Paola Clemente, la procura di Trani impugna la sentenza contro il datore di lavoro della bracciante

Soddisfazione Cgil e Flai: “Paola è morta di sfruttamento, continueremo la nostra battaglia perché si faccia giustizia”

La Procura di Trani ha impugnato la sentenza contro l’assoluzione del datore di lavoro di Paola Clemente, 49 anni, la bracciante agricola di san Giorgio Jonico, morta nei campi di Andria, dove era impegnata nei lavoratori di acinellatura dell’uva, il 13 luglio del 2015. La donna si sentì male, in quella estate caldissima dopo essersi alzata come al solito molto prima dell’alba e aver dovuto affrontare un viaggio lunghissimo, in pullman. Il 17 aprile scorso Luigi Terrone, amministratore unico della società per cui Paola Clemente lavorava è stato assolto dal tribunale di Trani dall’accusa di omicidio colposo “perchè il fatto non sussiste”. La segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, è soddisfatta della presentazione dell’appello contro la sentenza di assoluzione in primo grado e ci tiene a precisare: “Non entro nel merito del lavoro della magistratura, ma aspetto fiduciosa l’esito del procedimento. Il nostro dovere – ribadisce Bucci – è tenere accesi i riflettori su una vicenda drammatica ed allo stesso tempo emblematica perché, al di là degli esiti dell’inchiesta giudiziaria, il tema del caporalato e del lavoro nero resta uno dei capisaldi della lotta sindacale. Il sacrificio di Paola ha già prodotto la legge 199, ‘legge contro il caporalato’, grazie proprio all’impegno di Cgil e Flai. Oggi esistono regole e pene certe contro lo sfruttamento dei lavoratori soprattutto nei campi. Ma servono ancora maggiori controlli ed una azione preventiva seria ed efficace affinché non ci sia mai più un’altra Paola Clemente. È una battaglia non solo della magistratura, è una battaglia di civiltà che la Cgil continuerà a combattere finché non sarà fatta piena giustizia – continua la segretaria generale Cgil Puglia – La decisone del pm di Trani di impugnare la sentenza di assoluzione per il datore di lavoro di Paola Clemente è un segnale di grande valore per tutto il mondo del lavoro ed in particolare per il settore agricolo, in quanto mette al centro la responsabilità che ogni datore di lavoro ha nei confronti dei suoi dipendenti di adottare misure certe e concrete, non solo per prevenire, ma soprattutto per intervenire in maniera rapida ed efficace in caso di incidenti”. 

“Le visite mediche preventive che accertino l’idoneità a svolgere una particolare mansione lavorativa, così come la possibilità di intervenire immediatamente in caso di necessità – sottolinea Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Cgil Puglia – sono elementi essenziali per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori, ed in particolar modo di quelli impegnati in agricoltura, che svolgono la loro attività molto spesso in condizioni ambientali nelle quali è particolarmente difficile l’intervento tempestivo dei sanitari. Pertanto diventa fondamentale non solo l’accertamento preventivo delle condizioni di salute dei lavoratori, ma anche la disponibilità immediata di strumenti di soccorso”. 

“Siamo fiduciosi – tirano le somme Bucci e Gagliardi – che questo nuovo capitolo nella tristissima vicenda che riguarda Paola Clemente, la sua famiglia, ma anche tutte e tutti noi, faccia segnare un ulteriore passo avanti nei provvedimenti legislativi a tutela della salute e sicurezza nei posti di lavoro, che vada ad aggiungersi a quel primo fondamentale tassello costituto dalla legge 199 del 2016, la legge contro il caporalato”.

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