Chi lavora sia protagonista del cambiamento

di Giovanni Mininni

Abbiamo da poco concluso i tre eventi nazionali di Sindacato di Strada che con le Brigate del Lavoro hanno portato decine di nostre compagne e compagni nelle campagne di Latina, Foggia e Verona per tenere accesi i riflettori sullo sfruttamento e caporalato che dilaga nel settore primario. Non sono state le uniche iniziative di questo tipo nella stagione estiva perché, in diversi territori, la nostra categoria si è mossa in autonomia ed ha presidiato il lavoro nei campi con azioni autonome messe in campo dalle strutture provinciali con Brigate del Lavoro composte da funzionari e delegati del posto.

Segno, questo, che la modalità del Sindacato di Strada si sta ormai strutturando in diverse parti del nostro Paese e sta diventando una modalità di azione della FLAI sempre più consapevole.

Gli eventi nazionali sono stati quest’anno contraddistinti da una novità che ha riguardato la composizione delle brigate che giravano nei campi. Abbiamo voluto declinare la “Via Maestra” in maniera concreta, non solo stando insieme nei cortei delle manifestazioni ma anche nel lavoro quotidiano del sindacato. Tale modalità produce il duplice risultato, uno, di far conoscere ad Associazioni a noi affini come si svolge e come si costruisce il lavoro sindacale della Flai in agricoltura, e due, poter ricevere osservazioni e consigli da chi ci guarda dall’esterno e ha uno sguardo critico che può arricchirci con punti di vista diversi che sono utili a migliorare il nostro lavoro. Una pratica che non dobbiamo interrompere ma anzi incrementare, recuperando anche quel patrimonio di contatti che ci ha consegnato il Progetto Diagrammi, che non può essere archiviato solo come un grande lavoro, impegnativo e faticoso, che abbiamo svolto a tutti i livelli della Flai ma come un’esperienza sempre viva con le associazioni che abbiamo incontrato sul territorio e che si rinnova nel continuare a lavorare insieme anche dopo la fine del progetto stando al fianco degli sfruttati e di chi ha bisogno di organizzarsi per essere tutelato. 

Infatti, non dobbiamo mai dimenticare che la nostra azione non deve essere guidata solo da un grande sentimento di amore e solidarietà che portiamo ai lavoratori sfruttati “dall’esterno”, come potrebbe fare un medico durante un soccorso, perché così potrebbe essere fine a sé stessa. 

La nostra azione deve essere guidata dalla necessità di dare un’organizzazione ai lavoratori, siano essi sfruttati o no, affinché siano più forti per tutelarsi. Il sindacato non è un agente “esterno” alla classe lavoratrice ma uno strumento attraverso il quale essa si organizza e dispiega tutta la sua visione e efficacia per costruire rapporti di forza favorevoli al cambiamento e al conseguimento di una maggiore giustizia sociale. 

Mi permetto di ricordare questo concetto, che a molti di noi sarà certamente chiaro, per evitare di scivolare, durante l’attività di Sindacato di Strada, nel ruolo di “brave persone che si mettono insieme per fare delle buone azioni”. 

Noi abbiamo l’ambizione di costruire il cambiamento e ciò si fa partendo dal basso, aggregando le persone sulle nostre proposte e facendole diventare protagoniste del miglioramento delle proprie condizioni. Un processo che, come richiamava il professor Pazzagli in una recente lezione al Corso di alta formazione di Metes, possa avviare il percorso per passare dalla conoscenza (delle proprie condizioni) alla coscienza. Solo questa consapevolezza attiva un vero cambiamento.  

Il Sindacato di Strada è la ricerca del lavoro polverizzato sul territorio, che si sposta da un campo all’altro per seguire le fasi colturali. Ma esso non esaurisce l’azione sindacale. È solo la prima fase. La contrattazione, la vertenza e la denuncia sono le fasi successive per cambiare le condizioni. Decisiva sarà una buona chiusura dei rinnovi dei Cpl agricoli nei quali dovranno trovare spazio temi normativi che contrastino il caporalato e la difesa del salario. Ma anche la difesa del modello democratico di partecipazione sarà importante: i Cpl sottoscritti andranno sottoposti al voto di approvazione delle lavoratrici e lavoratori, così come facciamo per tutti gli altri contratti che firmiamo e secondo le indicazioni delle Linee guida unitarie condivise con Fai e Uila nazionali. 

Una formidabile opportunità per poter parlare con le persone dei loro diritti, dei passi in avanti compiuti col rinnovo, dei problemi che avremo con una legge di bilancio che toglie ai poveri per dare ai ricchi e del perché bisognerà andare a votare in primavera per i referendum. In poche parole: rendere chi lavora protagonista del cambiamento.

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