77 anni fa la strage di Partinico, la Cgil ricorda Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono

Sabato, ore 10, in Corso dei Mille per ricordare i due sindacalisti uccisi durante l’assalto alla Camera del Lavoro. Flai e Cgil: “Espressione delle lotte del lavoro e della conquista dei diritti” 

Sabato 22 giugno la Cgil ricorda la strage di Partinico in cui 77 anni fa morirono Giuseppe Casarrubea e Francesco Lo Iacono. La commemorazione si terrà alle ore 10, in Corso dei Mille, 321, sul luogo dell’eccidio.  Interverranno: Tanino La Corte, segretario della Cgil di Partinico, Dino Paternostro, responsabile dipartimento Archivio e memoria storica  Cgil Palermo, Pietro Rao, sindaco del comune di Partinico, Erasmo Briganò, presidente del consiglio comunale, e Enza Pisa, segretaria generale Flai Cgil Palermo.

I due dirigenti sindacali furono colpiti a morte durante l’assalto alla Camera del Lavoro, il 21 giugno del 1947. Casarrubea morì sul colpo. Lo Iacono, ferito con trenta colpi di arma da fuoco, morì dopo sei giorni in ospedale.

“A Partinico quella sera di giugno persero la vita due nostri dirigenti nel fiore degli anni e rimasero feriti Leonardo Addamo, Salvatore Patti e Giuseppe Salvia, che solo per caso non persero la vita – dichiara Dino Paternostro – Pur di fermare il movimento sindacale, i contadini e la sinistra, la banda Giuliano, i mafiosi e le destre reazionarie non esitarono a consumare una terribile strage. Casarrubea e Lo Iacono saranno ricordati come espressione delle lotte per il lavoro, i diritti e la democrazia e nel loro nome, e nel nome degli altri martiri, continuiamo la lotta per una Sicilia migliore. Invece i mafiosi e i loro complici resteranno inchiodati per sempre alle loro gravissime responsabilità”.

“L’assalto alla Camera del Lavoro era stato preceduto, l’8 maggio del 1947, dall’assassinio, sempre a Partinico, di Michelangelo Salvia, militante comunista, per impedirgli di testimoniare sulla strage di Portella – ricorda il segretario della Camera del Lavoro Tanino La Corte –  Da quegli episodi è partita una  grande mobilitazione  del movimento contadino che prima ha portato la Camera del Lavoro di Partinico con Turiddu Termine e col sociologo Danilo Dolci al famoso sciopero alla rovescia del febbraio del 1956 e successivamente alle lotte per la costruzione della Diga dello Jato negli anni 70”.

E aggiunge Enza Pisa, segretaria generale Flai Cgil Palermo: “Troppo cara è costata alla nostra categoria, quella dei braccianti agricoli, la conquista dei diritti, della libertà e delle tutele per tutti i lavoratori. Riportare alla memoria i fatti accaduti a Partinico 77 anni fa per noi è un impegno quotidiano per ribadire che i diritti non si conquistano e basta: poi serve ogni giorno agire e lottare per la loro affermazione, attuazione e per non perderli”.

Il 22 giugno 1947, un “commando” terroristico prese d’assalto a colpi di mitra e di bombe a mano la sede della Camera del Lavoro di Partinico, che allora ospitava anche la sezione del Pci. In quella strage furono assassinati i dirigenti sindacali Giuseppe Casarrubea nato il 1 ottobre 1899 a Partinico (Palermo), falegname, comunista, e Vincenzo Lo Iacono, nato a Partinico il 12 novembre 1909, contadino, e feriti Leonardo Addamo, Salvatore Patti e Giuseppe Salvia, che si trovavano davanti la sede sindacale.

Dopo la strage, la Cgil nazionale dichiarò uno sciopero nazionale di mezz’ora e le fabbriche si fermarono in tutta Italia per protestare contro il fatto di sangue, attribuito al tentativo della mafia e delle forze politiche neo fasciste di impedire il cammino della nuova Italia repubblicana.

L’Assemblea Costituente sospese i lavori ed espresse la condanna contro i mandanti e gli assassini. Lo stesso ministro dell’Interno Mario Scelba, anche se indicava nel bandito Giuliano la pista su cui indagare, informava De Gasperi sulla natura terroristica degli attentati del 22 giugno e la presidenza del Consiglio dei ministri si rivolgeva al governo siciliano parlando apertamente di “minaccia terroristica”. Gli assalti del 22 giugno rappresentarono la diretta prosecuzione della strage di Portella della Ginestra, come dimostrarono i giudici di Viterbo, che unificarono le indagini giudiziarie relative ai due gravi fatti e li esaminarono come unico episodio di una stessa manovra stragista.

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