Toscana, 18 braccianti sfruttati, un arresto. Flai: Contro il caporalato serve attivare le Sezioni territoriali

I lavoratori venivano impiegati in condizioni disumane in aziende nelle campagne fiorentine, pratesi e senesi. Province in cui ancora gli organismi provinciali per prevenire l’illegalità in agricoltura, previsti dalla legge 199 del 2016, non sono stati insediati o sono fermi

“Un sistema di reclutamento ed occupazione al lavoro in condizioni di sfruttamento di numerosi lavoratori di diverse nazionalità, che versavano in grave stato di bisogno, impiegati come braccianti agricoli in proprie lavorazioni presso altre aziende agricole ubicate nelle campagne fiorentine, pratesi e senesi, in occasione delle operazioni di potatura di vigne ed ulivi, della raccolta di uva ed olive, o del caricamento su mezzi di autotrasporto di gabbie per pollame destinato al macello”. Così la Procura di Firenze, in una nota, descrive l’ennesimo caso di caporalato scoperto dalle forze dell’ordine in Toscana. Nei giorni scorsi, ma la notizia è stata data solo ieri, i carabinieri arrestato un uomo ritenuto responsabile dei reati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, occupazione al lavoro di lavoratori privi di permesso di soggiorno, lesioni colpose aggravate e violazioni varie in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Le indagini erano partite nel 2023 dalla denuncia di un lavoratore marocchino, che aveva raccontato di essere stato impiegato al lavoro da un suo connazionale in condizioni di sfruttamento e di aver subito, nell’aprile dello stesso anno, l’amputazione di un dito durante la potatura di un ulivo, un incidente che l’indagato avrebbe poi denunciato come “domestico” per evitare responsabilità. Complessivamente, sono stati identificati 18 lavoratori sfruttati, tutti di nazionalità marocchina, dei quali – stando alle informazioni diffuse dalla Procura fiorentina – 8 privi del permesso di soggiorno o comunque in possesso di titolo non valido per essere occupati al lavoro.

«L’ennesimo caso di sfruttamento nella nostra provincia – dichiara Andrea Biagianti, segretario generale della Flai Siena – dimostra ancora una volta quanto sia urgente l’istituzione della Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità prevista dalle legge 199 del 2016. Proprio poche settimane fa, insieme alle altre sigle sindacali, abbiamo richiesto formalmente alla Prefettura di Siena e alla Direzione Provinciale Inps l’insediamento della Sezione territoriale».

«Nel nostro territorio questo organismo serve – continua Biagianti – a definire un luogo di confronto permanente e promuovere iniziative locali in materia di contrasto al lavoro sommerso, gestione dei flussi di manodopera stagionale e assistenza ai lavoratori stranieri. I fenomeni di sfruttamento in agricoltura spesso riguardano le “aziende senza terra” e il conseguente sistema degli appalti. Dobbiamo pertanto riflettere su una possibile piattaforma di filiera o un albo delle aziende che forniscono manodopera in agricoltura, uno strumento a cui possano attingere i committenti e scegliere aziende virtuose che forniscono una serie di dati a garanzia. Questo permetterebbe di affrontare i picchi e i flessi della produzione in agricoltura e la contestuale mancanza di manodopera avendo un riferimento concreto per scegliere chi opera nella legalità».

«Sfruttati nei campi, nelle vigne, negli ulivi, per i nostri prodotti agricoli più conosciuti, come il Chianti e l’olio, ed apprezzati in tutto il mondo – commentano Francesco Baccanelli, segretario generale Flai Firenze, e Gianluca Lacoppola, segreteria Cgil Firenze e responsabile Cgil Empolese Valdelsa – Le indagini dimostrano quanto ancora ci sia da fare in agricoltura, anche nella provincia di Firenze, per garantire l’applicazione della legge 199 sul contrasto al caporalato».

«Nelle Sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità – insistono Baccanelli e Lacoppola – partecipano le associazioni datoriali dell’agricoltura, le organizzazioni sindacali di settore, l’ispettorato territoriale, l’agenzia delle entrate territoriale, la prefettura, e le istituzioni territoriali e regionale. Secondo noi devono essere un luogo utile da un lato ad affrontare le eventuali difficoltà che il settore vive, e dall’altro a sostenere un lavoro agricolo di qualità e impedire che la piaga del caporalato si diffonda ulteriormente su questo territorio. Purtroppo però dobbiamo sottolineare come la Sezione territoriale della provincia di Firenze, che su richiesta delle organizzazioni sindacali è stata istituita sotto l’egida dell’Inps a inizio 2024, ad oggi è ancora arenata. Dopo un primo incontro, infatti, non è stato dato nessun seguito al lavoro della sezione, nonostante le nostre sollecitazioni. È evidente che abbiamo perso un’occasione, non vorremmo che questo sia dovuto ad una mancanza di volontà. Per questo ribadiamo la necessità di una convocazione urgente da parte della sezione territoriale del lavoro agricolo di qualità».

A Prato infine, proprio come a Siena, la Sezione territoriale della Rete al momento non è stata insediata.

«L’ennesimo caso di caporalato – dichiara Mirko Borselli, segretario generale della Flai Toscana – che dimostra anche altre dinamiche conosciute e su cui è necessario intervenire: condizioni lavorative che si prestano a rischi per la sicurezza e gravi infortuni; caporali che spesso reclutano lavoratori extracomunitari nei centri di accoglienza straordinaria spostando la mano d’opera verso provincie e regioni limitrofe seguendo le diverse fasi stagionali delle colture, in un contesto normativo che continua ad adottare un approccio emergenziale a fronte di un fenomeno strutturale, quello dell’immigrazione, che interessa regolarmente il nostro Paese».

«La Flai Cgil, anche in Toscana, – conclude Borselli – è in campo con il suo sindacato di strada proprio come strumento per intercettare lavoratrici e lavoratori che hanno evidenti difficoltà a presentarsi nelle nostre sedi, praticando il principio di solidarietà e di riscatto da tutte le forme di sfruttamento».

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