«Con lo stesso impegno che mettiamo nel contrasto a lavoro nero, sfruttamento e caporalato, chiameremo alla mobilitazione lavoratrici e lavoratori perché la campagna referendaria porti la maggioranza degli italiani al voto» ha dichiarato dal palco il segretario generale della Flai Cgil
Nelle prossime ore, Toor firmerà il primo contratto regolare della sua vita. Toor è uno dei tredici braccianti indiani che a ottobre dello scorso anno hanno ottenuto il permesso di soggiorno dalla Procura della Repubblica di Treviso dopo aver denunciato il loro caporale che li aveva ridotti pressoché in schiavitù. Si è lasciato alle spalle – racconta – una storia di “sogni infranti, truffe, debiti, lavoro nero, sfruttamento, solitudine: trattati come bestie, io e i miei compagni, obbligati a lavorare nei campi da mattina a sera e a vivere senza luce e gas, costantemente minacciati e picchiati. E quando eravamo disperati, senza più nessuno che ci aiutasse, abbiamo incontrato la comunità sikh e la Flai Cgil…”. Lì, è iniziato un altro percorso, culminato nella denuncia e nel rilascio del permesso di soggiorno e, finalmente, la “concreta speranza di un lavoro regolare”. “Per gli altri – racconta Giosuè Mattei, segretario generale della Flai Cgil Veneto – dobbiamo ancora lottare, non troviamo aziende che siano disposte ad assumerli, mentre ci arrivano altre segnalazioni di sfruttamento e caporalato, e questo ci dice tanto del modello di sviluppo economico di questo Paese”.
Toor è seduto in prima fila insieme a quattro compagni a seguire i lavori dell’Assemblea generale della Flai del Veneto, in un albergo alla periferia di Padova, promossa, sempre a livello regionale, anche ad “assemblea delle assemblee”, cioè un momento di riflessione e condivisione con tutte le strutture provinciali, chiamate a “cambiare il Paese con l’impegno della militanza”. La militanza ha un’unica faccia – quella seria, determinata delle delegate e dei delegati che riempiono la sala, sono circa duecento – e diversi campi di applicazione. Dalla lotta contro il caporalato alla battaglia per i cinque quesiti referendari.
COERENZA CON LE NOSTRE BATTAGLIE
La presenza e la testimonianza dei braccianti indiani in prima fila ne è la conferma. Il segretario generale della Flai Cgil nazionale, Giovanni Mininni, chiamato a concludere i lavori, ricorda che “con lo stesso impegno che mettiamo nel contrasto a lavoro nero, sfruttamento e caporalato, un fenomeno diffuso anche nel ricco Veneto, fiore all’occhiello dell’export alimentare, chiameremo alla mobilitazione lavoratrici e lavoratori perché la campagna referendaria porti la maggioranza degli italiani al voto. Precarietà, lavoro povero, cittadinanza ci richiedono lo stesso rilancio alla mobilitazione e alla lotta che invochiamo per arginare il lavoro irregolare nei campi e nelle fabbriche: stiamo sempre parlando di giustizia sociale. Perciò – sottolinea Mininni – qui, a Padova, ribadiamo il nostro impegno forte a mettere in campo le nostre azioni nelle prossime settimane, cioè un impegno forte a sostenere i cinque sì ai referendum, perché sono esattamente coerenti con le nostre battaglie contro lo sfruttamento e il caporalato: tutto parla di una società che contrasti la precarietà del lavoro, i morti sul lavoro, e che richiede un modello di sviluppo che rispetti le persone che lavorano e producono ricchezza. Non possiamo perdere questa battaglia, perché altrimenti dovremo attrezzarci per una resistenza contro questo governo e l’avanzare dell’internazionale nera. Impegniamoci in modo convinto”.
PIENAMENTE MILITANTI
Il segretario generale della Flai Veneto Giosuè Mattei parla di “scaldare i motori, è il momento di sentirsi pienamente militanti, estendere i diritti, mentre questa società tende a restringerli, mobilitarci per cancellare la precarietà”. Una fase decisiva. “È finito il momento delle analisi – sostiene Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil Veneto -, ora abbiamo un piano di lavoro, perché dobbiamo raggiungere milioni di persone, convincerle ad andare a votare, in un mondo e un momento storico in cui il voto ha perso di importanza. Dobbiamo essere nelle piazze, nei mercati, nei luoghi di lavoro: come dice Maurizio Landini, la rivolta sociale passa dal voto, perché l’esercizio di quel diritto fondamentale ci consentirà immediatamente di cancellare delle norme ingiuste”.
RESPIRO INTERNAZIONALE
Un giro d’orizzonti, nelle conclusioni di Giovanni Mininni. “L’elezione di Trump, con cui si sposa l’autoritarismo crescente di questo governo, la progressiva perdita di importanza dell’Europa, tutto questo ricade e ricadrà sulle nostre vite – avverte il segretario generale della Flai Cgil nazionale – e prima o poi anche sulla nostra condizione materiale, è bene che ce lo ricordiamo. Se l’Europa si ridurrà davvero ad un’accozzaglia di nazionalismi, lo Stato sociale che abbiamo conquistato e oggi difendiamo rischierà di essere cancellato, perché non potremo più esportarlo. Siamo in una economia di guerra, in piena corsa agli armamenti, stiamo togliendo risorse allo stato sociale, lo abbiamo visto nella Finanziaria approvata il mese scorso: la sanità pubblica è continuamente oggetto di una destrutturazione. E se, come dice Trump, dobbiamo salire al 5% del Pil in spese militari, se si afferma l’agenda Draghi che ha già prodotto disastri sociali, non faremo altro che accelerare la crisi”. Con un effetto inevitabile e pericoloso, secondo Mininni. “Quando le crisi sono economiche, diventano immediatamente politiche, ce lo sta dimostrando la Germania. Se non sappiamo leggere queste dinamiche, non riusciamo a comprendere perché Cgil e Flai scendono in campo contro la guerra e per la pace, per costruire una società dove esista la giustizia sociale”.
CAMBIAMO MODALITÀ
Il momento richiede uno sforzo straordinario “Di fronte ad una sfida formidabile, noi dobbiamo essere altrettanto formidabili nella risposta: impietosi nell’analisi, dobbiamo comprendere e sentire, nella testa e nel cuore, che abbiamo davanti un momento straordinario, che ci richiede di cambiare le nostre modalità di fare sindacato – spiega Mininni -. Se non recuperiamo una modalità militante, come speriamo di vincere la grande battaglia dei referendum di primavera? Io credo che se ci mettiamo insieme, donne e uomini, possiamo riuscirci. Cominciamo a moltiplicare la nostra azione, a partire dal sindacato di strada, che deve diventare strutturale, un metodo di lavoro sindacale”. E ancora: “Diamo senso alle cose che facciamo, riempiamo di contenuti la nostra militanza: se siamo contro le politiche migratorie di questo Paese, dobbiamo schierarci con quelle associazioni che praticano la fratellanza con altre persone che scappano. Come i nostri figli che vanno a lavorare all’estero. Per questo abbiamo aiutato Mediterranea e condividiamo con loro la necessità, in certi casi, di disobbedire. Noi siamo per il rispetto di tutte le leggi, ma se le leggi sono la Bossi-Fini, allora dobbiamo riflettere. E se siamo contro le guerre, dobbiamo schierarci, anche qui, e lo abbiamo fatto con Un ponte per, a Gaza. E renderemo più strutturale anche questa collaborazione”.