La marcia dell’unità. Nonostante tutto, nonostante il tritolo fascista

di Valeria Cappucci

«Via il governo della miseria», «Nord e Sud uniti nella lotta», «Reggio sì, fascismo no». Un grido unico di decine di migliaia di voci […] di oltre sessantamila uomini, donne e giovani venuti a manifestare la ferma volontà di lotta e di rinascita e lo sviluppo del Mezzogiorno raccogliendo e dando subito corpo all’indicazione di iniziative scaturite dal fervore dei sindacati metalmeccanici, dalla Federbraccianti, dai sindacati edili. Sono giunti da ogni regione d’Italia. Hanno affermato con forza che il Mezzogiorno è il problema centrale dello sviluppo economico e sociale dell’intero Paese.

In piazza quel giorno c’erano tutti: braccianti, contadini e operai, da tutta Italia, uniti a tanto, tantissimo popolo. Ma solamente a partire dalle prime ore del pomeriggio i treni sono potuti arrivare a Reggio a causa degli attentati dinamitardi che si sono verificati nella notte tra il 21 e il 22 di ottobre. 

Si legge su L’Unità del 23 ottobre 1972:

Nove attentati fascisti in una sola notte: cinque bombe sono state fatte esplodere sulla rete ferroviaria che collega Roma a Reggio Calabria e altre quattro all’interno della città calabrese. Un preciso disegno criminoso, ideato e messo in atto con cinica determinazione nel tentativo, risultato poi vano, di far fallire la grande manifestazione e di provocare una strage sulla quale imbastire un nuovo capitolo della trama nera. […] I primi due ordigni, a distanza di un’ora l’uno dall’altro, hanno divelto i binari delle linee ferroviarie nei pressi di Cisterna di Latina e di quella tra Valmontone e Colleferro. Le esplosioni sono avvenute mentre stavano transitando due convogli di cui uno era un treno speciale proveniente da Bologna con a bordo mille lavoratori. […] Nelle prime ore del mattino è stata presa di mira la ferrovia nei pressi di Reggio. Una bomba è scoppiata a Lamezia Terme, ancora una volta quando stava transitando un treno con a bordo le delegazioni operaie e sindacali; altre due sono state trovate a Gioia Tauro e a Palmi e sono state fatte saltare dagli agenti di polizia. 

Le bombe, sulla cui matrice nessuno ha mai avuto dubbi, miravano chiaramente a provocare deragliamenti e stragi. Un tentativo fortunatamente fallito. Dal palco il compagno Giuseppe Diano, segretario generale della Camera del Lavoro di Reggio, mette in chiaro che nessuno riuscirà a distruggere l’unità nella battaglia per il Mezzogiorno: «Hanno tentato, col tritolo, con le intimidazioni e con le aggressioni di impedire la manifestazione, ma non ci sono riusciti, perché questa non è una sfida alla città, come hanno avuto la spudoratezza di affermare i fascisti, ma una sfida alla miseria. Hanno avuto paura della manifestazione che ha posto al centro l’unica strada per sconfiggerli, cioè l’unità tra il Nord e il Sud, l’unità fra occupati e disoccupati».

Intanto, mentre si susseguono gli interventi dal palco, iniziano ad arrivare i treni che le bombe volevano bloccare, accolti con entusiasmo dalla folla. Sono arrivati tardi ma in tempo, con orgoglio e soddisfazione. 

Su Lotte agrarie, il racconto della grandiosa manifestazione:

L’ultimo treno è arrivato alle 17.40. Portava oltre mille lavoratori della provincia di Milano, partiti dal capoluogo alle 15 del giorno precedente; quasi 27 ore di viaggio, trascorse nella tensione, nello sdegno, nell’attesa di arrivare in tempo per partecipare alla manifestazione. Eppure, la stanchezza non era l’aspetto dominante che traspariva dai loro volti: emergeva l’entusiasmo, la combattività, l’orgoglio di essere giunti a Reggio Calabria «nonostante tutto, nonostante il tritolo fascista». Sono giunti nella piazza della stazione centrale, dove si è tenuto il comizio, accolti da migliaia e migliaia di lavoratori, salutati da applausi e slogan. La manifestazione era ancora in corso nonostante il comizio ufficiale […] fosse terminato ormai da due ore.

È stata una manifestazione ininterrotta dalle prime ore dell’alba, quando sono arrivati i primi pullman e le navi dalla Sicilia, Genova e Livorno, fino alle dieci di sera quando sono ripartiti gli ultimi treni. Qualcuno l’ha definita una manifestazione permanente. È stata soprattutto una manifestazione possente, combattiva, decisa, vissuta attimo per attimo con fermezza e passione; una manifestazione dove ciascuno degli oltre 60.000 lavoratori è stato pienamente protagonista. Non sono mancati momenti di grande emozione come l’incontro e l’abbraccio al porto tra i braccianti siciliani e gli operai di Genova. Striscioni, cartelli, disegni, bandiere, numerosi e pieni di significato assieme alle parole d’ordine scandite con forza dall’intero corteo, insieme alla responsabilità dimostrata da tutti di fronte alle aperte provocazioni di sparuti gruppetti di fascisti disseminati lungo la strada. Ma soprattutto, queste cose sono state una precisa smentita, se ancora ve ne fosse stato bisogno, alla tesi della marcia punitiva che strumentalmente i fascisti avevano tentato di accreditare tra la gente di Reggio.

Falliti dunque i tentativi fascisti di impedire la manifestazione, di colpire la democrazia e – come cantava Giovanna Marini – alla sera Reggio era trasformata, pareva una giornata di mercato; quanti abbracci e quanta commozione, gli operai hanno dato una dimostrazione. 

Fotografie Archivio Storico Donatella Turtura Flai Cgil nazionale: Arrivo dei treni a Reggio Calabria e un aspetto del corteo

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