Flai e Mediterranea, camminiamo insieme per restare umani

Un ponte, sul quale cammina la vita. La vita di chi attraversa il Mediterraneo per cercare rifugio, asilo, pane, lavoro, accoglienza. La vita di chi ha perso tutto, o quasi, e al di qua del mare vorrebbe almeno trovare un po’ di umanità. La vita di chi è disposto a sfidare la morte che si cela tra le onde. La vita di chi vince la partita e ne deve cominciare subito un’altra, a terra, contro le gabbie della burocrazia e le maglie dello sfruttamento. Contro uno Stato assente e imprenditori senza scrupoli. Flai Cgil e Mediterranea Saving Humans hanno deciso, ormai da un anno, di percorrere quel tratto di strada insieme. Perché salvare vite umane in mare e tutelare lavoratrici e lavoratori sulla terra hanno una stessa matrice – il rispetto dei diritti, che siano umani o del lavoro – e la stessa finalità: non rassegnarsi alla politica dei porti chiusi e dei centri di detenzione, costruiti per respingere; ad un Paese che ha deciso di affrontare il tema della migrazione sempre come un problema di ordine pubblico e di sicurezza, mai come una possibile risorsa; ad uno Stato che non fa accoglienza e non introduce al lavoro regolare, lasciando coscientemente campo libero ai caporali e agli sfruttatori.

Ecco, contro tutto questo Flai e Mediterranea scelgono di rendere più strutturato il proprio rapporto con la firma imminente di un protocollo che ci consentirà di rafforzare l’impegno in mare per salvare vite umane e l’attività in terra per tutelare i diritti di chi sbarca e vuole iniziare una nuova vita. La fase che stiamo vivendo è molto delicata, un periodo storico dove la tragedia della guerra non fa più notizia e il suo dilagare è ormai all’ordine del giorno. E gli spiragli di tregua che si stagliano all’orizzonte, pure importanti, non fanno ancora la pace. Ma la guerra ha un effetto moltiplicatore delle possibilità della restrizione degli spazi democratici in un Paese. E il nostro Paese sta diventando sempre più protagonista di una materializzazione reale dell’Internazionale nera. Il sogno dell’Europa dei popoli è sempre più lontano.

Cosa possiamo fare, allora? Noi continueremo a chiedere la cancellazione della legge Bossi-Fini, ma se nemmeno il centrosinistra ha voluto e saputo farlo, cosa possiamo aspettarci da questo governo che rischia perfino di peggiorarla? E continueremo a pretendere di essere ascoltati sui temi sociali, e dell’immigrazione, pur sapendo che con questa ennesima Finanziaria sono stati tagliati i soldi alla sanità, sono stati tagliati i soldi al welfare perché sempre di più si spinge verso una privatizzazione di tutti i servizi, dalla scuola, ai trasporti, fino alla salute.

Crediamo sia arrivato il momento di cambiare le nostre modalità non solo di analisi, ma anche di azione, sindacale e umanitaria, nel segno di una radicalità che dalle parole deve passare al quotidiano impegno concreto. Se il governo fa del rifiuto dell’accoglienza una precisa strategia, nel nostro piccolo crediamo che qualcosa si possa e si debba fare, anche disobbedire a leggi disumane. Una disobbedienza civile e non violenta. Ecco, la ‘rivolta sociale’ di cui parla Landini per noi significa anche questo. Significa soccorrere, accogliere, riconoscere le persone come nuovi cittadini. A prescindere dal colore della pelle, dalla nazionalità. Nessuno si salva da solo, italiano o straniero che sia. Questo è il momento di una lotta di resistenza e di progetto, per piantare i semi di un altro mondo possibile. In futuro ne raccoglieremo i frutti.

Laura Marmorale e Giovanni Mininni

* Laura Marmorale è presidente di Mediterranea Saving Humans. Giovanni Mininni è segretario generale Flai Cgil

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