e contributi”

Da Latina a Foggia, da Verona alle province della Sicilia orientale, le Brigate del lavoro della Flai Cgil salutano un 2024 pieno di iniziative, nel segno di quel Sindacato di strada che è il miglior antidoto allo sfruttamento e al caporalato. Dopo alcuni anni di assenza, anche a causa della pandemia, ritornano le iniziative nazionali del Sindacato di Strada; attività che dal lontano 2008 a partire dalla Campagna Oro Rosso è diventata caratteristica distintiva dell’attività della Flai Cgil guidata dal Segretario Generale Giovanni Mininni, che ha contribuito a disvelare l’odioso fenomeno del caporalato in agricoltura e che attraverso le tante iniziative, le tante denunce, le tante battaglie ha portato all’approvazione della Legge 199/2016 contro lo sfruttamento lavorativo e il caporalato.  

AUMENTANO LE DENUNCE

E’ soddisfatta Silvia Guaraldi, che del sindacato dell’agroindustria è la segretaria organizzativa, guardando ai 215 volontari e volontarie, sindacalisti e attivisti che si sono fatti vedere e sentire per tutto l’anno, alzandosi nel cuore della notte per incontrare chi nei campi, nei vivai, nelle serre lavora, assicurando quel cibo buono e giusto che poi troviamo sulle nostre tavole. Sono stati 2657 le lavoratrici e i lavoratori intercettati dalle brigate, a riprova dell’efficacia di una modalità di azione che riesce a cogliere i bisogni, le paure e le aspirazioni di donne e uomini in carne e ossa, incontrati lungo le strade di campagna mentre vanno al lavoro, nei campi, nei terribili, indecenti ghetti dove sono costretti a vivere, spesso senza luce e senza acqua corrente. Si consegnano giubbotti catarifrangenti targati Flai per evitare di essere travolti e uccisi come purtroppo accade più spesso di quanto si pensi, mentre si va in bicicletta o a piedi a lavoro. Si distribuiscono brick d’acqua e cappelli di paglia con il logo del sindacato per ripararsi dal sole accecante e rovente dell’estate. Soprattutto ci si conosce, ci si confida, si scambiano i contatti, si raccolgono richieste di aiuto e vere e proprie denunce. “Dopo ogni iniziativa delle Brigate del lavoro aumenta invariabilmente il numero di persone che si rivolgono alla Flai. Un segnale inequivocabile di come funzioni questo modo di fare sindacato”, osserva Guaraldi. I venti furgoni delle Brigate hanno attraversato l’intera penisola, in ogni stagione e con ogni tempo, perché il lavoro non si ferma mai e in cucina è sempre bello trovare alimenti freschi. Frutta, verdura, ortaggi prodotti e raccolti non solo da lavoratori migranti, pure da tanti italiani e italiane, anche loro sfruttati e malpagati troppo spesso. “L’obiettivo delle Brigate è quello di presidiare il territorio, di esserne una sorta di guardiani – spiega Guaraldi – per denunciare situazioni inaccettabili e ribadire in ogni occasione le nostre richieste di migliorare le condizioni complessive del lavoro agricolo. Solo per fare qualche esempio, noi ci troviamo di fronte a trasporti pubblici inesistenti che aprono la strada ai caporali, ad alloggi che non ci sono o sono fatiscenti, a un’endemica mancanza di controlli da parte delle autorità: tutti fattori che favoriscono lo sfruttamento. Di fronte a questo stato di cose, la Flai chiede l’abolizione della Bossi-Fini, una legge che rende invisibili la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici e che è di fatto la cornice di un quadro drammatico, inaccettabile, in cui sono costretti a vivere e lavorare centinaia di miglia di persone”. 

IL SINDACATO UNISCE

La Flai è in strada e in strada resterà, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, perché solo così si accendono i riflettori sulle tante storture che accompagnano gli attuali modelli produttivi e di sviluppo. “Il sindacato di strada è un’attività diventata fondamentale, fa parte della quotidiana attività della Flai Cgil. Dà il segno di un sindacato che va dove sono le lavoratrici e i lavoratori, dove vivono, dove operano. E’ anche la migliore risposta a un mondo del lavoro sempre più frammentato. Il sistema vuole dividere, noi cerchiamo di unire. E lo vogliamo fare non solo nei campi, ma anche fra gli artigiani, i panificatori, i pescatori. Uscire dagli uffici e andare in strada, lì dove c’è il paese reale”. In questo il ruolo della Fondazione Metes è fondamentale, perché non solo ‘sistemizza’ quello che emerge dal lavoro delle Brigate, ma attraverso studi e analisi riesce a indirizzare l’attività del sindacato di strada nei luoghi ‘sensibili’, quelli dove si concentrano gli operai per le raccolte, ad analizzare i cambiamenti che avvengono con l’utilizzo delle nuove tecnologie, ad analizzare gli elenchi anagrafici, essenziali per poter scrivere e stampare i depliant nelle tante lingue che si parlano nelle campagne italiane. 

RESTIAMO IN CAMPO

Le compagne e i compagni delle Brigate sono anche preparati, hanno studiato le leggi e i contratti, sanno di cosa si parla, possono dare una risposta ai tanti interrogativi delle lavoratrici e dei lavoratori. Un impegno collettivo, di crescita collettiva, nelle Brigate ci sono donne e uomini di ogni età, attivisti/e di associazioni, vite che si incontrano su una via che è quella del riconoscimento dei diritti, delle tutele, della dignità di chi per vivere deve lavorare. Che dà il senso migliore dalla quotidiana attività sindacale. Solo chi lavora può essere protagonista del cambiamento, una necessità che tocchiamo con mano, perché non vogliamo più vedere tragedie come l’omicidio di Satnam Singh.

“Nonostante da ormai vent’anni la Flai denunci la drammaticità dell’illegalità nel comparto, grazie al sindacato di strada e grazie ai Rapporti Agromafie e caporalato redatti a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto, nonostante le evidenze dei dati dei pochissimi controlli che annualmente vengono effettuati in agricoltura, c’è chi, come il ministro Calderone, continua a relegare a casi ‘episodici’ il fenomeno dello sfruttamento e del caporalato in agricoltura, c’è chi continua a nascondere la polvere sotto al tappeto – dichiara Giovanni Mininni, Segretario generale della Flai –. Noi continuereremo a essere in campo per rivendicare e difendere un lavoro dignitoso a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto ma anche di quelle aziende sane che rispettano i contratti e pagano tasse e contributi”. 

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