Una giornata di sciopero per i dipendenti bolognesi di Caffitaly

Trentesimo giorno di lotta in Beyers contro i licenziamenti, cresce la solidarietà

Nel bolognese il caffè si beve senza zucchero. Lascia in bocca l’amaro di vite sospese, appese al filo della speranza di non perdere il posto di lavoro. Domani i dipendenti di Caffitaly a Gaggio Montano scioperano per otto ore, dopo aver approvato tra ieri e oggi un pacchetto di 40 ore di astensione dal lavoro. Se Atene piange, Sparta non ride: intanto in Beyers, a Castel Maggiore, sempre nella provincia di Bologna, stesso settore, siamo al trentesimo giorno di lotta contro i licenziamenti. 

La decisione di incrociare le braccia a Caffitaly è arrivata dopo l’incontro in Città metropolitana a Bologna con l’azienda, le istituzioni e Claudio Solferini, l’esperto individuato nell’ambito della procedura di composizione negoziata. L’azienda, oltre ad aver avviato la procedura, ha anche presentato istanza di applicazione di misure protettive del patrimonio a inizio mese. La preoccupazione, nei due stabilimenti dell’Appennino bolognese, è alta e più che giustificata. Anche perché sono slittati i tempi per la presentazione del piano industriale, che sarebbe dovuto arrivare per l’inizio del prossimo mese, ma di cui ancora non vi è traccia. “C’è un problema di tenuta finanziaria e le commesse calano sempre più – spiega Marco Ramponi della Flai Cgil – Con la manifestazione diciamo che non ci possono essere due tempi: i due aspetti vanno affrontati insieme e la soluzione della parte finanziaria non può condizionare quella della parte produttiva”. I dipendenti di Caffitaly a Gaggio Montano sono circa 180, in due stabilimenti. Una sessantina lavora all’assemblaggio delle macchine professionali per il caffè. Circa 120 sono impegnati nella produzione e commercializzazione di capsule, che però qui vengono prodotte in conto terzi: quelle a marchio Caffitaly sono realizzate nella Bergamasca a Capriate San Gervasio (circa 200 dipendenti). Una quarta filiale è in Brasile. A febbraio erano venute alla luce le trattative per rinegoziare un pesante debito con un pool di banche. Il debito prossimo a scadenza si aggirerebbe sui 120 milioni.

La multinazionale Beyers è intenzionata a chiudere la filiale italiana di Castel Maggiore, a 30 lavoratori è stata comunicata la procedura di licenziamento collettivo. Sono in sciopero da lunedì scorso, lottano per salvare il loro lavoro, un’intera comunità si è stretta intorno a loro in segno di solidarietà. Cinque mensilità di incentivo oppure la ricollocazione in Olanda o Belgio, ma solo a patto di conoscere bene l’inglese. Sono le uniche proposte arrivate nei confronti dei dipendenti di Beyers Caffé Italia, che fa capo alla multinazionale svizzera Sucafina. Al tavolo della Città metropolitana l’azienda ha respinto la richiesta di sospendere la procedura, per poter attivare gli ammortizzatori sociali e trovare soluzioni alternative. “L’attività è completamente bloccata e lo sciopero sarà fino al 23 aprile, data del prossimo incontro con l’azienda. Pare incredibile che con un bilancio in attivo si voglia comunque chiudere lo stabilimento incuranti delle sorti dei dipendenti”, spiega Silvia Ricchi, Flai Cgil Bologna.

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