Lavoro, operazione anti caporalato. Mininni, Flai Cgil: «Basta iniziative spot, solo per ripulire l’immagine del governo»

«Abbiamo appreso dalla ministra Calderone dell’operazione straordinaria di Carabinieri e Ispettorato del lavoro nell’ambito delle attività di contrasto al caporalato. Alle forze dell’ordine va il nostro plauso. Ma, per essere onesti, dobbiamo dire che controlli di questo tipo dovrebbero essere la normalità, non un’iniziativa straordinaria – dichiara Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil -. Invece il governo pare essersi accorto solo adesso che nelle campagne italiane lavorano persone ridotte in schiavitù, e ha preferito organizzare un’iniziativa spot, a favore di telecamere, per ripulire la propria immagine dopo la tragedia di Latina e, in un solo giorno ha riscontrato il 66% di irregolarità nelle imprese agricole». 

«E allora, davanti a tanta irregolarità cosa si dovrebbe fare? – torna a dire il segretario generale della Flai -. In un Paese normale si dovrebbero pianificare più ispezioni, aumentare gli ispettori, incrociare le banche dati degli Istituti e applicare tutto ciò che è già previsto nella legge 199/2016 “anticaporalato”. La verità, invece, è che tutti i governi precedenti hanno fatto pochissimo e l’attuale fa ancora meno perché il Tavolo anti caporalato, luogo dove si potrebbero pianificare queste attività, è fermo da oltre un anno. E le Sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, l’organismo provinciale previsto dalla legge 199 per prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, o non sono state insediate o non funzionano».

«Gli strumenti per combattere lo sfruttamento e il caporalato ci sono – prosegue Mininni – ma non vengono utilizzati. Proprio stamani abbiamo denunciato l’ennesimo caso di lavoratori agricoli ridotti in schiavitù in Veneto. Eppure, proprio in quella regione, dal 2016 ad oggi non è stata insediata neanche una Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità». 

«Infine – chiosa il segretario generale della Flai Cgil – ci domandiamo perché, stando al resoconto della ministra Calderone, sarebbero stati emessi 128 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, quando la legge 199 prevede che sia possibile nominare un amministratore giudiziario e delegare ad esso il controllo dell’azienda, in modo tale che i lavoratori possano continuare ad essere impiegati. Il risultato è che i braccianti coinvolti, oltre al danno di essere stati sfruttati, vivano anche la beffa di perdere il lavoro. Quando si fanno le cose in fretta, per rispondere solo al clamore mediatico, si possono anche provocare dei danni».

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