Rinnovo del Ccnl agricolo, lotta al caporalato, tutela del territorio: le prossime sfide della Flai per l’agricoltura

La chiusura, anticipata rispetto al solito, della tornata dei rinnovi dei Contratti provinciali di lavoro agricolo ci permette di programmare l’attività di tutto l’anno, che ci vedrà impegnati in sfide cruciali e appuntamenti strategici

Lo scorso gennaio si è chiusa la tornata di rinnovo dei 95 Contratti provinciali di lavoro (Cpl) per gli operai agricoli e florovivaisti. Contratti provinciali – è bene ricordarlo – che hanno valenza di contratto di primo livello, per le specificità del modello contrattuale agricolo, e che quindi definiscono importanti elementi nella tutela dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto primario, a partire dagli aumenti salariali biennali.

La tornata contrattuale da un lato registra il termine in tempi inaspettatamente brevi rispetto al trend degli ultimi rinnovi, che spesso vedeva rinnovati una fetta importante di Cpl quasi al termine della vigenza salariale contrattuale di riferimento, dall’altro un non del tutto soddisfacente recupero del potere di acquisto del salario dei lavoratori e delle lavoratrici dell’agricoltura.

Con questa tornata di rinnovo dei Cpl si definisce un aumento medio del 6% per il biennio 2024-2025, dando una risposta all’emergenza salariale delle lavoratrici e dei lavoratori che spesso hanno anche visto il riconoscimento di cifre una-tantum per il recupero della “vacanza contrattuale”.

Dal punto divista più strettamente economico, in diverse province sono stati introdotti elementi che valorizzano l’anzianità di servizio anche per i lavoratori e le lavoratrici a tempo determinato, in sostituzione degli scatti di anzianità che vengono maturati dagli operai a tempo indeterminato, così come sempre più numerosi sono i Cpl che sperimentano l’introduzione di salari di produttività.

Numerose le conquiste normative in tema di pari opportunità e inclusività: si consolidano sempre più le erogazioni di indennità integrative per maternità e quelle in tema di tutela contro la violenza di genere, così come vengono introdotti permessi per i lavoratori non italiani affinché possano espletare le procedure burocratiche legate ai rinnovi dei permessi di soggiorno (esami di lingua italiana, rilevazioni dattiloscopiche); sempre in tema di inclusività e rispetto delle differenze si introducono i permessi per le festività religiose non riconosciute dal calendario nazionale così come vengono equiparate le unioni civili e di fatto a quelle matrimoniali.

Importanti anche i passi avanti in tema di salute e sicurezza sul lavoro: si introduce e si rafforza il ruolo del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale (Rlst) e molta attenzione viene posta allo stress termico e quindi alle tutele nei casi di ondate di calori, fenomeni sempre più importanti e presenti nel nostro Paese.

LE TRASFORMAZIONI DELL’AGRICOLTURA ITALIANA
Il settore primario vive una fase di enormi trasformazioni, spesso anche contraddittorie, a cui anche contrattualmente il sindacato può e deve dare un contributo. Continua il calo delle aziende agricole così come calano gli addetti del comparto, sebbene si registri un aumento delle giornate medie lavorate. Trend che da un lato esemplificano i fenomeni di ristrutturazione e modernizzazione della base produttiva agricola italiana già evidenziati dal VII Censimento generale dell’agricoltura italiana dell’Istat, dall’altro, come nel caso della crescita delle giornate medie di lavoro annuali, sono anche il risultato di fenomeni di graduale emersione e di progressiva regolarizzazione dei rapporti di lavoro in agricoltura generati dall’introduzione di norme, come legge 199 del 2016, che hanno fornito strumenti che contrastano in maniera più efficace i fenomeni di irregolarità lavorativa in agricoltura.

I cambiamenti climatici, i costi energetici, l’iniqua distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera sono fenomeni che destabilizzano il settore rendendolo più fragile e volatile ed esponendo i lavoratori e le lavoratrici a fenomeni di sfruttamento e caporalato oltre ad allontanarli dal settore. Un settore che invece potrebbe e dovrebbe essere trainante proprio nella promozione di quelle politiche di sostenibilità sociale, economica e ambientale se solo fosse accompagnato da politiche lungimiranti e non preconcette.

Green deal, sostenibilità e rispetto della terra, salvaguardia della sua produttività, nonché salvaguardia e promozione della salute di lavoratori e consumatori fondata su una sana e corretta alimentazione senza additivi chimici, possono essere la risposta alla crisi demografica nel settore, possono essere volano occupazionale ma possono anche divenire strumento per mantenere in vita tutte quelle aree del Paese che soffrono di un continuo e inesorabile spopolamento. Spopolamento che non solo causa abbandono di tradizioni, culture, colture e aree interne da parte di quei giovani che scelgono di emigrare all’estero, ma anche un abbandono del territorio che, lasciato all’incuria, diviene sempre più fragile ed esposto ai fenomeni legati al dissesto idrogeologico ed esposto alle criticità di eventi climatici sempre più estremi. In tal senso servirebbe un piano nazionale di recupero delle aree interne, che supporti l’insediamento di attività agricole e agroalimentari ambientalmente sostenibili, nonché un piano di recupero e valorizzazione delle aree boschive che prevenga i fenomeni distruttivi sempre più frequenti e promuova un rilancio occupazionale del settore.

PROSSIMA SFIDA: IL RINNOVO DEL CCNL AGRICOLO
Alla fine del 2025 scadrà il Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) per operai agricoli e florovivaisti ed è in un contesto così complesso che affronteremo il rinnovo. Diventa dunque fondamentale il lavoro che dovremmo fare, già dalla prossima primavera, per la costruzione di una piattaforma rivendicativa che dia risposte ai lavoratori e alle lavoratrici del comparto che meritano oggi come non mai di veder riconosciuto il proprio lavoro, la propria dignità e il proprio contributo allo sviluppo del Paese. Lavoro che assume sempre più il profilo di un Lavoro-Bene comune: non dimentichiamo l’essenzialità degli addetti dell’agro-alimentare nella fase pandemica.

Sarà importante, necessario e strategico coinvolgere fin dalla fase di costruzione della piattaforma di rinnovo del Ccnl i lavoratori e le lavoratrici affinché le nostre rivendicazioni, salariali e normative, siano il più coerenti possibile con le effettive esigenze di chi ogni giorno contribuisce a portare l’oro del cibo italiano sulle nostre tavole e sulle tavole di tutto il mondo.

Costruiremo questa piattaforma in una fase strategica per la nostra organizzazione, ovvero durante la campagna referendaria che ha il cuore nel contrasto allo sfruttamento e alla precarietà. Un tema, quest’ultimo, che dovrà vederci protagonisti anche nel rinnovo del Ccnl, sollecitando una discussione che miri al riconoscimento della stabilizzazione a quegli addetti che continuano ad essere a tempo determinato, ma che per giornate lavorate potrebbero vedere finalmente il raggiungimento della trasformazione del loro rapporto di lavoro. Il 9,9% degli iscritti agli elenchi anagrafici agricoli, infatti, lavora più di 180 giornate l’anno.

Così come è necessaria una riflessione su come strutturare, anche per i tempi determinati che lavorano meno giornate, garanzie occupazionali che, seppur nella necessaria flessibilità del settore, possano sempre più contare su una prospettiva stabile di occupazione, così da promuovere anche un rinnovo generazionale nel settore. Il 18,8% degli addetti lavora tra 51 e 101 giornate annue e il 25,7% tra le 102 e le 152 giornate. E ancora, vanno ricercate soluzioni per allungare la fascia occupazionale di coloro che non raggiungono le 51 giornate di lavoro annue, che corrispondono al 28,6% degli addetti, lavoratori e lavoratrici che non maturano le garanzie previdenziali e assistenziali proprie del settore e a cui vanno date prospettive.  

Per essere attrattivo, il settore ha bisogno di debellare finalmente la piaga dello sfruttamento e del caporalato, altro tema su cui necessariamente dovremo aprire riflessioni nell’ambito del rinnovo del Ccnl.

L’IMPEGNO CONTRO SFRUTTAMENTO E CAPORALATO NON SI FERMA
Costante filo rosso della nostra azione sindacale e contrattuale è, e deve essere, il contrasto allo sfruttamento e al caporalato. Come abbiamo ben visto la scorsa estate, il fenomeno è non solo tutt’altro che debellato, anzi, è ancora purtroppo ben radicato e presente nelle nostre campagne. I dati derivanti dalle ispezioni ordinarie e straordinarie lo dicono chiaramente, nonostante ci si ostini a bollare il fenomeno come marginale.

La scorsa estate è stata segnata dal crudele omicidio di Satnam Singh che ci ha consentito, anche grazie alla ripresa delle campagne nazionali delle Brigate del Lavoro, di ribadire alle istituzioni quanto sia necessario intervenire e applicare finalmente in toto la legge 199 contro lo sfruttamento lavorativo e il caporalato. Ribadiamo la necessità di controlli stringenti, costanti e diffusi in ambito agricolo per contrastare il fenomeno dello sfruttamento e del sotto-salario, intervenendo con pene certe, orientate verso tutta la filiera dello sfruttamento e non solo in senso stretto contro il caporale, per intervenire anche nei confronti di quelle aziende che, agendo in dumping verso chi rispetta i contratti, utilizzano intermediazione illecita di manodopera sfruttata, ricattata e a basso costo. In tal senso ribadiamo la necessità di ripristino e di utilizzo degli indici di coerenza, al fine di individuare sacche di lavoro sommerso nonché il rilancio dei Centri per l’impiego e di un luogo pubblico e trasparente che risponda all’incrocio di domanda e offerta di lavoro.

Inoltre, è necessario agire nelle Sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, luogo in cui – in sinergia con istituzioni, Inps, Inail, rete del terzo settore, organizzazioni professionali agricole – è possibile non solo programmare e analizzare le criticità del mercato del lavoro e delle possibili elusioni in tema di rispetto dei contratti e della regolarità dei rapporti di lavoro, ma anche programmare iniziative che mirino a scardinare i punti di proliferazione del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento, ovvero il problema dei trasporti, quello delle situazioni alloggiative e, come già detto, il nodo dell’incrocio di domanda e offerta di lavoro. L’impegno nel contrasto al caporalato dovrà necessariamente tener conto anche dei vulnus e degli orrori normativi della legge Bossi-Fini che, a causa dei suoi perversi meccanismi, non fa che alimentare ricattabilità, sfruttamento, criminalità organizzata nazionale e internazionale, fomentando la tratta di esseri umani.

Il termine, anticipato per le consuetudini delle ultime annate, della fase dei rinnovi dei Cpl quindi ci mette nelle condizioni di programmare l’attività di tutto l’anno; anno che ci vedrà impegnati in sfide cruciali e in appuntamenti strategici per la lotta di tutta la Cgil contro la precarietà e per ottenere un modello di sviluppo e un modello sociale fondato sul rispetto, sulla giustizia sociale, sulla sostenibilità e sui diritti.

Silvia Guaraldi
Segretaria nazionale Flai Cgil

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