Borgo Mezzanone, Natale nel ghetto è una festa senza luce

La Flai Cgil continua ad aiutare gli abitanti della baraccopoli, ora alle prese con continui black out elettrici

Arriva Natale anche a Borgo Mezzanone. Ma è una festa senza luci, perché nella indecente baraccopoli che ‘ospita’ più di duemila migranti che lavorano nei campi della Capitanata l’elettricità va e viene. Come se non bastassero le abituali, drammatiche condizioni di vita di un luogo dimenticato da Dio che tanti, troppi fanno finta di non vedere. Poi però sulle loro tavole trovano la frutta e la verdura che questi uomini coltivano e raccolgono. Passano i mesi, passano gli anni, ma nella ex pista aeroportuale a pochi chilometri da Foggia sembra di essere rimasti ai tempi di Cristo si è fermato a Eboli. Domani cambierà, ma il domani non arriva mai, e allora si cerca di sopravvivere come si può, coprendosi per difendersi dal freddo, accendendo bracieri che rischiano sempre di diventare focolai di incendio, aspettando che le autorità intervengano per cancellare un’autentica vergogna in un paese che si definisce civile come l’Italia. In questa terra di nessuno la Flai Cgil ha un presidio fisso, cerca di aiutare i lavoratori e di raccordarsi con le istituzioni per affrontare una buona volta le innumerevoli criticità della baraccopoli. Un’impresa improba. Ma il sindacato dell’agroindustria della Cgil non si dà per vinto e continua a lavorare, a testa bassa, per rispondere alle continue emergenze segnalate dagli ospiti del campo. “Ieri sera è nuovamente mancata la corrente, l’ennesimo black out nel ghetto”, racconta Giovanni Tarantella, segretario della Flai Cgil di Foggia. “Un problema che si ripresenta quasi quotidianamente, lo abbiamo denunciato a più riprese”. Gli effetti dei continui stop and go della luce si riflettono su una vita di tutti i giorni già di per sé così faticosa da essere inaccettabile: dalla possibilità di ricaricare un telefono e poter avere contatti con i propri familiari o tra lavoratori, fino a quella di non poter accendere le stufe elettriche per riscaldarsi in questi giorni di gelo. “Questo stato di cose si configura come una violazione dei diritti umani”, denuncia Tarantella.

Oltre al danno la beffa. Ci sono a disposizione finanziamenti, ingenti, decisi dall’Unione europea nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Decine di milioni di euro affidati al governo italiano con l’obiettivo di cancellare i ghetti, mettere in cantiere interventi di reale accoglienza, inclusione, assistenza sanitaria. Ma il governo Meloni tanto prodigo di investimenti per tenere i migranti fuori dai confini patri con i Cpr in Albania, in casa sua non trova di meglio che spedire qualche container per ‘ospitare’ i lavoratori migranti e superare i disagi. “I fondi del Pnrr devono essere utilizzati per reali progetti di integrazione socio lavorativa”,  puntualizza il segretario regionale della della Flai Cgil Antonio Ligorio. L’allestimento di  moduli prefabbricati corre sempre il rischio di trasformarsi in nuovi ghetti con attorno insediamenti informali di quanti non potranno avere accesso a quelle strutture. “L’integrazione è un’altra cosa, questi lavoratori devono essere considerati cittadini a tutti gli effetti”.

Borgo Mezzanone è a un pugno di chilometri da Foggia, non più di quindici dal centro abitato della città pugliese. Eppure sembra di essere in un altro mondo, in quelle disperate baraccopoli africane dove padre Alex Zanotelli ha vissuto per anni, raccontando una volta tornato in Italia le terribili condizioni di vita di chi è costretto ad abitarle. L’ex pista di un aeroporto militare dismesso da tempo, è come un magnete per imprenditori senza scrupoli che cercano manodopera a basso costo. Lavoro nero, lavoro sfruttato, pagato poco o nulla, con gruppi di caporali sempre pronti a far opera di intermediazione lucrando sulla pelle dei propri connazionali. “Quella dei trasporti è un’altra emergenza da risolvere – ricorda Tarantella – Con il nostro presidio cerchiamo di coltivare un po’ di speranza, in un posto dove l’emergenza è un’abitudine quotidiana: d’estate per il caldo asfissiante, di inverno per il freddo che in questi giorni è addirittura polare. Qui si vive peggio che in prigione, tutta questa area andrebbe liberata da chi cerca di sopravvivervi, e bonificata. Eppure la dignità di questi lavoratori è incredibile, trovano sempre la forza per andare avanti, superando anche la rabbia per leggi vergognose come la Bossi-Fini che rendono il permesso di soggiorno una chimera”.

Nei mesi invernali si raccolgono ortaggi, insalata finocchi, broccoletti, cavolfiore. Si lavora in condizioni estreme, al gelo, a mani nude, con gli abiti bagnati. E se Borgo Mezzanone oggi non arriva ai 5000 ospiti dei mesi caldi, dà comunque riparo a quasi 3000 persone. “Noi della Flai cerchiamo di dare una mano, ci accertiamo che i rapporti di lavoro siano regolari, facciamo disoccupazioni agricole, li aiutiamo nelle pratiche burocratiche, ma è necessaria una rivendicazione collettiva”. “Abbiamo chiesto un incontro alla Regione Puglia sui fondi del Pnrr perché in più di un anno e mezzo non è stato fatto nulla – sottolinea Ligorio – Subito dopo la tragedia di Satnam Singh i controlli nelle imprese agricole sono un po’ aumentati. Ma il quadro generale non è cambiato. Gira e rigira si torna sempre lì, alla legge Bossi-Fini che è una fabbrica di invisibilità che alimenta lo sfruttamento e il proliferare delle tante facce della criminalità organizzata”.   

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