Lo Stato si assuma le proprie responsabilità di fronte alla vergogna dei ghetti

Matteo Bellegoni – Jean René Bilongo

Le conosciamo, quelle realtà anguste disseminate in giro per lo Stivale, quei gironi danteschi che   il lessico politicamente corretto chiama “insediamenti informali”. Noi, invece, li chiamiamo per quello che sono: i ghetti. Sono l’essenza stessa dell’esclusione sociale e dell’emarginazione, crocevia della reificazione di tante donne e tanti uomini ridotti a semplici arnesi da lavoro. I ghetti sono il regno dei caporali, il mercatino delle braccia a tariffe da discount. Per chi è costretto a viverci, quei non-luoghi sono l’unico riparo possibile, specie per quanti sono in attesa di regolarizzazione o sprovvisti Titolo di Soggiorno. I ghetti dei lavoratori agricoli sono la plastica rappresentazione del lumpenproletariat, l’esercito di diseredati da schiavizzare per un tozzo di pane. 

Cancellare quelle coordinate della disumanità non è quindi solo una questione di giustizia sociale, ma anche un modo concreto per togliere un importante serbatoio attraverso il quale si coltivano e si innaffiano lo sfruttamento e il caporalato. 

Il PNRR ha previsto lo stanziamento di 200 milioni di euro per il superamento degli insediamenti informali, risorse che dovevano essere assegnate a un novero di Comuni per progetti di strutturazione di schemi alloggiativi dignitosi e il corredo di servizi qualificativi come la predisposizione di formule sociali per garantire il trasporto dai luoghi di vita ai siti di lavoro.

Nel decreto-legge PNRR bis pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 2 marzo scorso, il Governo ha istituito il Commissario straordinario per superare gli insediamenti abusivi. Il testo puntualizza che il Commissario andasse nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del titolare del dicastero del Lavoro, entro 30 giorni. Tuttora nulla. Nessuna nomina. Intanto i ghetti sono lì, si espandono, con pezzi di umanità in grave sofferenza. Per noi è una priorità. Sulla medesima della mobilitazione nazionale che la FLAI è stata in grado di catalizzare in costanza di emergenza sanitaria per chiedere attenzione e riguardo nei confronti proprio di quegli emarginati che nessun DPCM avesse mai minimamente preso in considerazione, mentre la narrazione ufficiale tranquillizzava la cittadinanza sulla disponibilità di frutta e verdure freschi negli appositi reparti della supermercatica. La FLAI si era mobilitata e l’aveva spuntata. Ripartiamo da qui.

Esigere che lo Stato assuma le sue responsabilità di fronte alla vergogna dei ghetti non è un capriccio della FLAI. Nell’Atto Finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Helsinki 1975) il Titolo VI sulla Cooperazione in altri settori e, nello specifico, negli Aspetti economici e sociali del lavoro migrante, pone la necessità per gli Stati di “adoperarsi per garantire che i lavoratori migranti possano godere di condizioni soddisfacenti di vita e particolarmente di alloggio”.  

Articoli correlati

Un futuro sostenibile non può ignorare le aree interne

Il nuovo numero della rivista AE della fondazione Metes per rivolgere lo sguardo su una porzione importantissima del nostro territorio  Il tema delle disuguaglianze territoriali...

VII Rapporto agromafie e caporalato, sono oltre di 200.000 gli irregolari, sempre più poveri 

Un enorme bacino di disagio occupazionale, in cui le donne, ulteriormente penalizzate, sono circa 50mila. Con un tasso di irregolarità che tocca il 30%,...

Congresso Effat a Valencia, senza pace non ci sarà sindacato

Il sindacato internazionale faccia politica combattendo la deriva destrorsa che ci spinge alla guerra Il 26 27 novembre si è svolto a Valencia il 6°...