Schifani non riceve i forestali siciliani in sciopero. Flai: La protesta non si ferma, ora presidio permanente

Di fronte alla manifestazione dei lavoratori da anni in attesa della riforma del comparto, circa 2.500 i presenti a Palermo, il presidente della Regione tira dritto. Così, dopo un flash mob sotto Palazzo d’Orleans e l’occupazione di una sala, i sindacati annunciano il prossimo passo della mobilitazione

I tre segretari generali di Flai, Fai e Uila Sicilia che occupano a oltranza una stanza di Palazzo d’Orleans. E i segretari provinciali incatenati davanti al portone, in piazza Indipendenza. Così si è conclusa la rocambolesca giornata di protesta che ha portato a Palermo circa 2.500 operai forestali in sciopero, provenienti da tutta l’Isola. Erano lì, di fronte alla sede della presidenza della Regione siciliana, per invocare lo sblocco della riforma del comparto forestale, ferma ormai da anni, e per chiedere al presidente del governo regionale Renato Schifani un’interlocuzione. Dalla presidenza, però, non è arrivato che uno sprezzante silenzio. Da lì, la decisione dei sindacati di alzare i toni della mobilitazione.

«Ci hanno ordinato poco fa di uscire dalla sala, facendoci accompagnare fuori dalla Digos», ci racconta Tonino Russo, segretario generale della Flai Sicilia. «Ma noi non ci fermiamo – prosegue Russo -. Abbiamo deciso di continuare la protesta allestendo un presidio permanente qui fuori, davanti alla presidenza della Regione. Ogni giorno saremo qui, fino a quando non otterremo ascolto. Nel frattempo, insieme a Fai e Uila, ragioneremo su altre forme di mobilitazione».

L’obiettivo primario resta aprire un tavolo di discussione con la presidenza regionale, che oggi, per l’ennesima volta, si è sottratta al confronto. «È una vergogna che il presidente Schifani non riceva i rappresentanti dei 15mila lavoratori, suoi dipendenti – commenta ancora Russo -. È stata una giornata veramente deludente. Abbiamo incontrato l’assessore all’Agricoltura, ma non ci ha detto niente di nuovo, se non che non ci sono i soldi e che la riforma del settore non si può sostenere, ma la verità è che si tratta di una scelta politica, hanno deciso di non intervenire nel comparto forestale e lasciar morire il settore. Non lo permetteremo».

Lavoratrici e lavoratori forestali, che per questa riforma lottano da anni e anni, sono stanchi, ma non disposti a cedere. «Con 101 giorni di lavoro non si può campare». «Se vai in banca per chiedere un mutuo ti cacciano». «Ci costringono a lavorare in nero, per mantenere una famiglia e pagare le bollette». Sono solo alcune delle testimonianze, delle voci, degli operai raccolte da PalermoToday dalla piazza di stamani, impiegati con contratti precari a giornate.

«Siamo qui di nuovo in piazza con i forestali – aveva dichiarato stamani Russo, durante la protesta – perché il governo Schifani, così come in precedenza il governo Musumeci, aveva promesso una riforma del settore che servirebbe a stabilizzare i lavoratori che ci lavorano da 30-40 anni e ad operare un ricambio generazionale, perché altrimenti fra 5-6 anni la forestale pubblica non esisterà più, in quanto la maggior parte del personale sarà andato in pensione».

Ma la riforma del comparto forestale, ci tengono a ribadire i sindacati, non è urgente solo perché permetterebbe a migliaia di lavoratori di essere impiegati in condizioni più dignitose, ma anche perché quel settore necessiterebbe di interventi immediati. Il climate change, la conseguente siccità, unita al rischio incendi e a quello idrogeologico, infatti, imporrebbero di mettere mano ad un piano di riforestazione e messa in sicurezza del territorio di cui la riforma, o meglio la bozza su cui si era trovata un’intesa tra sindacati e governo regionale lo scorso anno, parla. Ma, ad oggi, siamo ancora di fronte ad un nulla di fatto.

La protesta di stamani segue la mobilitazione dello scorso 22 gennaio, quando in oltre un migliaio si erano trovati sotto la presidenza della Regione, arrivati con pullman da tutta l’isola. Lo scorso 14 febbraio, di fronte alle mancate risposte della Regione, i tre sindacati confederali si erano incontrati per definire le modalità dello sciopero.

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