Perugina, la fabbrica dei Baci nell’era dei robot

Un tempo era fantascienza oggi è la realtà. L’evoluzione della tecnologia applicata alle produzioni industriali sta rivoluzionando il mondo del lavoro. Una possibilità, quella tecnologica, che non è per tutti ma solo per le aziende più ricche, in grado di investire in ricerca e sviluppo. Lo dimostra la più importante azienda di Perugia, quella Perugina oggi Nestlè che è entrata nell’immaginario collettivo, non solo delle italiane e degli italiani, con uno dei cioccolatini più buoni del mondo, quel Bacio che ha fatto innamorare al primo morso generazioni e generazioni di donne e uomini, e che resta un prodotto al tempo stesso popolare e di altissima qualità.

Simona Marchesi è entrata in Perugina più di un quarto di secolo fa, aveva vent’anni nel 1998, e questo lavoro ha rappresentato per lei buona parte del suo percorso di vita. Ormai storica delegata sindacale, votatissima, ed eletta a più riprese nella Rsu per la Flai Cgil, può raccontare bene la rivoluzione tecnologica avvenuta nello stabilimento. Con alcune luci e tante ombre. “A guardare retrospettivamente è stato uno tsunami, che ha investito tutte e tutti, operai e impiegati. Alcune postazioni inevitabilmente non esistono più – osserva – Ad esempio dove si lavorava su un fondo linea di ‘pallettizzazione’ manuale, oggi c’è un cobot”. In altre parole un co-robot (‘collaborative robot’), macchina concepita per interagire fisicamente con l’uomo in uno spazio di lavoro. “Con questa evoluzione alcune figure professionali stanno sparendo, sostituite da profili che possono essere più qualificati. Anche questo è un tema da affrontare. Se non hai più bisogno di un operaio sempre sulla linea, sarà comunque necessario qualcuno in grado di riavviare la macchina, che conosce il cobot, e sa come impostare i programmi produttivi. Un altro esempio, se prima i cioccolatini venivano inscatolati a mano, oggi lo fa un robot”.

Nestlè è una delle più importanti multinazionali del pianeta, una potenza economica che si può permettere di seguire passo passo i progressi della tecnologia ‘intelligente’ e applicarla nei suoi stabilimenti. “L’azienda investe per ottimizzare le sue produzioni ed essere competitiva sul mercato. Nascono nuove linee anche per assorbire posti di lavoro che non esisterebbero più – sottolinea Marchesi – Sindacalmente dobbiamo cavalcare e provare a gestire un processo inarrestabile che altrimenti dovremmo subire. Un tempo non facevamo i cioccolatini del Calendario dell’Avvento, quelli che giorno giorno preparano alle festività natalizie. Oggi siamo in grado di produrli, ed è una produzione che ‘tira’ tantissimo”.

Parola d’ordine formazione. “Con l’evoluzione della tecnologia sono sempre più essenziali i corsi di formazione. Non abbiamo tutti vent’anni e non siamo tutti nati digitali. L’ età media in fabbrica è di circa cinquant’anni. Per tutelare tutte e tutti abbiamo preteso che nessuno fosse escluso dalla formazione tecnologica, anche per le compagne e i compagni di lavoro impiegati nei settori più ‘tradizionali’. Non vogliamo che nessuno resti indietro, d’altronde viviamo in un’epoca in cui la formazione permanete è un obbligo. Ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterne usufruire per svolgere il nostro lavoro bene e in sicurezza”.

Sulla ricetta per non perdere posti di lavoro Marchesi ha le idee chiare: “Lavorare meno, lavorare tutti, con una riduzione dell’orario di impiego a parità di salario”. I dipendenti diretti di Perugina sono 806, gli stagionali oscillano fra i 200 e i 250 nei periodi delle feste, Pasqua e Natale. Insomma un’azienda con la ‘A’ maiuscola, in grado di ammortizzare gli aumentati costi di produzione dovuti al massiccio utilizzo delle tecnologie. La sindacalista della Flai Cgil ricorda con orgoglio un recente accordo su una linea a ciclo continuo, sette giorni su sette h24. Abbiamo concordato un orario a scorrimento di 38 ore settimanali invece che di 40, retribuito a tempo pieno. Invece di lavorare 3 squadre ne lavorano 4”.

Una delegata storica, che ancora le evoluzioni tecnologiche ai principi, ai diritti e alle tutele che restano la bussola del sindacato, rispetto a una modernità che tutto travolge, come uno tsunami. “Le ultime elezioni per il rinnovo dalle Rsu per la Flai sono state un successo. Ma non è solo la nostra vittoria ad inorgoglirci, c’è stata una massiccia partecipazione al voto. E quando mi siedo a un tavolo di contrattazione sapendo di avere alle spalle l’appoggio del 90% delle lavoratrici e dei lavoratori, questo mi dà una forza contrattuale incredibile”.

Frida Nacinovich

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