L’atlante dei rinnovi del 2025. I contratti dell’industria alimentare e della pesca

I lavoratori della piccola e media industria alimentare. Quelli del settore idraulico forestale. Gli impiegati nella trasformazione del tabacco. I pescatori che lavorano per le cooperative. Per tutti loro è tempo di rinnovo del Contratto collettivo nazionale (Ccnl). Un impegno su cui la Flai è all’opera, ogni giorno. Per un lavoro sempre più dignitoso, sicuro e giusto.

Ma le sfide contrattuali del 2025 non sono solo queste. Ci sono i contratti non ancora scaduti ma al termine della loro vigenza, di cui ci si prepara a stendere il nuovo testo, come quello degli operai agricoli e florovivaisti. E ancora: il rinnovo del biennio economico previsto dal contratto dei consorzi di bonifica e il rinnovo dei contratti provinciali agricoli nei territori in cui ancora non si è ancora giunti ad un accordo.

Per orientarci nella giungla dei contratti di cui sentiremo parlare quest’anno, abbiamo preparato una sorta di Atlante in due puntate, con l’aiuto dei dirigenti della Flai nazionale. Di seguito, la prima uscita, dedicata all’industria alimentare e alla pesca. Buona lettura


Premessa. L’anno dei principali rinnovi contrattuali, per l’industria alimentare italiana, è stato il 2024. Uno tra tutti: quello firmato lo scorso marzo dai sindacati confederali e da 14 associazioni datoriali della grande industria del cibo, che ha conquistato un aumento di 280 euro per i 400mila lavoratori del settore, oltre che miglioramenti importanti sul fronte delle tutele, della precarietà e dell’orario di lavoro.

«Col rinnovo del contratto dell’industria alimentare abbiamo portato a casa un risultato storico – spiega il segretario nazionale Flai Angelo Paolella -. Non solo per i suoi effetti immediati. Oltre ad aver dato risposte concrete ai lavoratori, infatti, quel traguardo è diventato per noi un riferimento per l’intero settore alimentare, rispetto al quale non si può più tornare indietro».

Per intenderci: il Contratto per i dipendenti della piccola e media industria alimentare, siglato dai confederali e da UnionAlimentari Confapi, è scaduto il 31 ottobre scorso e la Flai non intende fissare l’asticella del nuovo testo sotto agli obiettivi raggiunti nel 2024 con il contratto “maggiore” dell’alimentare.

«Nella trattativa con Confapi dobbiamo stare sulla scia del rinnovo del Ccnl dell’industria alimentare del 2024, la nostra priorità deve essere evitare situazioni di dumping all’interno del settore – spiega Paolella -. Alle controparti chiediamo risposte per i circa 30mila lavoratori interessati, sia sul fronte degli aumenti salariali che su quello di precarietà e orari».

Sempre sul fronte della produzione alimentare, all’orizzonte si profila un’altra prova. Quella dei rinnovi degli accordi di secondo livello, sia nazionali che territoriali. La grande maggioranza di queste intese andrà in scadenza il 31 dicembre 2025 e le piattaforme di rinnovo vanno presentate prima della fine di ottobre.

«Lavoreremo nei prossimi mesi alle linee guida sulla contrattazione di secondo livello, come è nostra abitudine, insieme agli altri sindacati confederali – dice ancora Paolella. – La nostra attenzione è massima per quanto riguarda la partecipazione attiva dei delegati e di lavoratori e lavoratrici rispetto alla scelta e alla declinazione dei temi contrattuali. Il loro protagonismo è una nostra priorità».

Sul tavolo, i dossier aperti sono molti. «Precarietà, riduzione dell’orario, ricomposizione sociale dei luoghi di lavoro, ma anche sostenibilità ambientale e impatto tecnologico dell’intelligenza artificiale, sempre più significativo nelle aziende che seguiamo», elenca Paolella.

LA CONTRATTAZIONE NELLA PESCA
Lo scorso 31 dicembre è scaduto il Ccnl degli imbarcati su natanti di cooperative di pesca, un contratto di notevole importanza per il settore.

«In questi anni di riduzione costante dell’attività di pesca, abbiamo assistito ad un continuo abbandono del settore industriale da parte di imprese e lavoratori che si sono mossi verso la piccola pesca artigianale – spiega il capo dipartimento Flai Antonio Pucillo -. Tra i motivi di questo travaso di manodopera ci sono sicuramente le restrizioni imposte dall’Unione europea alla pesca industriale, restrizioni che non trovano la stessa determinazione in quella artigianale. Ma influiscono anche i minor costi di gestione, legati anche al sistema cooperativo attraverso il quale sono gestite queste realtà».

In un panorama, dunque, in forte evoluzione, «il rinnovo del Ccnl degli imbarcati su natanti di cooperative di pesca deve rispondere ad una nuova fase, che deve integrare i diritti dei lavoratori del settore industriale con quelli del mondo cooperativo, affrontando le nuove sfide che il settore pone, come il ricambio generazionale, la lotta alla pesca illegale, la sicurezza del lavoro e la redditività della attività di pesca», chiosa Pucillo.

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