Palestina, noi non siamo indifferenti

Gaza è l’inferno in terra, dove vengono bombardati gli ospedali, uccisi i civili e il personale sanitario. Nessun luogo è sicuro, bombe cadono sulle scuole, sui rifugi di fortuna, su tutto un territorio, la Striscia, martoriato da anni, che già prima di questi ultimi tre mesi di raid aerei quotidiani era una prigione a cielo aperto. A Gaza in discussione è il concetto stesso di umanità. Non si contano i minori uccisi, mutilati e rimasti orfani, traumatizzati dall’orrore che hanno sotto gli occhi. Quanto vale la vita di un bambino, o di una bambina palestinese, quanto vale dopo il sanguinoso attacco terroristico di Hamas? Quanto vale la vita di chi da generazioni vive in uno stato di segregazione, privo della libertà di spostarsi fuori dalla Striscia, e di tanti servizi essenziali? Sotto le macerie rimane anche il progetto, sottoscritto trent’anni fa da palestinesi e israeliani, di creare uno Stato palestinese accento allo Stato ebraico, due popoli due stati. Questo per noi non è mai stato uno slogan, ci abbiamo creduto e continuiamo a crederci. Quella di Gaza non è una striscia di terra, è un luogo che brulicava di vita. Quanto vale la pace per chi ha conosciuto solo la guerra? Deve essere fatta valere, come risposta alla follia della guerra. Ci siamo informati e ci siamo emozionati con gli interventi di Michele Santoro, di Alfio Nicotra, che da decenni costruisce ponti e non muri, Bassam Saleh, Natale Di Cola e Stefano Morea, segretari Cgil e Flai Cgil di Roma e Lazio. Carlo Ruggiero ha raccontato la Striscia in uno splendido documentario. “Guardando quelle immagini ho imparato una parola nuova – chiude Silvia Guaraldi, segretaria nazionale della Flai Cgil – la parola araba sumud, che significa resistere per esistere”. 

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