Pesca-turismo a Palermo, l’altra faccia di un mestiere antico come l’uomo

Chi dorme non piglia pesci, dice il proverbio. Lo sanno bene i pescatori, che quando il sole riposa salgono sulle imbarcazioni e prendono il largo. Non sempre si può, talvolta c’è il mare in tempesta, periodicamente c’è il cosiddetto ‘fermo pesca’ necessario per permettere alla fauna ittica di crescere e moltiplicarsi. Certo, con tutte le limitazioni decise dalle autorità diventa complicato tirare avanti, anche perché la categoria, di questo si tratta, è una delle poche a non avere ammortizzatori sociali. C’è chi ha trovato il modo di fare giornata insegnando la bellezza di questo mondo antico e suggestivo ai turisti, ai ‘terragnoli’, ai tanti che vogliono passare una giornata in mare aperto, fra onde e salsedine, sole e panorami mozzafiato. Maria Grazia Anello è orgogliosa di fare pesca-turismo. “Ho scoperto questo mondo per amore – esordisce – ho conosciuto proprio così il ragazzo che oggi è il mio compagno. Lui stava lavorando su un progetto dell’Unione europea per l’ampliamento e l’ammodernamento dell’imbarcazione, per renderla sempre più efficiente, funzionale e sicura. L’idea della pesca-turismo è nata in questo modo, quasi per caso”. Ne è fiorito un movimento che sta riscuotendo un successo crescente fra gli appassionati, che sono tanti. “Prova ne è che passo dopo passo, con la crescita della clientela, c’è stato bisogno di un numero di telefono dedicato alle prenotazioni, un sito web, una mail”. Sono passati dieci anni e Maria Grazia Anello guarda al cammino fatto con giustificata soddisfazione. “Abbiamo per così dire ‘internazionalizzato’ l’attività, sono sempre di più i gruppi di turisti amanti della pesca che arrivano in Italia dall’estero: inglesi, francesi, tedeschi e altri ancora. Tutti innamorati del mare, dell’Italia, e in particolare della nostra isola bella, la Sicilia. In questi anni ho studiato lingue, facendo pratica sul campo”. Ogni appassionato di pesca sportiva ha imparato che con loro si può trovare bene, come a casa. I gruppi possono raggiungere le dieci persone, la barca è grande a sufficienza per ospitarle tutte. Poi, a scelta, si possono fare uscite individuali. “Queste soprattutto per chi non si sente ancora sufficientemente esperto per il lavoro di gruppo”. Anello spiega che in estate la pesca-turismo diventa una fonte di reddito essenziale. “Visto che si può pescare in modo molto ridotto, modifichiamo il nostro lavoro rendendolo appunto più ‘turistico’. Facciamo partecipare i nostri ospiti alla ‘tirata’ delle reti, una pesca artigianale non certo industriale. Spieghiamo loro come si ‘smaglia’ il pesce, quali sono le specie che possiamo tirare su, le loro caratteristiche, le profondità in cui vivono e tutti gli altri accorgimenti grandi e piccoli che costituiscono il ‘bagaglio culturale’ di ogni buon pescatore. I nostri sono viaggi divertenti, dinamici, e anche didattici”.  

A questo punto la domanda diventerà d’obbligo: si può diventare pescatori, quelli veri, iniziando dalla pesca-turismo? La risposta è un sorriso complice: “Certo, con la Flai Cgil di Palermo, e l’aiuto della segretaria Valentina Pantanella, organizziamo veri e propri corsi per pescatori”. Il Dipartimento pesca della Flai nazionale mette a disposizione del settore lezioni per conseguire i titoli professionali necessari per esercitare il mestiere, finanziati dal piano triennale per la pesca con i fondi del ministero dell’Agricoltura. Anche la pesca-turismo ha le sue regole, pure lei è soggetta alla stagionalità, alle fisiologiche condizioni del tempo e del mare, compresi i fermi-pesca. “Comunque in estate è diventata la nostra principale fonte di reddito, diminuiamo lo sforzo della pesca, tirando su pochissima risorsa, giusto quella con cui poter fare le dimostrazioni per i turisti”. La pesca-turismo è un microcosmo a suo modo raffinato, sempre diverso a seconda delle specie ittiche da gustare appena raccolte, seguendo le richieste degli ospiti di turno. “Capita spesso che in barca ci siano famiglie intere, i bambini sono incantati dall’esperienza, chiedono di pranzare in barca e così noi ci siamo organizzati anche per fare piccole degustazioni. Capita anche di portare in mare aperto ragazze che vogliono fare una bella gita prendendo il sole e facendo il bagno. Naturalmente il grosso è fatto da patiti della pesca. Un’escursione dura più o meno sei ore. Potremmo partire anche all’alba, ma di solito fissiamo un orario più comodo, per poter coinvolgere anche mio suocero, che è a sua volta un pescatore”. Generazioni di marinai, con il mare dentro. 

A Castellammare del Golfo, una settantina di chilometri da Palermo, fino a qualche tempo fa c’era una sola barca che faceva pesca-turismo. “Oggi la marineria locale si è per così dire irrobustita, non siamo più solo noi a fare pesca-turismo, ma ci sono altre famiglie di pescatori che hanno deciso di seguire le nostre orme”. In definitiva è anche un modo per tenere viva una tradizione plurisecolare che potrebbe andare lentamente dispersa, e che invece trova nuova linfa grazie a questa attività. Anello è giovane, fa parte della categoria degli under 35, nella sia vita precedente era impiegata in un’agenzia di viaggi, lo studio delle lingue straniere è stato utilissimo per la sua nuova attività. “Con la Flai Cgil organizziamo i pescatori, facendo corsi di formazione, e spiegando loro che è possibile diversificare le attività conservando un mestiere che resta difficile perché oggi è complicato tirare avanti con la sola pesca”.   

Frida Nacinovich

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