Centrale del latte Alessandria, la lotta continua

Benedetto, Flai Cgil: “48 famiglie attendono risposte”

Dopo l’annuncio della liquidazione giudiziaria della centrale del latte di Alessandria e Asti, i dipendenti sono entrati in presidio permanente. Quell’azienda ha significato per tante persone il primo luogo di lavoro e un punto fermo per l’intera comunità. “Continuano a susseguirsi voci di possibili partner, proposte e interessamenti di operazioni societarie, ma mai seguite da effettivi atti formali – spiega il segretario generale provinciale di Alessandria, Raffaele Benedetto – Il sindacato in tutti questi anni ha costantemente chiesto un concreto piano industriale all’azienda, ci siamo sempre sentiti dire: ‘E’ colpa di questo o quel Consiglio di amministrazione’, intanto le lavoratrici ed i lavoratori hanno continuato instancabilmente a produrre un prodotto di qualità e apprezzato dal mercato” .

Si scontano politiche aziendali incomprensibili, un esempio per tutti è l’acquisto di un impianto per il latte microfiltrato che in realtà non è mai stato commercializzato. “Di chi sono le responsabilità? – si chiede retoricamente il segretario della Flai Cgil – Il risultato è stato che nel tempo le vendite di latte fresco sono costantemente diminuite, mentre i responsabili aziendali hanno continuato a sbandierare potenziali operazioni di partnership e sinergie da concretizzare. Oggi registriamo il totale collasso dell’azienda, in 3 giorni sono stati persi circa 3500 punti vendita dove venivano portati i prodotti dello storico stabilimento alessandrino, smantellando di fatto la rete vendita. Lo diciamo a gran voce, noi lotteremo fino alla fine per evitare il fallimento della Centrale del latte!”.

La Flai Cgil di Alessandria, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, nei prossimi giorni chiederà un incontro in Prefettura per esporre questa drammatica vicenda e valutare eventuali ulteriori percorsi. “La vicinanza della popolazione di Alessandria è per noi importante, chiediamo a tutti di unirsi al nostro grido di protesta, perché non è accettabile che un’azienda con 25 milioni di euro di fatturato e 15 milioni di litri di latte imbottigliato, possa morire così. Per colpe e responsabilità che dovranno necessariamente emergere. Ci sono 48 dipendenti con le loro 48 famiglie che stanno vivendo un momento tragico e che hanno una prospettiva di vita professionale e sociale drammaticamente incerta, a queste persone bisogna dare delle risposte”.

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