Al via a Latina il processo sul caso Satnam. Flai e Cgil in presidio per chiedere verità e giustizia

Davanti al Tribunale del capoluogo laziale il primo aprile saranno presenti il segretario generale della Flai Giovanni Mininni e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Un’iniziativa, si legge in una nota del sindacato «per denunciare un sistema d’impresa che, basandosi sullo sfruttamento, continua a calpestare diritti e, troppo spesso, a spezzare vite»

Si apre domani 1 aprile a Latina il processo nei confronti di Antonello Lovato, accusato di omicidio volontario con l’aggravante del dolo eventuale per aver abbandonato senza un braccio Satnam Singh, lavoratore agricolo indiano impiegato nei suoi terreni a Borgo Santa Maria nell’Agro Pontino.

In occasione dell’inizio del processo, Cgil e Flai Cgil hanno previsto un presidio di fronte al Tribunale, a partire dalle ore 9, «per chiedere verità e giustizia – si legge in una nota del sindacato -. Per Satnam, per tutte le lavoratrici e i lavoratori sfruttati, per denunciare un sistema d’impresa che, basandosi sullo sfruttamento, continua a calpestare diritti e, troppo spesso, a spezzare vite». È prevista la presenza del segretario generale della Flai Giovanni Mininni e del segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

L’incidente mortale è avvenuto lo scorso 17 giugno, un paio di giorni dopo Satnam Singh sarebbe morto all’Ospedale San Camillo di Roma. Nella richiesta di giudizio immediato, firmata dal pubblico ministero Marina Marra, si ripercorrono rapidamente la vicenda e le responsabilità di Lovato, attualmente in custodia nel carcere di Frosinone. «Dopo aver causato con colpa, mediante la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, il grave ferimento del lavoratore, privo di permesso di soggiorno e senza regolare contratto di lavoro», si legge nel documento, Lovato «ometteva di chiamare i soccorsi e poneva in essere una sequela di azioni volte all’occultamento di quanto accaduto».

Ad amputare il braccio di Satnam Singh è stato l’attrezzo “avvolgitelo” che stava manovrando, privo di qualsiasi protezione, in cui è rimasto impigliato e che gli ha causato anche altre gravi lesioni che poi gli sono state letali. Dopo l’incidente, Lovato ha caricato il lavoratore sul proprio furgone assieme alla sua compagna Soni Soni, per poi abbandonarlo agonizzante nei pressi della sua abitazione insieme ad una cassetta che conteneva l’arto mozzato. Dopodiché Lovato si è allontanato e ha tentato di eliminare le tracce dell’incidente.

I segretari Giovanni Mininni e Maurizio Landini, lo scorso agosto, avevano presentato un esposto alla Procura di Latina, in cui si fa riferimento alla legge 199 del 2016 contro il caporalato. Nell’esposto inoltre si chiedeva che le autorità «procedessero ad assumere tutti i provvedimenti necessari e non più differibili e finalizzati al ripristino della legalità nel settore agricolo della Provincia di Latina, partendo proprio dalla tragica ed inaccettabile morte di Satnam Singh avvenuta in un contesto lavorativo prossimo e contiguo al totale sfruttamento dei lavoratori e delle loro condizioni di bisogno». Nelle settimane precedenti alla presentazione dell’esposto, grazie ad una raccolta fondi organizzata dalla Cgil per sostenere la compagna Soni Soni e la famiglia di Satnam, erano stati raccolti e donati oltre 350mila euro.

Lo scorso 23 gennaio si sono aperte le porte del carcere anche per il padre di Antonello Lovato, Renzo, amministratore di fatto dell’azienda in cui lavorava Satnam Singh. L’accusa è di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato. Dopo un paio di settimane il tribunale del riesame ha disposto per lui i domiciliari.

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