Omicidio di Paternò, Cgil e Flai Catania: “Rafforzare la lotta al caporalato, lo sfruttamento è morte annunciata”

“Quella baraccopoli rappresenta uno sfregio per una società che si definisce civile, ridare dignità ai lavoratori”

“Avviare un tavolo di confronto in Prefettura per mettere fine al degrado della baraccopoli di Paternò e ridare dignità ai lavoratori, preda di caporali senza scrupoli”. E’ l’appello lanciato dalla Cgil e dalla Flai di Catania dopo il susseguirsi di particolari inquietanti sull’omicidio di domenica scorsa, a Paternò, maturato – secondo le ricostruzioni giornalistiche – in un contesto di sfruttamento durante la raccolta degli agrumi nella Piana di Catania. 

Lavorava per mandare soldi a sua madre in Marocco, Mohamed Mouna, morto a 26 anni di fronte a un distributore di benzina. Aveva lavorato come bracciante prima a Cerignola, in Puglia. Poi era andato in Sicilia, a Paternò, 44 mila abitanti alle pendici dell’Etna. “Dopo avere preso i soldi dei terreni dove si raccolgono le arance per pagare gli operai, non pagano nessuno”, aveva raccontato a un vicino di tenda, sentito dai carabinieri del Nor della compagnia di Paterò. “Mohamed ultimamente era molto arrabbiato”. Da quanto è stato ricostruito, erano le 13 circa di domenica 4 febbraio, quando il killer – ripreso dalle videocamere di sorveglianza del distributore dove è avvenuto l’omicidio – scende da un motorino e incontra Mouna. I due iniziano a litigare, probabilmente per via dei soldi non pagati, l’uomo che era a bordo del motociclo inizia a sferrare dei fendenti. La vittima si allontana a piedi, percorre cinquanta metri e poi cade a terra senza vita, mentre il suo assassino si allontana.

“Bisogna rafforzare la lotta al caporalato perché lo sfruttamento è morte annunciata – spiegano il segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo, e il segretario generale della Flai catanese Giuseppe Glorioso – Sui fatti di Paternò ci rimettiamo con fiducia al minuzioso lavoro degli inquirenti e della magistratura affinché si possa fare chiarezza e giustizia. Se fosse confermato un collegamento con il lavoro in campagna inquinato dall’illegalità, significherebbe fare i conti con l’ennesima tragedia di chi viene ucciso per aver recriminato i propri diritti. Al dolore – sottolineano i segretari De Caudo e Glorioso – si aggiunge la rabbia per un’escalation di violenza che, in particolar modo, colpisce lavoratori stranieri che si trovano in condizioni di disagio e di fragilità, come quelle che si vivono nella baraccopoli di Ciappe Bianche a Paternò”.

Da tempo, la Cgil e la Flai di Catania lamentano il degrado sociale della baraccopoli di Paternò, anche attraverso la realizzazione di un docufilm di denuncia e, per questo, chiedono un intervento affinché si possano intraprendere percorsi risolutivi. “Quella baraccopoli rappresenta uno sfregio per una società che si definisce civile. – evidenziano De Caudo e Glorioso – Bisogna mettere fine a questa indecenza attraverso un piano di riconversione dell’area, attingendo pure alle risorse comunitarie per la realizzazione di moduli abitativi in grado di affermare sicurezza, igiene e dignità a donne e uomini, soprattutto di nazionalità straniera, che sperimentano sulla loro pelle forme di schiavitù nei campi e spregevoli forme di ghettizzazione. Per quanto ci riguarda, con i livelli nazionali e regionali della Flai ci riserviamo di chiamare a raccolta i lavoratori per una vertenza diffusa contro sfruttamento e caporalato”.

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