Flai a Canegrate contro il caporalato, si lotta e si firma perché il lavoro è un bene comune

Intervista collettiva a Bilongo per ribadire che lo sfruttamento è una piaga ancora aperta e da sanare

A Canegrate, nell’hinterland milanese, cuore pulsante di una delle regioni più industrializzate d’Europa, la biblioteca comunale è diventata per un giorno l’ideale palcoscenico di un’iniziativa di lotta al caporalato. “Perché lo sfruttamento dei lavoratori migranti, e anche non di rado italiani, è una piaga che attraversa l’intera penisola, da nord a sud. Non ci sono isole felici”, spiega Jean René Bilongo, presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto, presidio di legalità della Flai Cgil. Un’intervista collettiva, una discussione corale su un tema drammatico e sempre attuale, che ha visto come attori protagonisti Bilongo e i portavoce delle associazioni cittadine, l’intera giunta comunale guidata dal sindaco di Canegrate, la Flai comprensoriale e la Cgil Ticino-Olona. Nei campi, dietro la bellezza delle colture e dei paesaggi rurali, si cela un’ombra oscura: il caporalato. È una realtà crudele che si nutre della disperazione e della vulnerabilità dei lavoratori migranti, promettendo un lavoro e un futuro, ma consegnando solo sfruttamento e miseria. Non c’è orario di lavoro, non ci sono pause, solo un’ininterrotta corsa contro il tempo imposta da caporali senza scrupoli, disposti a tutto pur di massimizzare il profitto personale, e da un modello produttivo sbagliato e patologico.

“I lavoratori diventano invisibili, privi di diritti e di voce – spiega Bilongo – Sono costretti a sopportare ogni sorta di umiliazione, quando cercano di alzare la testa vengono minacciati, picchiati, lasciati senza lavoro e senza speranza. Abbiamo una legge straordinaria in Italia per combattere tutto questo, la 199 del 2016, il caporalato non esiste solo in agricoltura. La legge c’è dunque, e va applicata”. Canegrate è una tappa dell’ininterrotto cammino del sindacato di strada, che la Flai ha scelto come modello di azione quotidiana, con un lavoro capillare sul territorio.

Nella biblioteca fanno bella mostra di sé alcuni barattoli di pomodori pelati con un’etichetta davvero particolare: “Passata del futuro, non contiene diritti negati. Nessun diritto è stato calpestato durante il raccolto. Contiene abbondanti tracce di legalità”. Il presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto racconta la tragica storia di Paola Clemente, morta di fatica per un pugno di euro. Ma anche i 46 permessi di soggiorno per sfruttamento rilasciati dalla prefettura di Pordenone dopo un’inchiesta della magistratura che aveva scoperchiato un autentico vaso di Pandora, con le indagini nate grazia alla denuncia della Flai Cgil a cui si erano rivolti alcuni lavoratori vessati. E sono applausi, a Jean, agli organizzatori, a chi non si arrende mai. Il lavoro è un bene comune, la lotta continua, e il banchetto di raccolta di adesioni per i quattro referendum lanciati dalla Confederazione è affollato di donne e uomini pronti a firmare per un lavoro dignitoso con diritti e tutele, sicuro e non precario.  

 

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