Emergenza Covid-19. EFFAT scrive alla Presidente della Commissione europea: maggiori tutele lavoratori settore agricolo e Covid bond per affrontare rischio recessione

Il sindacato EFFAT ha scritto al Presidente della Commissione europea e ai Commissari per il Lavoro e Affari sociali, Agricoltura, Salute e Sicurezza e Affari Interni per sottolineare le necessità dei lavoratori del settore agricolo in questa emergenza determinata dal COVID-19, in particolare per quei lavoratori più fragili come i tanti migranti che vivono in insediamenti informali come le baraccopoli e che hanno bisogno di tutele e di lavorare in sicurezza; inoltre, l’EFFAT sostiene anche la “proposta di varare i cosiddetti “Covid bonds europei” quale mezzo per affrontare il rischio di recessione”.

Di seguito il testo integrale della lettera

Alla cortese attenzione di:

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea

Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e gli Affari sociali

Janusz Wojciechowski, Commissario all’Agricoltura

Stella Kyriakides, Commissario per la Salute e la Sicurezza alimentare

Ylva Johansson, Commissario per gli Affari interni

Oggetto: pandemia da COVID-19. I lavoratori del settore agricolo ed alimentare meritano una migliore tutela

Caro Presidente, Cari Commissari,
innanzitutto vorrei ringraziarvi per la vostra leadership in questi tempi turbolenti.

In qualità di organizzazione sindacale che rappresenta i lavoratori di tutta la catena alimentare, l’EFFAT esprime la sua profonda preoccupazione per le condizioni di milioni di lavoratori impiegati nell’agricoltura e nella produzione alimentare che oggi stanno moltiplicando i loro sforzi per garantire disponibilità di cibo a tutti in questa fase di emergenza. Sebbene tutti noi stiamo beneficiando del loro instancabile ed indispensabile lavoro, le misure adottate per tutelarne la salute sono spesso troppo deboli o addirittura del tutto assenti.

È purtroppo ben noto che i lavoratori agricoli sono spesso vittime di condizioni di lavoro difficili e precarie in tutta Europa. In alcune regioni, migliaia di lavoratori migranti vivono segregati in abitazioni deplorevoli, in rudimentali rifugi costruiti in baraccopoli isolate e sovraffollate, senza acqua, elettricità e servizi igienici. L’EFFAT è profondamente preoccupata per il notevole rischio che questi insediamenti informali diventino focolai della pandemia da COVID-19, i cui effetti sarebbero devastanti e potrebbero scatenare un’emergenza sanitaria ingestibile per intere regioni. Vi chiediamo di agire prontamente al fine di fare tutto il necessario per eliminare questo rischio.

Nella miseria di quelle baraccopoli, la vita quotidiana dei lavoratori migranti è immutata nonostante le misure precauzionali stabilite dalle autorità pubbliche. Non sono disponibili informazioni sui rischi associati alla pandemia da COVID-19 ed è praticamente impossibile rispettare le linee guida minime in termini di distanziamento sociale. La loro condizione di povertà ed emarginazione rende i lavoratori migranti ancora più vulnerabili agli effetti di questa pandemia mondiale. La richiesta da tempo avanzata dall’EFFAT di garantire un alloggio adeguato ai lavoratori migranti impiegati nell’agricoltura deve ora essere presa in considerazione con urgenza. Inoltre, tutti i lavoratori agricoli in Europa hanno bisogno di dispositivi di protezione per continuare ad operare in piena sicurezza. Non possono più aspettare.

Nel settore della trasformazione alimentare, è dimostrato che molte aziende non hanno attuato protocolli precauzionali, a volte anche in spregio alle misure adottate dalle autorità nazionali. Ciò sta generando insicurezza, stress e spesso panico tra i lavoratori, oltre ai diffusi timori di perdere il posto di lavoro in conseguenza delle chiusure del settore alberghiero e della ristorazione in vari paesi.

Inoltre, le restrizioni di viaggio imposte all’interno dell’Europa e dai Paesi terzi verso l’Europa a seguito della pandemia da COVID-19 stanno causando carenze di manodopera anche nel settore agricolo.

La raccolta di molte colture è a rischio, dalla stagione della raccolta delle fragole nella provincia spagnola di Huelva alla raccolta dei pomodori in Puglia o degli asparagi nelle Fiandre. Questi raccolti coinvolgono un gran numero di lavoratori stagionali dell’Unione Europea (rumeni, bulgari, polacchi, ecc.) e di lavoratori del Nord Africa e dei paesi subsahariani. Se la situazione persiste, l’approvvigionamento alimentare di molti prodotti sarà a rischio. Il modo migliore per superare questa sfida è rendere il settore agricolo più attraente, con salari dignitosi, alloggi adeguati e buone condizioni di lavoro.

Per affrontare questi problemi urgenti, chiediamo il vostro sostegno ed il vostro rapido intervento per raggiungere i seguenti obiettivi:

  1. Per poter lavorare in sicurezza in questa fase di pandemia, tutti i lavoratori agricoli in Europa dovranno beneficiare di condizioni abitative dignitose. Ciò è estremamente urgente se vogliamo evitare le emergenze sanitarie in alcune regioni europee. I datori di lavoro dovranno essere considerati responsabili di garantire tali condizioni anche nel caso in cui terzi siano incaricati di fornire un alloggio. Per contrastare la diffusione del virus è inoltre necessario creare e/o migliorare le condizioni sanitarie durante il lavoro nei campi, ivi compresa la fornitura di servizi igienici mobili e di dispositivi di protezione.
  2. L’UE dovrà fornire una guida per garantire protocolli armonizzati per la tutela della salute dei lavoratori nel settore agricolo e nella produzione alimentare. Tutti i lavoratori devono essere ben informati e protetti dai rischi connessi al virus. L’istituzione di sistemi di acquisto centralizzati per l’acquisto di dispositivi di protezione (ad esempio maschere e guanti) dovrà essere accelerata per evitare la concorrenza sleale. Chiediamo inoltre alla Commissione di aumentare le pressioni per la ratifica della Convenzione 184 dell’OIL (Salute e sicurezza in agricoltura) sugli Stati membri che non l’hanno ancora fatto.
  3. Il settore agricolo deve essere urgentemente reso più attraente. Il modo migliore per farlo è garantire che i lavoratori agricoli godano di salari dignitosi e di buone condizioni di lavoro ovunque in Europa. L’UE può svolgere un ruolo importante nel conseguimento di questo obiettivo, facendo in modo che le corresponsioni dirette della Politica Agricola Comune (PAC) siano condizionate al rispetto delle normative sul lavoro, delle norme sociali e dei contratti collettivi di lavoro.
  4. In un momento in cui gli insediamenti informali come le baraccopoli sono un grave rischio potenziale per la salute ed il settore agricolo, in Europa si sta affrontando una carenza di manodopera, e la necessità di regolarizzare i migranti privi di documenti è ora di cruciale importanza, soprattutto in alcuni Stati membri. Ciò consentirebbe ai migranti di avere accesso all’assistenza ed all’occupazione legale senza subire discriminazioni o sfruttamento. La regolarizzazione, tuttavia, non deve essere usata come un’opportunità per fornire manodopera a basso costo. Al contrario, dovrebbe essere un modo per garantire la piena parità di trattamento, proteggendo i migranti dal diventare vittime di pratiche di caporalato, lavoro nero e sfruttamento. Al contempo, chiediamo che l’UE acceleri il processo di revisione delle norme europee in materia di asilo, garantendo ai richiedenti asilo il diritto di lavorare entro 3 mesi dalla presentazione della domanda.
  5. Chiediamo alle istituzioni dell’UE ed ai governi nazionali di mobilitare tutti i fondi strutturali non utilizzati per sostenere gli Stati membri nel garantire il sostegno finanziario ed il sostegno al reddito di tutti i lavoratori, ivi compresi i lavoratori atipici dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione alimentare colpiti dalla disoccupazione o dalla sospensione dal lavoro. Chiediamo inoltre che l’accesso al Fondo europeo per la globalizzazione (FEG) sia esteso in relazione alle chiusure di aziende nel settore della trasformazione alimentare – applicandosi anche alle chiusure che non sono strettamente connesse alla globalizzazione, ma alla temporanea mancanza di materie prime o al temporaneo declino del mercato delle esportazioni. Inoltre, l’EFFAT sostiene la proposta di varare i cosiddetti “Covid bonds europei” quale mezzo per affrontare il rischio di recessione.

Vi ringraziamo sin d’ora per l’attenzione che serberete a questa lettera, e rimaniamo a vostra disposizione per ulteriori discussioni sulle questioni sollevate e sulle soluzioni proposte.

Cordiali saluti,

Kristjan Bragason

Segretario generale dell’EFFAT

 

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