A Lampedusa per salvare la pesca e il mare 

Si parla del futuro della pesca siciliana a Lampedusa, tra aree protette, direttive europee, parchi eolici galleggianti e una transizione ecologica imprescindibile, alla luce degli stravolgimenti climatici, negli anni delle speculazioni che rendono i costi della vita insopportabili. In una sala  gremita di pescatori, nella sede dell’Area Marina Protetta, si cerca di capire come salvare un mestiere antico come l’uomo e prezioso, la risorsa ittica, e l’ambiente. Lo studio scientifico promosso dalla Flai Nazionale (Progetto Pesca) e curato dall’ecologo Franco Andaloro, fotografa la realtà del settore nel Mediterraneo. “Siamo venuti qua per ascoltarvi – dice Antonio Pucillo, capo dipartimento pesca rivolto ai pescatori – e per iniziare insieme un percorso che coniughi la giusta transizione ecologica alla tutela del lavoro di chi di mare vive, in mare fatica, fa un lavoro usurante, senza gli ammortizzatori sociali di cui tutti gli altri settori godono”. Oltre al sindaco di Lampedusa Filippo Mannino, intervengono il segretario generale della Flai Sicilia Tonino Russo, quello della Flai Agrigento Giuseppe Di Franco e Franco Colletti Presidente ALPAA Sicilia, per chiedere di salvare, tutti insieme, la pesca e il loro mare. Si rimane a parlare mentre il sole tramonta in un porto con una flotta sempre più piccola. Mentre il mare nasconde i tanti relitti delle troppe vite messe in gioco per cercare di raggiungere la Fortezza Europa.

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