Un Ponte Per e Mediterranea all’assemblea generale della Flai Cgil

Al Centro congressi Frentani di Roma, con Landini e Mininni, l’intera platea di compagne e compagni assicura che la Palestina non sarà lasciata sola

La tragedia di Gaza entra dalla porta principale, nel secondo giorno dell’assemblea generale della Flai Cgil. Al Centro congressi Frentani di Roma, con il segretario generale della confederazione Maurizio Landini e quello della categoria dell’agroindustria, Giovanni Mininni, l’intera platea di compagne e compagni assicura che la Palestina non sarà lasciata sola, la popolazione ha un disperato bisogno di aiuto, ma anche la speranza di poter ricostruire i suoi villaggi e le sue città distrutti dai bombardamenti. ‘Stop genocidio a Gaza’, il colpo di occhio di trecento cartelli con i colori della bandiera palestinese che si alzano in sala prima dell’inizio dei lavori emoziona e dà speranza. “Se tutti i sindacati del mondo fossero come voi cesserebbe subito il genocidio a Gaza, finirebbero tutte le guerre”, dice commosso Sharif Hamad, attivista nella campagna di raccolta fondi ‘Acqua per Gaza’, aiutata concretamente dalla Flai Cgil e avviata dall’ong ‘Un ponte Per’, con l’obiettivo di distribuire acqua potabile, cibo e kit igienici alle famiglie della Striscia. Al centro Frentani sono arrivati anche gli attivisti di Mediterranea Saving Humans, la categoria dell’agroindustria della Cgil ha scelto di dare un aiuto concreto anche all’Associazione di promozione sociale nata nell’estate di sei anni fa. “Sorta per l’indignazione collettiva di fronte alle migliaia di morti nel Mediterraneo e alla folle politica dei porti chiusi, che impediva di trovare salvezza a chi era allo stremo, dopo aver percorso giorni e notti in balia del mare, stipato in imbarcazioni di fortuna, senza bere, mangiare, né dormire”, spiega dal palco Sheila Melosu, capomissione della Mare Jonio, salpata in ottobre dal porto di Trapani. Perché chi salva una vita salva il mondo intero. E nessuno si salva da solo, come insegna la storia del sindacato. “Permettere agli equipaggi di mare e di terra di Mediterranea di partire per nuove missioni di soccorso significa fare qualcosa di concreto per la pace”, sottolinea Danny Castiglione in missione per una Ong che, la scorsa settimana, in acque internazionali ha soccorso un’imbarcazione in avaria. 

“Siamo orgogliosi di aprire i lavori della nostra assemblea generale insieme agli attivisti di ‘Un Ponte per’ e Mediterranea Saving Humans. Abbiamo scelto di dare un aiuto concreto a chi salva vite”, dice la segretaria nazionale della Flai Silvia Guaraldi. “Avete reso possibile un piccolo miracolo – commenta subito Sheila – abbiamo portato in salvo 83 persone con il vostro aiuto. La Mare Jonio è partita dal porto di Trapani per la Missione 19, nonostante l’ordine del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che aveva obbligato la nave a sbarcare tutte le attrezzature per il soccorso che si trovavano a bordo”. E sono applausi. Mediterranea ha acceso un faro sul Mediterraneo, perché non si dica mai ‘noi non sapevamo’. Danny Castiglione, capomissione a bordo della barca a vela Safira, che ha soccorso 79 persone a 36 miglia da Lampedusa, racconta “un’operazione molto complicata, dopo il salvataggio eravamo in 90 su una barca di 15 metri. Il timone non funzionava più, potevamo andare solo dritti”. “Non credo che quella con la Flai sia solo una collaborazione – aggiunge – penso sia fare sindacato. C’è un filo che ci lega a questa casa, alla Cgil, che dopo 100 anni continua a proteggere i bisognosi, i più poveri, gli invisibili con azioni concrete. Tantissime persone che incontriamo in mare sono poi quelle che voi ritrovate nei campi, sfruttati, sotto pagati, senza una casa, cure mediche. Siamo la stessa cosa”. 

Ascoltare Sharif  che parla della sua Gaza è un pugno allo stomaco. “La mancanza di acqua e di cibo è senza precedenti – racconta – Distruzioni c’erano sempre state, palestinesi assassinati c’erano sempre stati. Ma senza medicine, con gli ospedali bombardati, senza poter bere e mangiare a sufficienza è impossibile vivere. Se non si muore sotto le bombe, si muore di malattie, di fame e di sete, l’acqua non è più potabile. Ho una gran paura di finire per restare l’unico sopravvissuto della mia famiglia. Mia mamma, mio babbo, i miei fratelli, i miei nipoti… Se il mondo non si ribella a questo stato di cose, finirà così”. E ancora: “Io so quanto il popolo palestinese si senta solo. Volevo fare un video e mandarlo a ogni uomo, a ogni donna, a ogni ragazzo nella Striscia, per dir loro che invece non sono soli. E che abbiamo aperto a un’alleanza fra lavoratori della terra. Nessuno deve essere lasciato solo, questo è il senso più vero del sindacato”. “A Gaza c’è un genocidio e il governo italiano è complice – dice senza giri di parole Giulia Torrini, copresidente e attivista di Un Ponte per – ribelliamoci a una società che in nome del profitto a tutti i costi licenzia, toglie diritti, lontana da tutte e tutti noi, dalle parole di quel canto che abbiamo intonato tutti insieme tenendo stretti i cartelli ‘Stop genocidio a Gaza’, quel ‘Bella ciao’ che ci ricorda cosa hanno fatto i nostri nonni per noi, per cambiare il mondo. Facciamo la rivolta, vogliamo giustizia sociale, climatica, costruiamo alleanze per un mondo migliore”.

Articoli correlati

I lavoratori in agricoltura guadagnano troppo poco, ora lo dice anche l’Europa

I dati del VII Rapporto Agromafie e caporalato dell'Osservatorio Placido Rizzotto dicono che più di tre quarti dei dipendenti agricoli ha percepito retribuzioni lorde annuali al di sotto della soglia di povertà

Mininni, Flai Cgil: “Bene i socialisti a Strasburgo. Il lavoro agricolo rimanga centrale nel dibattito europeo”

“Il reddito degli agricoltori e i diritti dei lavoratori non vengano messi in concorrenza”, dichiara il segretario generale

Teli e tende per 200 famiglie di Gaza, grazie all’alleanza tra Flai Cgil e Un Ponte Per

Il perdurare dell'offensiva israeliana e le temperature invernali sono un'emergenza nell'emergenza che la campagna 'Acqua per Gaza' cerca di arginare